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Intervista
di Giuseppe Fantasia

Mostra a lei dedicata alla Casa dei Tre Oci di Venezia, a Giudecca. “La politica oggi mi sta facendo soffrire perché so che per decenni non ne vedrò una migliore

Ha deciso di sorprendere se stessa prima ancora di sorprendere il suo pubblico di affezionati che da oggi, fino al 18 agosto prossimo, potranno visitare "Fotografie di una vita", la grande mostra a lei dedicata in quel posto unico che è la Casa dei Tre Oci di Venezia, a Giudecca. La palermitana Letizia Battaglia, "una giovane ottantaquattrenne con i capelli rosa" come ama definirsi, ha aspettato il giorno dell'anteprima riservata alla stampa per visitarla, "perché va vista con la gente", ci spiega, e si è affidata completamente alla curatrice Francesca Alfano Miglietti che, grazie al contributo di Marta Sollima e alle ricerche di Maria Chiara Di Trapani, è riuscita a recuperare e a mettere insieme trecento immagini, quasi tutte in bianco e nero, da lei scattate in più di sessant'anni. "Sono foto che io non avrei mai pubblicato - aggiunge senza nascondere la commozione - ma qui dentro c'è la mia vita". "Sono sbalordita, perché sia da politica, sia da volontaria in un manicomio per due anni e sia come fotografa, non ho mai teorizzato nulla. Era sempre tutto lì, dentro di me, e non ho fatto altro che esteriorizzare la cosa con impeto e amore nonostante in alcuni casi fosse davvero molto difficile".

Le sue fotografie - scatti dal grande valore etico e civile oltre che artistico - fatte a Peppino Impastato e al giudice Cesare Terranova, ad esempio, o a Giorgio Boris Giuliano e Giovanni Falcone, tutte vittime di mafia, fino all'arresto di Bagarella, sono rimaste nella mente di molte persone, ma tante altre in più dovrebbero conoscerle per non dimenticare. A Venezia troverete tutto questo, ma - soprattutto - una Letizia Battaglia inedita, "una che in realtà c'è sempre stata", fa notare lei, "solo che non si conosceva". Nei due piani di quel monumento storico di inizio Novecento disegnato da Marius Pictor, c'è ovviamente la fotografa della mafia, ma soprattutto la fotografa della bellezza. Ci sono i sanguinosi omicidi, ma anche tanti animali, coppie che si baciano, le bambine del quartiere Cala, a Palermo, le processioni religiose, i volti di Pasolini, quelli del suo amato sindaco Leoluca Orlando, dell'editrice Elvira Sellerio e di tanti altri, conosciuti e non, soprattutto donne, osservate e fotografate spesso anche nude. "Oggi - precisa - continuo ad avere attrazione per la follia e per il corpo nudo delle donne, ma non sono lesbica. Se lo fossi, non mi nasconderei affatto, ma non ho interesse a fotografare uomini". "Il corpo nudo femminile mi piace perché è felice, pulito, sereno e intelligente. Siamo nati nudi, ma ora, con tutte queste sovrastrutture che ci sono, con le mie foto cerco di fare dei miracoli, anche se lo faccio solo per un attimo".

Miracoli veri e propri i suoi: cos'è stata e cos'è per lei fotografia?
E' un fatto mentale e fisico insieme. Faccio sempre foto, la mia è un'esigenza fisica, però sono una persona prima che una fotografa. La macchina fotografica mi ha permesso di essere me stessa e la fotografia è stata come un'acqua dentro la quale mi sono immersa, lavata e purificata, un qualcosa che ho vissuta come salvezza e come verità. Con la macchina fotografica sono diventata una donna più sicura e fotografare è stato ed è per me una maniera per portare il mondo dove vogliamo.

Donna fotografa, donna politica o entrambe le definizioni?
Me ne sono sempre fregata delle definizioni. Sono sempre stata io e basta, però posso dire che come politica è stato disgustoso. Il mondo della politica è tremendo e quando l'ho fatta e ho accettato di vivere quotidianamente a contatto con uomini vanitosi e inutili, l'ho fatto solo per il bene della mia terra e del mio Paese. Quando sono stata deputata, su 90 deputati, c'erano solo due donne: la vedova di Pio La Torre ed io Ho fatto invece l'assessora alla Vivibilità urbana nella giunta Orlando dall'86 al '91 ed è stato il periodo più bello della mia vita.

Molte delle foto ai Tre Oci la portano fuori dal cliché della fotografa di mafia? Le fa piacere?
Questi sono cazzi vostri. Io di cliché sulla mafia non ne ho mai avuti. Se mi chiedete foto sulla mafia, ve le dò, non ho problemi, ma di cliché guai a parlarne, almeno per quanto mi riguarda. Per tutta la mia vita, fino ad oggi, ho cercato di sbarazzarmi della zavorra che avevo dentro nell'aver incontrato, assistito e fotografato cose orrende fatte dalla mafia. È stato un incidente terribile durato molti anni, ma nel frattempo cercavo la bellezza e vivevo. La mattina ammazzavano qualcuno e io fotografavo, poi fotografavo una bambina, poi un mercato dei fiori, era la mia vita. Oggi non ammazzano più, ma ricordatevi che la mafia c'è ancora e che il pizzo è pagato da molti.

Come è riuscita a trovare la bellezza?
Ho sempre fatto le mie scelte in qualsiasi posto o situazione mi trovassi. L'ho trovata in questo modo. Pensi ad una delle mie ultime foto, fatta un mese fa nello Utah dove al Sundance Film Festival di Robert Redford hanno presentato "Shooting the mafia", un film a me dedicato. C'era tantissima neve, ma grazie ad un'autista che mi portava, è andato tutto bene. Era bellissima, le ho chiesto di fotografarla nuda sulla neve, ha accettato. In quel momento ho trovato la bellezza. Non basta, ma di sicuro aiuta molto. Sono incontri sempre molto veri e dolci. Durano pochissimo, prendo e scatto. I miei sono furti, come le foto fatte alla bambina spagnola in aeroporto o a chi cammina per strada e mi attrae. Sono furti belli e buoni, ma non ci vado in prigione per questo. Tutte le bambine ritratte sono per me espressione di un futuro possibile.

Di cosa abbiamo bisogno oggi?
In questo periodo difficile da più punti di vista, abbiamo tutti bisogno di semplicità, di nettezza. La nettezza è data per me dal corpo femminile, se nuda, lo ripeto, ancora meglio, perché siamo persone semplici che non vogliono l'intelligenza sporca delle persone che ci stanno governando.

Ogni riferimento a Salvini, Di Maio & Co. non è casuale...
Sa una cosa? Io sono rimasta comunista pur non avendo mai aderito al Pci. Ho spesso nostalgia di quel mondo e di quell'organizzazione. Come dimenticare il comizio di Berlinguer a Roma, in piazza San Giovanni? Mi basta chiudere gli occhi per rivedere quella distesa di persone che lo seguiva stando in silenzio.

Fotograferebbe mai un politico oggi?
No, né donne né uomini, perché la politica è brutta e mal interpretata. Sono quasi tutti imbroglioni con finti ideali, li disprezzo profondamente... bisognerebbe annullare tutti questi e ricominciare, ad esempio dicendoci cose gentili, che bisogna aiutare gli altri. La politica oggi mi sta facendo soffrire e mi dispiace perché purtroppo io non vedrò una politica migliore, perché passeranno decenni. Salvini ce lo dobbiamo tenere per un po', perché alla gente piace molto un leader autoritario, che decida e che sembra che stia decidendo per il bene comune. Ora abbiamo lui come prima ci siamo ritrovati Mussolini, in America c'è Trump. Sono felice che il mio sindaco a Palermo, Leoluca Orlando, faccia tutte queste strapazzate a Salvini. La prima mostra curata da Giovanna Calvenzi nel mio centro (il Centro Internazionale di Fotografia, inaugurato nel 2017 presso i Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo, ndr), erano tutte storie degli immigrati, trentacinque storie meravigliose.

In Sicilia è stato comunque votato.
E' una cosa assurda. Se dovessi incontrarlo, non lo saluterei e non corro il rischio che venga a vedere una mia mostra. E' lo specchio di una certo tipo di uomo e di politico. Agli italiani piace Mussolini, non dimentichiamolo, ma questo non lo confesseranno mai.

Oggi, poi, c'è stato anche il ritorno di Berlusconi: cosa ne pensa?
Tutto questo degrado è anche figlio della sua cultura, come scordarsi cosa è stato?.

Come vive una come lei a Palermo?
Come ho detto molte volte e come potrete leggere anche qui, su una delle pareti della mostra, Palermo è una città arrabbiata, la sento malata e mi fa male. Vorrei andarmene, ma non ci riesco, perché lì ho ancora tante cose da fare. Ho 84 anni, ho i capelli rosa e voglio poter dire ancora tante cose, magari un domani tingendomeli di blu.

In mostra ci sono anche alcune che foto che fece a Pasolini e alla coreografa e ballerina Pina Bausch: che ricordo ha di loro?
Due persone straordinarie che ho amato da lontano prima ancora di conoscerle. Pasolini era quello che io volevo: la vita sincera, pulita, democratica e coraggiosa. Per me fu una luce, un vero mito come la Bausch. Non sapevo che sarei diventata una fotografa, ma li andai a cercare con la mia macchina fotografica. Con la macchina fotografica è stato tutto più facile e interessante, tutto più sicuro.

Tra queste foto ce n'è una in particolare che predilige?
Quello che c'è qui ai Tre Oci è una specie di santuario con molte foto mie che sono come tanti miei figli: li amo tutti, forse qualcuno un po' di più di altri, ma non lo posso dire.

Uno specchio perfetto del più classico rapporto genitori/figli...
Sa una cosa? Quando ho avuto le mie tre figlie, non accettavano molte cose di me, il fatto di avere una madre imperfetta, non avevamo molta complicità. Adesso invece, ho una maggiore complicità con i nipoti e bisnipoti. I figli sono molto conservatori e noi genitori siamo spesso molto spregiudicati. Con i nipoti è andata meglio: mi perdonano tutto. Ride e si accende la terza sigaretta.

Quella fatta a Rosaria Schifani, vedova del bodyguard di Falcone, Vito Schifani, è una delle poche ad occhi chiusi: perché?
Perché a volte lo sguardo può essere banale. In lei cercavo una forza straordinaria e lei dentro ce l'aveva. Quando mi guardava era banale, con gli occhi chiusi acquisì invece una forza straordinaria capace di far intuire tutto quello che c'era dietro. Le chiesi di chiuderli, perché il personaggio era potente e volevo restituirle potenza.

C'è una foto fatta da altri che avrebbe voluto fare lei?
Non mi piace emulare, ma quella del bambino turco con la maglietta rossa morto sulla spiaggia è una foto che avrei voluto fare io. Vorrei oggi andarmene con i migranti sulla barca, ma non ho più il fisico per poterlo fare, mi fa male la schiena. Quella foto l'ho difesa dagli attacchi dei benpensanti, perché a mio avviso si devono far vedere anche i bambini morti. Il mondo deve sapere anche questo. La realtà non la possiamo camuffare, ma solo interpretare.

Cosa ne pensa della giovane attivista Greta Thunberg?
È una dea che ha svegliato i giovani: non è meravigliosa? È bene che le diano il Nobel perché può significare molto per tutti coloro che credono in un mondo diverso, più rispettoso, più gentile, verso le persone e verso l'ambiente.

C'è qualcosa che la Battaglia vorrebbe (ancora) dire ai giovani?
Certo, tutto quello che dico oramai da un po'. Trovate la passione per le cose che fate, abbiate sempre rispetto, siate seri e sappiate godere della vita. Non annoiatevi, siate attivi, siate felici di essere vivi e basta fare cazzate, perché fanno perdere il contatto con la realtà. Internet è bellissimo, lo uso anche se poco, ma vi fa perdere il contatto con la realtà. State attenti".

Cos'è che non è riuscita ancora a raccontare?
Tutti i miei amanti.

Ride, questa volta ancora più forte e nel frattempo, si accende un'altra sigaretta. L'ennesima.

Tratto da: huffingtonpost.it

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