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di Walter Molino 
Nel 2007 il boss di Cosa nostra superlatitante rischiò di cadere a causa di una donna

Sangue, sesso, soldi, ricatti. In che storia si è andato a infilare Matteo Messina Denaro, l’ultimo depositario del patto segreto tra mafia e Stato. Consumato narratore del mito di se stesso, accumulatore seriale di ricchezza e killer spietato, a Matteo la fama di femminaro è sempre piaciuta. E così il boss prudente al limite della paranoia ogni tanto si mette nei guai per una donna. Nel 1991 fece ammazzare un rivale d’amore. E nel 2007, per una bella argentina trapiantata in Sicilia, rischiò la pelle. Una tragedia che ha fatto morti e scatenato una guerra di mafia in cui Matteo, sull’orlo del precipizio, potrebbe aver commesso il più ignobile dei peccati di Cosa nostra: vendere un capomafia, il suo rivale Salvatore Lo Piccolo, a quel tempo padrone di Palermo.
La scomparsa dei Maiorana. Il sangue è quello di Antonio e Stefano Maiorana, padre e figlio, imprenditori edili di Palermo svaniti nel nulla il 3 agosto 2007, visti per l’ultima volta nel cantiere dell’anziano costruttore Francesco Paolo Alamia a Isola delle Femmine. La loro auto viene trovata all’aeroporto. Telecamere di sorveglianza spente. Non si saprà mai perché. Lupara bianca, si dice in Sicilia. Nel territorio di Salvatore Lo Piccolo. Il boss, all’oscuro di tutto, è furibondo. Chi ha osato sfidare la sua autorità?
Il pm Roberto Tartaglia, che ha riaperto l’inchiesta nel 2015, ricostruisce la storia così: Antonio Maiorana lavora per Alamia, tra i due c’è una lunga vicenda di umiliazioni, tradimenti, rancori familiari. Alamia è un intoccabile. Famelico prenditore del “sacco di Palermo”, socio occulto di Vito Ciancimino, in affari con Marcello Dell’Utri, vicino a Riina e Provenzano. Con un punto debole: i Carabinieri scoprono la sua “reiterata abitudine a procurarsi prostitute particolarmente giovani”. Attenzione: dieci giorni prima della scomparsa dei Maiorana, Alamia aveva ceduto le quote della sua società all’argentina Karina Andrè, la compagna di Antonio Maiorana. Karina è giovane, provocante, un’irresistibile manipolatrice. Prezzo della transazione: zero euro.
L’ombra di Matteo. Lo Piccolo indaga. Chiede informazioni al suo fedelissimo Giuseppe Di Maggio, imprenditore locale con pedigree mafioso. Di Maggio risponde: “Non ne so nulla”. Clamorosa bugia. È l’ultimo ad aver incontrato i Maiorana: il 3 agosto, lasciata Isola delle Femmine, lo vanno a trovare per trattare l’acquisto di un terreno. E lì che scatta la trappola mortale? Ma perché Di Maggio mente a Lo Piccolo? Chi deve coprire? A domanda del pm Tartaglia, il socio di Alamia, l’ambiguo Dario Lopez, risponde: “Alamia conosceva Messina Denaro. È capitato più volte che mi dicesse di fermare la macchina per chiamare da una cabina telefonica. Telefonate molto riservate. E anche Maiorana cercava un contatto con Messina Denaro”.
Topolino. Il 6 gennaio 2009 si uccide Marco, il secondo figlio di Maiorana. Un anno dopo la madre Rosella Accardo trova in casa un fumetto e lo consegna in Procura: un Topolino in cui Marco aveva scritto la soluzione del giallo: “Mio padre diceva che se vuoi sconfiggere il nemico devi fartelo amico. Paolo era il suo peggior nemico e doveva pagarla. Bastava trovare il suo punto debole. Ricattare Paolo (Alamia, ndr) e Dario (Lopez, ndr) per avere il 50% delle quote. Karina avrebbe fatto da spalla mentre lui conquistava tutti sollecitando interessi sessuali. Non ho mai creduto che mio padre e mio fratello si siano allontanati per scelta. Ho pensato che fosse successo il peggio e con Karina abbiamo distrutto la memoria del pc dove si conserva il materiale con cui si teneva Paolo e Dario ricattabili”.
Potrebbe essere la svolta. E invece quel Topolino rimane inspiegabilmente sepolto in un fascicolo riservato. Finché nel 2015 - 5 anni dopo - finisce per caso sulla scrivania di Tartaglia, che non crede ai suoi occhi e si mette al lavoro con i Carabinieri. Incrociano le dichiarazioni di Alamia, Lopez, Andrè. Il puzzle è complesso: Maiorana vuole fregare Alamia. Karina è molto affettuosa con Alamia. Maiorana e Karina fanno festini a sfondo sessuale. Maiorana procaccia prostitute ad Alamia e non solo. Tartaglia convoca Andrea Avellino. È il tecnico informatico che ha aiutato Marco Maiorana e Karina a estrarre l’hard disk con i video porno dal pc.
Andrea è uno degli amanti di Karina. Tartaglia lo torchia: è vero che Karina ha una relazione con un mafioso trapanese “importantissimo”? Avellino trema, fa sì con la testa. È Matteo Messina Denaro? Avellino crolla a terra svenuto. Maiorana filmava tutti gli incontri sessuali di Karina. Anche quelli con Matteo? Maiorana filma di nascosto Alamia con una ragazza minorenne che gli pratica un rapporto orale. Lo ricatta: “Ti faccio finire sui giornali”.
Alamia è all’angolo.
Il 24 luglio cede a Karina le quote. Lui, Maiorana, forse anche Matteo: sono tutti complici di Karina. Ma lei da che parte sta? Il 3 agosto i Maiorana spariscono. Marco Maiorana, Karina e Andrea Avellino smontano l’hard disk con i video porno. A chi lo consegnano? Mistero.
Alamia e Di Maggio sono indagati per omicidio. Ma i cadaveri non ci sono e il pm ha chiesto l’archiviazione. Dario Lopez, il socio di Alamia, è finito in carcere per una pistola con la matricola abrasa. L’ex moglie di Maiorana ha invitato la minorenne filmata con Alamia a farsi avanti.
Salvatore Lo Piccolo covava vendetta. Il 5 novembre 2007, tre mesi dopo la scomparsa dei Maiorana, aspettava qualcuno in un casolare. Racconta il pentito Andrea Bonaccorso che un’auto giunse nei pressi del casolare ma l’autista notò volteggiare un elicottero della Polizia e tornò indietro. In quell’auto c’era Matteo Messina Denaro. “Se i poliziotti avessero aspettato un’ora sarebbe successo il quarantotto”. All’appuntamento Salvatore Lo Piccolo, il padrone di Palermo, si era portato suo figlio Sandro, il più fidato dei killer. Erano armati fino ai denti. Avevano da discutere cose importanti con Matteo. Cose che non si potevano risolvere a parole. Ma alla fine arrivarono i nostri.

Video hard e lupara bianca
La Procura di Palermo ha da poco archiviato l’ultima indagine a carico degli imprenditori Francesco Paolo Alamia e Giuseppe Di Maggio, accusati dell’omicidio di Antonio e Stefano Maiorana, padre e figlio, imprenditori, scomparsi da Isola delle Femmine (Pa) nel 2007.
Secondo quanto emerso dall’inchiesta, tuttavia, Maiorana sarebbe entrato in possesso di video hard che coinvolgevano Alamia e l’avrebbe ricattato pretendendo, in cambio del silenzio sul video, le sue quote della società immobiliare Kalliope. I boss di San Lorenzo Salvatore e Sandro Lo Piccolo avrebbero avviato un’istruttoria interna per tentare di capire cosa fosse successo. Il pentito Andrea Bonaccorso ha raccontato ai magistrati di aver saputo dal capomafia di Bagheria Scaduto che il giorno dell’arresto dei Lo Piccolo, il 5 novembre del 2007, questi avevano un appuntamento col latitante Matteo Messina Denaro per discutere di un fatto importantissimo. L’ipotesi è che proprio il caso Maiorana fosse al centro del summit.

Tratto da: Il Fatto Quotidiano del 15 Giugno 2019

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