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messina denaro identikit okdi Giacomo Di Girolamo
Uno degli elementi che contraddistingue Matteo Messina Denaro dagli altri boss è la sua fama di latin lover. Ha avuto tante donne prima e durante la latitanza. È il contrario dei vecchi boss che mettono subito su famiglia, che prendono moglie da giovani, come accadeva un tempo in Sicilia.
Lui andava in giro con abiti firmati, gli occhiali a goccia che facevano figo (e che nascondevano anche l’occhio un po’ strabico), le auto di lusso. La sua gioventù, e si presume anche la sua latitanza, è stata costellata da storie amorose più o meno importanti. Uno sciupafemmine, insomma. Partecipava ai festini dell’alta società palermitana con donne altolocate e anche un po’ avanti con l’età. Nei suoi giri per l’Italia dedicava del tempo a mettere in pratica ciò che imparò in quei festini, arrivava poi nella sua Castelvetrano, puntava e prendeva.
Uno dei suoi più grandi amori fu Andrea "Asi" Haslehner. Una ragazza austriaca, dal carattere difficile, ma bellissima. Lavorava, ogni estate, alla reception dell’Hotel Paradise Beach, a Selinunte. Di lei è innamorato anche Nicola Consales, vice direttore dell’albergo. Lui soffre, la relazione col boss non gli va giù. Va in giro a dire che quanto prima caccerà «quei quattro mafiosetti» che si danno appuntamento ogni sera nella sua hall. Messina Denaro emette la sentenza, ma non la applica lui. Ci pensano i suoi scagnozzi. La sera del 21 febbraio del 1991 affiancano l’auto di Consales e lo fanno fuori. La stessa sera Matteo Messina Denaro si trova in un ristorante di Castelvetrano. Per farsi notare rompe un vetro facendo finta che sia stato un incidente. Tutti l’hanno visto, ha il suo alibi.
Con “Asi”, la storia non finisce. Lei non si spaventa del boss, rimane ancora di più affascinata dall’uomo di potere che tutto riesce a prendere. Di Mazara del Vallo è, invece Sonia M., una delle ultime amanti. A lei affida il suo epitaffio, prima dell’inizio dell’invisibilità: «Devo andare via e non posso spiegarti ora le ragioni di questa scelta».
rosaDurante la latitanza Messina Denaro mette la testa a posto. Ha una compagna “stabile”, Franca Alagna. Franca il 17 dicembre 1995 mette al mondo Lorenza, la figlia di Matteo Messina Denaro: Lorenza porterà il cognome della madre. Da quel giorno Franca si trasferisce a casa della madre del boss e inizia la sua latitanza parallela, accudisce la bambina e spolvera le sue foto. Di Lorenzina la madre dice: «Quando la vedo, per me è lo stesso che c’è lui presente». Per un periodo, quando Lorenza era ormai un' adolescente, si pensò che lei avesse rinnegato il padre. Ma era tutta una esagerazione. Aveva semplicemente cambiato casa, la convivenza con la famiglia Messina Denaro era solo diventata un po’ stretta.
Matteo, però, non perde il vizio. Nel 1996 comincia una relazione con Maria Mesi, è sorella della segretaria di Michele Aiello, il re Mida della sanità siciliana e prestanome di Bernardo Provenzano. La ragazza ha tre anni meno di “Diabolik”. Maria lo adora. Gli regala profumi, gli manda lettere, gli regala i videogiochi di ultima generazione. I nidi d’amore sono un appartamento alla periferia di Palermo e una villetta a Bagheria. Ma nella latitanza è difficile coltivare amori lunghi. Soprattutto in Italia.
Matteo viene avvistato nel 2003 a Valencia, in Venezuela. Lo raccontano in compagnia di una donna, bellissima, straniera e silenziosa. Lui era sempre impeccabile nell’aspetto: orologio d’oro, ben vestito. L’ennesima avventura di un latitante latin lover.
Negli ultimi anni poi è spuntata l’ipotesi che Matteo Messina Denaro avesse un altro figlio. Il bambino sarebbe nato tra la fine del 2004 e l’inizio del 2005. L’unico indizio dell’esistenza di questo bambino sono delle telefonate intercettate tra Partanna, Campobello e Castelvetrano. I familiari del boss starebbero parlando del bambino, del padre che si sarebbe arrabbiato e che avrebbe chiesto di fare la prova del Dna. Il presunto figlio di Matteo Messina Denaro si chiamerebbe Francesco, come il nonno. Non si sa invece chi sia la madre.

Mafie da un'idea di Attilio Bolzoni

Tratto da: mafie.blogautore.repubblica.it

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