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berlinguer bianca c agfdi Antonio Ingroia
L'epurazione di Bianca Berlinguer dal Tg3 non mi appassiona più di tanto. Anche lei, come tutti i nominati alla direzione e alle vice-direzioni delle reti, è figlia di una lottizzazione precedente, perché in Rai si fa così, il manuale Cencelli è applicato alla lettera, più o meno da sempre, e passi se qualche volta, nella spartizione generale, è capitato per caso anche qualche nome buono, qualche giornalista di razza.

Bianca Berlinguer, nominata nel 2009, aveva il compito di "pidizzare" il tg3, di renderlo cioè fedele organo di informazione del Pd, l'impresa è riuscita in pieno. Quel telegiornale è diventato infatti il più fazioso della Rai. Non mi piaceva prima, ricordo servizi "pessimi" su Rivoluzione Civile e uno spazio assai sottostimato rispetto a quel che la par condicio avrebbe dovuto garantire, non mi piacerà neanche adesso che la Berlinguer non c'è più. Ma il suo tempo era finito. La "pidizzazione" non basta più. È giunto il tempo della "renzizzazione" e la Berlinguer non dà garanzie sufficienti. Allora, in perfetto stile Rai, ecco arrivare l'ordine dal governo.

Non intendo in alcun modo riabilitare Berlusconi, ma quello che tutti ricordano come l'editto bulgaro contro Santoro, Biagi e Luzzatti, non fu altro che rendere pubblico qualcosa che in precedenza (e anche successivamente) avveniva in maniera occulta.

Sono molto preoccupato, invece, dei motivi che avrebbero indotto Renzi a sostituire Bianca Berlinguer: serve un Tg3 chiaramente orientato verso il sì al referendum costituzionale, un appuntamento al quale, come sappiamo, il premier tiene particolarmente per aver puntato un "all in" della sua carriera politica. E serve convincere il popolo della sinistra, che in questo momento a maggioranza sarebbe orientato verso il no, della bontà del sì.

Francamente, non mi ero accorto che il Tg3 fosse orientato verso il no. E neanche che mantenesse equilibrio tra le posizioni. Ma evidentemente non basta. Serve un tg militarizzato e blindato. Ci aspetta un brutto periodo. Sono convinto che questa riforma sia peggiore perfino di quella di Berlusconi. E se a essa è legato anche il futuro del premier la valenza diventa doppia. Ma riusciremo, noi del no, a far conoscere le nostre ragioni ai cittadini attraverso il servizio pubblico? Ne dubitavo prima, ne dubito ora assai più fortemente.

Tratto da: huffingtonpost.it

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