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di Giuseppe Civati
Mancano solo 11 giorni al voto, ma soprattutto mancano solo 11 anni al collasso.
E mentre tutti parlano d’altro – né di Europa, né di clima – insisto: all’insegna dell’impegno quotidiano di denuncia e di proposta sui cambiamenti climatici, la vera questione e il vero motivo per andare a votare, riporto qui di seguito l’appendice al libro dedicato a Greta Thunberg che ho recentemente curato (Seguendo Greta, People).
Si tratta di una sintesi del rapporto dell’Ipcc, che pochi citano e pochissimi conoscono, in uno schema a «domande e risposte» curato dal Focal Point Ipcc per l’Italia. Mancano pochi anni per invertire una tendenza che non fa che peggiorare. E ci vuole un impegno immediato, a livello planetario, che non può che muovere dall’Europa.

1. Perché parliamo di 1,5°C?
I cambiamenti climatici rappresentano una sfida urgente e potenzialmente irreversibile per le società umane e per il pianeta. Per questo motivo, nel dicembre 2015, è stato adottato l’Accordo di Parigi, che ha tra i suoi obiettivi principali quello di perseguire sforzi per limitare l’innalzamento della temperatura globale a 1,5°C. Nel fare questo, le nazioni che hanno sottoscritto l’accordo hanno invitato, attraverso la Convenzione Quadro per i Cambiamenti Climatici (United Nations Framework Convention on Climate Change, unfccc), l’ipcc a realizzare un Rapporto Speciale sugli impatti del riscaldamento globale di 1,5°C rispetto all’era pre-industriale, con riferimento agli andamenti di emissioni di gas a effetto serra.

2. Quanto siamo vicini al riscaldamento globale di 1,5°C?
Oggi il riscaldamento prodotto dalle attività umane ha già raggiunto il livello di circa 1°C rispetto al periodo pre-industriale. Nel decennio 2006-2015 la temperatura è cresciuta di 0,87°C (±0,12°C) rispetto al periodo pre-industriale (1850-1900). Se questo andamento di crescita della temperatura dovesse continuare immutato nei prossimi anni, il riscaldamento globale prodotto dall’uomo raggiungerebbe 1,5°C intorno al 2040.

3. Quale strada stiamo percorrendo per limitare il riscaldamento a 1,5°C?
Non esiste una e una sola strada definitiva da percorrere per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C. Questo Rapporto Speciale identifica due principali andamenti concettuali per illustrare due diverse interpretazioni. Il primo prevede di stabilizzare la temperatura globale a 1,5°C, o appena sotto. L’altro vede la temperatura globale superare temporaneamente il limite di 1,5°C, prima di scendere e stabilizzarsi. Gli impegni degli Stati per ridurre le proprie emissioni di gas serra non sono al momento in linea con l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C.

4. Come devono cambiare la domanda e la produzione energetica per limitare il riscaldamento a 1,5°C?
Limitare il riscaldamento globale a 1,5°C richiede notevoli riduzioni di emissioni di gas serra in tutti i settori della società e dell’economia. Questi settori, tuttavia, non sono indipendenti gli uni dagli altri, e generare cambiamenti in uno di loro può avere ripercussioni su altri. Ad esempio, se le nostre società consumano molta energia, avremo meno flessibilità nella scelta di opzioni valide per la mitigazione, ossia per la riduzione delle emissioni. Abbassando i consumi energetici, avremo un ventaglio più ampio di opzioni possibili. Ad esempio, in questo secondo caso, potremmo aver meno bisogno di affidarci a tecnologie che rimuovono CO2 dall’atmosfera.

5. Quali sono gli impatti di un riscaldamento a 1,5°C e quali invece sono attesi per un riscaldamento a 2°C?
Gli impatti dei cambiamenti climatici riguardano tutti i continenti e gli oceani. Tuttavia, non sono distribuiti sul pianeta in maniera uniforme: nelle varie regioni gli impatti dei cambiamenti climatici si manifestano in maniera diversa. Tra i molti impatti possibili, un riscaldamento medio globale di 1,5°C aumenta il rischio di ondate di calore e piogge intense. Limitare l’innalzamento della temperatura a 1,5°C anziché a 2°C, può aiutare a ridurre questi rischi, ma allo stesso tempo gli impatti dipendono dallo specifico andamento delle emissioni di gas serra. Le conseguenze di un temporaneo superamento del limite di 1,5°C, per poi rientrare successivamente entro la fine del secolo, per esempio, possono essere più ampie rispetto all’ipotesi in cui la temperatura si stabilizza a 1,5°C. L’ampiezza e la durata del superamento del limite sono fattori che influiscono sugli impatti futuri.

6. Quali cambiamenti potranno rendere possibile l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C?
Per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C rispetto all’era pre-industriale, il mondo dovrà affrontare una serie di trasformazioni complesse e connesse. Se alcune città, regioni, stati, aziende e comunità stanno già portando avanti transizioni per diminuire le emissioni di gas serra, sono poche le realtà che sono attualmente in linea con l’obiettivo di 1,5°C. Rispettare questo limite richiederà un’accelerazione nella dimensione e nel ritmo del cambiamento, soprattutto nei prossimi decenni. Sono molti i fattori che influiscono sulla fattibilità delle diverse opzioni di adattamento e di mitigazione che possono contribuire a limitare il riscaldamento globale a 1,5°C e di adattarsi con successo alle relative conseguenze.

7. Che cosa sono la rimozione di anidride carbonica (Carbon Dioxide Removal) e le emissioni negative?
L’espressione rimozione dell’anidride carbonica (Carbon Dioxide Removal – cdr) si riferisce al processo attraverso il quale si toglie CO2 dall’atmosfera. Poiché si tratta di un concetto opposto a quello delle emissioni, spesso le pratiche e le tecnologie che rimuovono CO2 sono considerate e descritte come “emissioni negative”. A volte, nel caso coinvolgano altri gas oltre all’anidride carbonica, questi processi sono definiti, in senso più ampio, come “Rimozione dei gas serra”. Esistono due tipi principali di cdr. Il primo riguarda il potenziamento di processi naturali esistenti che rimuovono il carbonio dall’atmosfera (ad esempio: aumentarne l’assorbimento ad opera di alberi, suolo o altri “depositi di carbonio”). Il secondo, consiste nell’utilizzo di processi chimici finalizzati, ad esempio, a catturare direttamente la co2 dall’aria e ad immagazzinarla altrove (nel sottosuolo, ad esempio). Tutti i metodi di cdr sono attualmente a diversi livelli di sviluppo, alcuni più teorici di altri, e non sono mai stati testati su larga scala.

8. Perché l’adattamento è importante in un mondo più caldo di 1,5°C?
L’adattamento è un processo di adeguamento ai cambiamenti climatici e ai loro effetti attuali o attesi. Nonostante i cambiamenti climatici siano un problema globale, i loro impatti sono avvertiti in maniera diversa in diverse regioni del mondo. Questo significa che le risposte sono spesso specifiche a un contesto locale, e quindi persone, società e ambienti di aree diverse devono adattarsi in maniera diversa. Un aumento della temperatura tra 1°C e 1,5°C e oltre incrementerebbe il bisogno di adattamento. Pertanto, stabilizzare la temperatura globale a 1,5°C sopra i livelli dell’epoca pre-industriale, richiederebbe meno risorse per l’adattamento di quante ne saranno richieste con un aumento della temperatura di 2°C. Nonostante esistano numerosi esempi di successo in diverse parti del mondo, l’adattamento è distribuito in maniera non uniforme a livello globale e in molte regioni sta ancora muovendo i primi passi.

9. Quali connessioni esistono tra lo sviluppo sostenibile e il contenimento del riscaldamento globale a 1,5°C?
Lo sviluppo sostenibile ambisce a soddisfare i bisogni delle generazioni presenti senza compromettere i bisogni delle generazioni future attraverso un’equa considerazione di fattori sociali, economici e ambientali. I 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite (Sustainable Development Goals, SdGs) comprendono obiettivi mirati a eliminare la povertà, assicurare salute pubblica, energia e sicurezza alimentare, ridurre le disuguaglianze, proteggere gli ecosistemi, realizzare città ed economie sostenibili. Un obiettivo specifico è dedicato ai cambiamenti climatici (SDG13), i quali influiscono sulla capacità di raggiungere gli altri obiettivi. Limitare l’aumento della temperatura a 1,5°C aiuterà a raggiungere alcuni degli obiettivi di sviluppo sostenibile. A sua volta, perseguire gli SDG avrà influenze sulle emissioni, sugli impatti e sulle vulnerabilità ai cambiamenti climatici. Le risposte ai cambiamenti climatici in termini di adattamento e mitigazione interagiranno con lo sviluppo sostenibile producendo effetti positivi, noti come sinergie, o effetti negativi, chiamati trade-off. Le risposte ai cambiamenti climatici possono essere pianificate per massimizzare le prime e limitare i secondi.

10. Quali sono le strade per ridurre povertà e ineguaglianze e, allo stesso tempo, raggiungere il mondo a 1,5°C?
Delle strade indicate per limitare l’innalzamento della temperatura a 1,5°C, alcune contribuiscono anche allo sviluppo sostenibile. Queste implicano un mix di misure per ridurre le emissioni e gli impatti dei cambiamenti climatici e, allo stesso tempo, contribuiscono a sconfiggere la povertà e ridurre le ineguaglianze. Le strade possibili e auspicabili sono diverse a seconda della regione, della nazione, dell’area geografica. Questa situazione è dovuta al fatto che lo sviluppo non è distribuito equamente nel mondo, così come i rischi legati ai cambiamenti climatici non sono uguali in ogni regione. Per assicurare che le soluzioni che si prenderanno siano inclusive, eque ed adeguate per evitare di peggiorare le condizioni delle popolazioni povere e svantaggiate, saranno necessarie politiche flessibili. I Percorsi di Sviluppo Resilienti al Clima (Climate-Resilient Development Pathways – CRDPs) offrono possibilità di realizzare un futuro che sia allo stesso tempo equo e a basso contenuto di carbonio.

Tratto da: ciwati.it

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