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picchio carolinaLettera integrale
di Lucia Tironi
Paolo Picchio scrive alla Presidente della Camera, Laura Boldrini per chiedere che il Parlamento faccia l'ultimo passo per approvare la legge per la prevenzione e il contrasto al fenomeno nato sull'onda del caso di sua figlia, che si lanciò nel vuoto per troppo dolore: "Le parole fanno più male delle botte"

"Illustrissima On. Boldrini, sono Paolo Picchio, il padre di Carolina, la ragazza di 14 anni che nel gennaio del 2013 si tolse la vita dopo aver subito atti di bullismo in rete".
Comincia così la lettera (PDF) che Paolo Picchio ha deciso di inviare alla Presidente della Camera, Laura Boldrini, per chiedere che il Parlamento faccia l'ultimo passo per approvare il Ddl a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto al cyberbullismo, concepito proprio sull'onda del caso di sua figlia, Carolina.
Dopo aver letto e sentito del raccapricciante caso di Vigevano, ragazzini tra i 13 e i 16 anni, che per mesi hanno bullizzato con atti di violenza estrema un loro coetaneo, senza che nessuno se ne accorgesse, Picchio non ce l'ha più fatta e ha scritto di getto la lettera in cui tra l'altro scrive: "Mi appello a lei, Presidente Boldrini: noi adulti stiamo dimenticando il nostro futuro, ovvero i nostri figli. In gioco c'è molto di più di un padre che trova la forza di scriverle affinché la memoria di sua figlia non sia tradita dalle Istituzioni".
Paolo Picchio quattro anni fa ha perso la sua unica adorata figlia, 14 anni, "uccisa - come dice lui - da quei 2600 like, fatti di insulti e volgarità, a corredo di un video a sfondo sessuale messo in rete da ragazzini poco più grandi di lei". Durante una festa le avevano fatto perdere conoscenza, poi l'avevano molestata e filmata, infine postato in rete il video che aveva subito raccolto migliaia di commenti. Carolina non ce l'aveva fatta a reggere e nella notte del 13 gennaio di quattro anni fa si era buttata dalla finestra di casa.
Il suo caso aveva suscitato clamore. La sua insegnate di musica, novarese anche lei, Elena Ferrara, aveva giurato di raccogliere il testamento di Carolina, che prima di lanciarsi nel vuoto aveva scritto: "Le parole fanno più male delle botte".
Diventata senatrice, la Ferrara aveva subito presentato il disegno di legge, ormai quattro anni fa. Da lì è iniziato un continuo rimbalzo che ricorda molto quello della legge sul fine vita. Manca soltanto l'ultimo passaggio alla Camera, l'ultima approvazione, dopo che lo scorso 31 gennaio la legge è passata all'unanimità al Senato, tornando alla sua versione originaria, quella che riguarda soltanto i minori. Sembrava che il testo ormai fosse in dirittura d'arrivo e invece è passato un altro mese e mezzo.
Un testo che prevede novità importanti come ad esempio che ciascun minore ultraquattordicenne, nonché ciascun genitore o chi esercita la responsabilità genitoriale, possa inoltrare al gestore del sito internet o del social media un'istanza per l'oscuramento, la rimozione o il blocco di qualsiasi dato della vittima di cyberbullismo. Oppure l'ammonimento al bullo da parte del questore, prima che si formalizzi la denuncia e l'educazione continua nelle scuole.
Il Parlamento si è di nuovo fermato, mentre i casi di bullismo aumentano in modo impressionante: "si parla di milioni" scrive Picchio citando stime del Miur. "Perché Montecitorio non vuole che passi questa legge?" si chiede il papà che da quando la sua Carolina se n'è andata, non si è mai fermato. Ha continuato a girare per le scuole di tutta Italia per sensibilizzare al problema. Intanto i bulli che hanno causato la morte di sua figlia, tutti condannati per reati gravissimi, stanno scontando la messa alla prova alternativa al carcere (e Picchio aveva detto di augurarsi che nel loro percorso di recupero si preveda anche il fatto che vadano nelle scuole a spiegare quanto male si possa fare con atti di cyberbullismo). Uno solo di loro intanto ha chiesto perdono.

Tratto da: repubblica.it

LA LETTERA INTEGRALE

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