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baldo vinci roma premio mattarellaVideo e Fotogallery all'interno!
di Anna Vinci
La presentazione di “Suicidate Attilio Manca” al Campidoglio
Roma in questo venti novembre 2016, è in uno dei suoi momenti magici, autunnale nei colori, tiepida nell’aria del primo pomeriggio, integra nel suo splendore, pronta ancora una volta, viene da pensare, a confrontarsi con i suoi mali, che la bellezza rende certo più evidenti, ugualmente dando forza per continuare a sperare.
Dal basso la chiesa di Santa Maria in Aracoeli, invita a salire la scalinata e a disertare la cerimonia che ci aspetta.
Come sempre sacro e profano si mischiano, noi siamo qui tra molti turisti e romani a passeggio, mentre altri da ogni parte del mondo sono giunti per la chiusura dell’ultima Porta Santa. Sono in centomila ad ascoltare Padre Francesco a San Pietro, e le sue parole che invitano alla Misericordia.
Ultimi pensieri mentre ci avviamo alla Protomoteca, per la cerimonia di presentazione delle opere partecipanti al Premio Piersanti Mattarella.
Sono qui a presentare il libro di Lorenzo Baldo, La Mafia Ordina, Suicidate Attilio Manca. Imprimatur editore.
  


In tanti hanno già parlato di questa opera dove, emozioni vere si uniscono a fatti dettagliati. La passione con la quale Lorenzo si è avvicinato e ha lavorato, esce da ogni pagina. Il suo libro è tra quelli selezionati che non sono ‘arrivati’ alla gara finale per il premio. La cosa mi dispiace, perché la storia merita. Del resto subito aggiungo: cosa ci fa questa narrazione di un caso giudiziario dolente, impantanato in troppe omertose compiacenze, una pagina non certo edificante per la nostra giustizia, in un luogo che pur nel rispetto del nome che porta, Piersanti Mattarella, tuttavia è, per me che Roma conosco a fondo, pregno di ritualità un po’ stantia. Capita che le cose migliori giungendo qui da noi perdano un po’ del loro valore, una contaminazione ahimè quanto perniciosa e conosciuta dai tanti che pieni di baldanza, pensano di venire qui per riportare ordine e trasparenza, e si perdono nelle stanze polverose del Potere.


Questo appunto, è un premio egregio, nella sua finalità di invitare a ritrovare il senso del dovere, perduto… certo, aggiungo io, e quanto.
Già, cosa ci fa?
Bisogna andare di porta in porta, lo so da lunga esperienza, noi appassionati, lettori e/o scrittori, anche solo per passare parola da noi a un altro e poi un altro. Una catena per andare avanti.
Leggere il libro, di Lorenzo, significa seguire ancora una volta quelle tracce di dolore che portano, troppo spesso nel nostro Paese, a casi giudiziari ‘sciatti’ per usare una espressione dell’autore, certo un eufemismo. E là, quando arriviamo, e ci fermiamo, sentiamo le grida assordanti della vittima, che chiede giustizia. E chi quelle grida avrebbe potuto non ascoltare? Nel caso di Attilio Manca, giovane urologo che un giorno di febbraio, il 12 del 2004, incontrò il suicidio, sono, come spesso accade, i parenti: la madre Angelina, il padre, Gino, il fratello Luca. E così in queste persone, la ‘certezza’ del dolore, si unisce all’incertezza della strada da seguire per giungere alla verità negata. Quanti intoppi incontreranno, solitudine, indifferenza, e le ferite restano e quanto fanno male. Ma incontreranno anche persone benevolenti, e tra queste persone Lorenzo Baldo.
Vorrei ricordare una sua frase che mi ha colpito, alla presentazione del libro.
20161120 premiazione piersanti mattarella

“Sono stato una settimana a casa di Angelina e Gino, nel salotto con loro a parlare nella stanza del figlio, ho sentito ancora viva in quella casa, di due genitori ormai anziani, la presenza di Attilio, la sua voglia di vivere”.
Nelle pagine di questa storia, Attilio, il giovane di belle speranze, con una carriera già avviata a 34 anni, nato a Barcellona Pozzo di Gotto, viene fuori nella sua interezza. E vivono con lui, i genitori, il loro dolore vi resterà addosso, qualsiasi sia la vostra età, non potrete non identificarvi con l’ansia di arrivare alla verità prima che sia ‘troppo tardi’. Si tengono per mano, ma le loro mani sono stanche, i passi incerti e i sorrisi senza allegria.
E penso che questo libro, porterà un piccolo soffio di speranza in più nella loro vita.

Foto © Patricia M. Ferreira Larrieux

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