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di Liana Milella
Giulia Sarti merita un pensiero. Per l’aggressione violenta e tutta mediatica che sta subendo. Ma anche per il comportamento di una parte dei 5S nei suoi confronti. Una violenza a cui certo le donne non sono nuove. Sue vecchie foto intime finite perfino su WhatsApp. Giulia l’ho conosciuta, nella scorsa e in questa legislatura, come una parlamentare molto intransigente sulla giustizia. Dura contro i corrotti e contro chi sporca la politica. Poi, all’improvviso, una storia di bonifici fatti e non pervenuti macchia la sua stessa intransigenza. Lei denuncia il suo ex. La storia sembra chiusa. Si ricandida, è eletta. Diventa presidente della commissione Giustizia della Camera. Ma la sua denuncia viene archiviata. La storia riesplode. Dimissioni da presidente. Annunci di espulsione dai 5S. Come sono soliti fare, come hanno fatto, senza troppe spiegazioni, né approfondimenti. Lei tace. Ricorda solo che a M5S ha dedicato “gli ultimi 12 anni della sua vita”. A fronte del suo silenzio invece è assai loquace il suo ex fidanzato. Che gestiva totalmente i suoi conti. Perché Giulia, per come la racconta chi la conosce bene e ha lavorato con lei, è fatta così, vive per il Movimento, non ha tempo per altro, e non controlla ciò che gli altri fanno per lei. Anche se, com’è accaduto, con i suoi soldi il compagno di allora poi mantiene un’altra donna, e lei lo scopre solo controllando i bonifici. Per questo è il caso di riflettere sul caso Sarti. Perché, proprio per averla conosciuta, non credo che possa aver infranto una regola di M5S per quattro soldi. Per la semplice ragione che M5S è la sua ragione di vita. Molto più di un presunto fidanzato di passaggio. Del quale, certamente e sbagliando, lei si è fidata.

Tratto da: milella.blogautore.repubblica.it

Foto © Miguel Gutierrez Jr. / The Texas Tribune

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