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caruana daphne da twitter matthewda amnesty.it - Firma l'appello!
A chiusura del suo ultimo pezzo, pubblicato poco prima di morire, Daphne Caruana Galizia, la più nota giornalista investigativa maltese, aveva lasciato una frase che ora suona profetica: “Ci sono criminali ovunque io guardi. La situazione è disperata”.
Daphne Caruana Galizia è morta nell’esplosione della sua automobile a Bidnija, nella parte settentrionale dell’isola il 16 ottobre 2017.
Sappiamo per certo che non si è trattato di un incidente, ma a distanza di un anno non sappiamo ancora quali siano i mandanti del suo omicidio.
Daphne è morta così: aprendo la portiera della sua auto che è esplosa pochi secondi dopo a causa di un ordigno molto potente.
Con il passare del tempo, la giornalista era diventata molto influente e il suo blog – dove pubblicava le notizie che riguardavano le sfere più alte dell’establishment maltese – era tra i più letti, con picchi di 400.000 visualizzazioni al giorno.
Daphne Caruana Galizia ha portato avanti indagini sulla corruzione delle più alte cariche di governo e sui legami tra potenti funzionari, società private, riciclaggio di denaro sporco e vendita di passaporti maltesi, esponendo le debolezze istituzionali e i fallimenti di uno stato membro dell’Unione Europea.
Un anno dopo la sua uccisione, le autorità maltesi devono ancora indagare su tutte le circostanze della sua morte, incluso chi potrebbe aver ordinato l’omicidio, perché e se avrebbe potuto essere protetta meglio.
Aiutaci con la tua firma a chiedere un’indagine pubblica indipendente ed efficace per accertare la verità.

Una morte prevedibile
Daphne aveva già subito, prima del suo omicidio, chiare minacce a causa del suo lavoro di giornalista.
I primi segnali di un possibile attentato alla sua persona erano arrivati già nel 1996, quando ignoti sparsero della benzina davanti la sua porta di casa e anche il suo cane venne ucciso e lasciato all’ingresso dell’abitazione con la gola tagliata.
Daphne ha ripetutamente ricevuto minacce di morte e minacce di violenza, per un periodo prolungato. Nell’anno precedente alla sua morte, queste e attacchi di rappresaglia erano aumentati. Durante quell’anno, il 2016, Caruana Galizia aveva fatto emergere una serie di rivelazioni sugli alti politici maltesi, diventando la spina nel fianco della politica maltese.
È stata inoltre la prima a diffondere la notizia del coinvolgimento nei Panama Papers di Konrad Mizzi e Keith Schembri, rispettivamente capo staff di Muscat e ministro dell’Energia e della Salute.
Una delle sue inchieste più recenti aveva lanciato ombre su Michelle Muscat, moglie del primo ministro, accusata di essere la beneficiaria di una società con sede a Panama che muoveva ingenti quantità di denaro su conti bancari in Azerbaigian.
Dopo l’attentato, il primo ministro maltese, Joseph Muscat, aveva dichiarato in un messaggio televisivo: “Non mi fermerò fino a quando non sarà fatta giustizia. Il nostro paese lo merita”, ma si è rifiutato di istituire immediatamente e senza indugio un’indagine pubblica indipendente ed efficace sull’uccisione di Daphne Caruana Galizia.
L’arcivescovo Charles Scicluna e un ampio numero di politici maltesi hanno espresso la loro solidarietà o condannato l’omicidio, ma i rappresentanti parlamentari dal governo hanno bloccato una mozione per istituire una inchiesta parlamentare sulle indagini di Daphne Caruana Galizia.

firma appello amnesty 850


Le indagini e la richiesta di verità
La squadra forense e gli investigatori della polizia sono arrivati sulla scena del delitto poco dopo l’esplosione. L’indagine doveva essere affidata al magistrato Consuelo Scerri Herrera, che aveva combattuto una battaglia legale contro Caruana Galizia nel 2010-2011.
La famiglia Caruana Galizia ne ha quindi contestato la nomina, per mancanza di fiducia nel suo ruolo. Scerri Herrera si è ricusata dall’investigazione 17 ore dopo la nomina, ed è stata sostituita dal magistrato Anthony Vella, che ora è diventato giudice ed è stato sostituito dal magistrato Neville Camilleri.
Esperti dell’ FBI e della sezione forense della polizia olandese hanno fornito aiuto tecnico alle autorità maltesi.
Il fondatore di WikiLeaks, Julian Assange, ha annunciato una ricompensa di 20.000 dollari a chi fornisca informazioni utili alla condanna degli assassini di Caruana Galizia, mentre una campagna di crowdfunding è stata lanciata per una taglia da 1 milione di euro allo stesso scopo.
Il 4 dicembre viene annunciato dal primo ministro Joseph Muscat l’arresto di 10 persone responsabili dell’assassinio della giornalista mentre due giorni dopo vengono incriminate tre persone e precisamente i fratelli George ed Alfred Degiorgio insieme a Vincent Muscat come esecutori materiali dell’atto delittuoso nei confronti della blogger maltese.
È stato scoperto che all’interno della polizia vi era un informatore degli assassini della giornalista. Il suo nome è stato rivelato in Parlamento.


IL TESTO DELL'APPELLO

Giustizia per Daphne Caruana Galizia
Dr. Joseph Muscat
Prime Minister
Office of the Prime Minister
Auberge de Castille Valletta VLT
1061, Malta

Egregio Primo Ministro,

Le scrivo come sostenitore di Amnesty International, l’organizzazione non governativa che dal 1961 lavora in difesa dei diritti umani, ovunque siano violati.

La contatto in merito alle indagini sull’uccisione della giornalista Daphne Caruana Galizia, morta il 16 ottobre 2017, quando l’auto che guidava è esplosa vicino a casa sua a Bidnija.

Un anno dopo la sua uccisione, le autorità maltesi devono ancora indagare su tutte le circostanze della sua morte, incluso chi potrebbe aver ordinato l’omicidio, perché e se avrebbe potuto essere protetta meglio.

La sollecito ad istituire senza indugio un’indagine pubblica indipendente ed efficace sull’uccisione di Daphne Caruana Galizia per verificare se la sua morte poteva essere prevenuta e per prevenire errori futuri.

L’inchiesta pubblica dovrebbe avere un mandato di riferimento completo e trasparente; assicurare un coinvolgimento significativo della famiglia; garantire la protezione delle fonti; e includere audizioni pubbliche.

Grazie per l’attenzione.

firma appello amnesty 850

Tratto da: amnesty.it

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