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emmanuel mat sav jovdi Andrea Braconi
Tra i messaggi anche quelli di AntimafiaDuemila, la Casa di Mattoni, Mus-E, esponenti politici, sindacali e dell'associazionismo. Dal Csoa Officina Trenino riflessione sugli ambienti neofascisti.

Tanto abbiamo scritto sull'omicidio di Emmanuel. E tanto continueremo a scrivere, al contrario di chi ritiene che, passata l'onda emotiva, ogni giornalista tenda a mettere nel cassetto temi come quelli trattati in queste frenetiche giornate.

Non sarà così. E, per noi, non potrebbe essere altrimenti. Ricostruiamo, quindi, l'ennesimo quadro delle dichiarazioni e delle riflessioni raccolte in rete o pervenute alla nostra redazione.

SERGIO MATTARELLA, PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA
Questa la nota pubblicata dalla Presidenza della Repubblica: “Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, addolorato dal gravissimo episodio di intolleranza razziale che è costato la vita al rifugiato nigeriano Chidi Nnamdi, ha chiesto al Prefetto di Fermo di esprimere alla vedova, signora Chinyery, la sua piena solidarietà e di prestarle ogni necessaria forma di assistenza”.

ROBERTO SAVIANO
“Potrei puntare il dito - ha rimarcato lo scrittore sulla sua pagina Facebook - sui responsabili morali dell'odio che ha portato alla morte di Emmanuel Chidi Namdi, il nigeriano di 36 anni ucciso a Fermo. Picchiato a morte per aver osato difendere sua moglie da vili offese.

Potrei dirvi che non è solo Amedeo Mancini l'assassino, potrei dirvi che a uccidere Emmanuel è tutto quello che Mancini rappresenta, tutto l'odio e il rancore che come una spugna, in questo Paese infelice, ha assorbito.

Potrei dirvi tante cose, ma non lo faccio perché, sapete, ciascuno di noi è responsabile delle proprie azioni, dei propri pensieri e dei propri sentimenti.

Se odiate siete certo facili prede di strumentalizzazioni, ma siete comunque responsabili del vostro odio, dell'odio che portate nelle vostre vite e che insegnate ai vostri figli.

Emmanuel Chidi Namdi e sua moglie Chinyery erano scappati dalla Nigeria, in fuga dai terroristi di Boko Haram. Avevano perso una figlia e tutti e quattro i loro genitori. Morti tutti tranne loro. Emmanuel Chidi Namdi e Chinyery erano arrivati in Italia attraverso la Libia e durante la traversata Chinyery, che era incinta, ha abortito.

Che tragedia.

Queste sono le storie degli immigrati. Storie che non vogliamo nemmeno sentire. Chi viene in Italia non è "gente che vuol toglierci il lavoro", ma persone come noi, cazzo! Come noi.

La vita è più complessa di come ve la raccontano politici imbonitori, cialtroni e ignoranti come Salvini e i suoi compari leghisti. Vi trattano come bestie, vi riempiono di rancore e odio, scrivono post indegni contro gli immigrati, danno interviste abominevoli riportando falsità al solo scopo di seminare odio. Hanno bisogno, per sopravvivere, tanto sono nullità, di dirvi con chi prendervela, così che non vi venga in mente di prendervela con loro, per la loro incapacità.

Vi trattano come bestie, ma se poi voi trattate gli altri come bestie, la colpa non è di quei cialtroni, ma solo vostra che non riuscite a dire basta”.

LORENZO CHERUBINI (JOVANOTTI)
Ragazzi vengo subito al punto: il razzismo è uno schifo. Il razzismo è il peggio del peggio di cui è capace l'essere umano. Fa schifo. Puzza. Il razzismo è merda, il razzismo è stupido, è pavido, il razzismo è malattia mentale, è infettivo, è pigro, è svogliato, è poco intraprendente, cerca la protezione dei propri simili perché è insulso, è ignorante, è comodo, è vigliacco. I leader politici che legittimano i pensieri e i comportamenti razzisti si prendono una grossa responsabilità civile di fronte alla storia ma poi ognuno deve rispondere delle proprie azioni, è comodo prendersela sempre con qualcun altro. Ultra? Che significa ultrà? Perché i mezzi di informazione usano questa parola poco precisa e vagamente assolutoria, come se fosse una cosa da ragazzi un po' agitati ? Come se ci fosse di mezzo il tifo calcistico, ma che c'entra? Io se sento dire ultrá mi confondo, ultrá non è un'idea, è un recinto troppo vago, accontenta tutti, "quello è un ultra allora non mi riguarda, è malavita ordinaria" viene da pensare, e invece il razzismo ha tante facce, a volte anche molto presentabili e fotogeniche. Quello che provo dopo un omicidio di stampo razzista come quello di ieri lungo le strade di una cittadina come la mia è un sentimento più complesso, che ha radici nella povertà di visioni, nella paura antica del diverso, nel complesso di inferiorità nei confronti di un mondo che comunque ha il coraggio di mettersi in marcia, di prendersi dei rischi veri, sapendo che sarà discriminato, che ci saranno battute, battute di spirito e battute di caccia. Il razzismo esiste, non si può fare finta, bisogna ripartire dai fondamentali, è necessario parlarne ai bambini, raccontargli che il mondo deve poter essere un luogo libero per le persone. Le frontiere non sono una conquista, abbatterle lo è.

Non mi piace l'Italia del sorrisino stampato in faccia quando si parla di razzismo, quella del tanto peggio tanto meglio, quella che generalizza, quella che minimizza le questioni, quella che si divide sempre su tutto, quella sempre con il dito puntato, quella qualunquista, quella che usa due o tre aggettivi per definire le cose e gli stati d'animo. Quella che nella politica di sfoga, in rete si sfoga, per strada si sfoga, di fronte a ciò che non riesce a capire si sfoga, si sfoga sempre, ha sempre bisogno di sfogarsi, ma che cazzo c'è da sfogare? La rabbia, la frustrazione, la difficoltà a immaginare un futuro e ad immaginarsi nel futuro non si risolve "sfogandosi", questo di sicuro, ma anzi è sempre peggio. Il razzismo è un pensiero al ribasso, è una vita al ribasso, rasoterra, sottoterra, un inferno. Il voto dei razzisti fa comodo a qualcuno, ma un paese dove serpeggia il razzismo produce morte e dolore.

Si può sempre fare qualcosa però, ognuno, insegnare ai bimbi partendo dal linguaggio e dalle storie, cercare storie, non generalizzare. Non esistono bianchi e neri, esistono persone, culture, problemi, risorse, talenti, lingue, storie. Non siamo tutti uguali, siamo tutti diversi, e questa è solo una cosa positiva.

Ma perché la diversità non incuriosisce? Perché la varietà, la diversità non vengono vissute come un dono a se stessi e agli altri?

Riposa in pace Signor Emmanuel Chidi Namdi, e hai fatto bene a tentare di difendere la tua donna dagli insulti di una razzista, hai tutta la mia ammirazione.

Ciao, scusate lo "sfogo".

AMNESTY INTERNATIONAL
“Fa rabbrividire il fatto che un uomo, scampato insieme alla sua fidanzata al terrore di Boko haram in Nigeria abbia trovato la morte in Italia, per mano di un aggressore spinto da motivi di odio razziale - ha dichiarato il Presidente di Amnesty International Italia Antonio Marchesi - . L'assassinio di Emmanuel Chidi Namdi ricorda quello del 1989 di Jerry Masslo, a sua volta fuggito dalla persecuzione, in quel caso dell'apartheid del Sudafrica, e ucciso a Villa Literno.

Da allora, in quei 27 anni, in Italia nulla pare cambiato. Anzi: espressioni xenofobe e razziste trovano sempre più spazio nei luoghi e nei discorsi istituzionali, nei titoli e nei contenuti di non pochi articoli e soprattutto in quella terra di nessuno che è l'ambiente online, dove ormai il vocabolario dell'odio è pratica quotidiana, assurdamente spacciato e rivendicato per libertà d'espressione. Il tutto accompagnato, non poche volte, da distinguo, giustificazioni, minimizzazioni e dal mancato riconoscimento del movente d'odio.

C'è da augurarsi che la condanna e l'indignazione, una volta tanto unanimi e non selettive, che l'omicidio di Emmanuel Chidi Namdi ha suscitato producano un cambiamento profondo e duraturo, spingano i seminatori di odio a riflettere sulle loro responsabilità e consentano alle voci dell'accoglienza di prevalere su quelle dell'intolleranza".

ANTIMAFIADUEMILA
“Quanto è accaduto a Fermo - hanno scritto i giornalisti del quotidiano online nato a Sant'Elpidio a Mare - chiama in causa tutti in prima persona. La tragica morte di Emmanuel Chidi Nnamdi, scampato alla violenza terroristica di Boko Haram insieme all'amata moglie Chimiary, morto per mano di un ultrà fermano, non può che interrogarci su quale accoglienza siamo in grado, come comunità locale, di offrire a coloro che dai barconi approdano in terra marchigiana. [...] AntimafiaDuemila: nata per dare voce e contributo di verità alle ingiustizie perpetrate dalle mafie, non può rimanere sorda di fronte alla tragedia nata dalla violenza, dalla prevaricazione, dall'odio di cui la mentalità mafiosa si nutre (indipendentemente dalle differenze di cultura e religione) improvvisamente esplosi nel nostro territorio. Di fronte ai quali tutti sono chiamati a reagire, a restare umani per non diventare complici”. (QUI L'ARTICOLO COMPLETO)

MERY MARZIALI, PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE PARI OPPORTUNITÀ TRA UOMO E DONNA DELLA REGIONE MARCHE
“Le Marche e con esse Fermo, sono da sempre una terra che ha fatto dell'accoglienza e dell'integrazione un modo di essere e di vivere quotidiano. La cultura della violenza non ci appartiene e non ci apparterrà mai. Quanto accaduto ci procura immenso dolore ma ci da la forza per proseguire ogni possibile battaglia per difendere i diritti di ogni essere umano." Parole queste della Presidente, Mery Marziali, che in una nota esprime la vicinanza di tutta la Commissione alla famiglia di Emmanuel e ai cittadini fermani.

Nell'esprimere la sua vicinanza e quella di tutta la Commissione alla compagna di Emmanuel e ai cittadini fermani, la Marziali ringrazia anche Don Vinicio Albanesi, Presidente della Comunità di Capodarco, “una realtà che da più di cinquant'anni si adopera per aiutare gli altri”.

LE EDUCATRICI E GLI EDUCATORI DELLA CASA DI MATTONI
“Tutti i giorni accogliamo giovani migranti che come Emmanuel e Chimiary sognano un futuro migliore, tutti i giorni siamo impegnati a supportare i nostri ragazzi nel loro percorso di crescita ed integrazione, spesso duro e pieno di ostacoli da superare.

Ci facciamo carico dei loro traumi e delle loro sofferenze e ogni giorno ci chiediamo se mai riusciremo, anche solo con il nostro operato, a guidarli verso una vita felice e dignitosa. Spesso ci domandiamo se mai potranno lasciarsi alle spalle e cancellare le tante violenze subite.

Oggi ci siamo posti un'altra domanda, come possiamo preservarli dall'intolleranza e il razzismo che striscia sotto i nostri occhi e bussa alle nostre porte?

Come possiamo introdurli in una comunità che riserva loro insulti e disprezzo? A cosa serve il nostro intervento educativo?

Ci interroghiamo con il rammarico e la consapevolezza che queste pratiche sono ormai diffuse, tollerate e legittimate dalle istituzioni quando non apertamente propagandate da alcuni rappresentanti istituzionali. Ed è alle stesse istituzioni, ai vari rappresentanti politici locali e non, allo stesso ministro Alfano, che a breve visiterà Fermo, che giriamo queste domande. Non siamo nuovi ad episodi di questo genere: sempre a Fermo, negli anni scorsi, Kadar e un suo amico somalo furono inseguiti al grido di 'sporchi negri' e allo stesso Kadar fu spaccata la testa, Mustafà e Avdyl furono uccisi dal proprio datore di lavoro per aver preteso la paga che gli spettava. Siamo soliti definire la nostra struttura una comunità aperta, aperta al territorio, a chi lo vive e a chi vuol condividere ed accogliere. La porta della nostra comunità è sempre aperta, dovremmo forse iniziare a chiudere porte e finestre e a costruire muri e recinzioni per difenderci? La risposta è no, perché noi 'restiamo umani' e continueremo a guidare i nostri ragazzi verso l'unica strada possibile, che si fonda sull'amore, la reciprocità, la non violenza”.

MUS-E DEL FERMANO
“Fuggire da Boko Haram, rischiare la vita in una traversata che possiamo soltanto lontanamente immaginare cosa possa significare in termini di sofferenza, ed arrivare a Fermo per trovarvi la morte… Questo è quanto accaduto a Emmanuel, profugo nigeriano poco più che trentenne, in queste ore, a seguito di un diverbio degenerato poi in uno scontro fatale.

Un triste, drammatico epilogo, frutto dell’ignoranza e della violenza, che ci fa però capire quanto ancora ci sia da lavorare per costruire un contesto sociale civile, tollerante, rispettoso delle libertà di tutti.

Libertà di avere un colore della pelle diverso, una cultura diversa o una diversa religione.

Da anni, come Mus-e del Fermano, di cui Don Vinicio Albanesi è presidente onorario, ci impegniamo quotidianamente a lavorare nelle scuole dove forte è la presenza di bambini stranieri per contribuire a creare un clima di conoscenza e reciproco rispetto tra gli alunni attraverso laboratori didattici che fanno dell’arte il punto cruciale. I bambini, di tutte le etnie, riescono a dialogare, a capirsi e ad entrare in sintonia tra di loro. I grandi, purtroppo, lo sappiamo, fanno molta più fatica.

Tutti noi di Mus-e del Fermano, insieme a Mus-e Italia, ci stringiamo alla compagna di Emmanuel, e a tutti coloro che piangono questa morte assurda. Quello che mi sento di poter garantire, a nome dell’associazione, è l’impegno a proseguire il nostro lavoro nelle scuole, nella consapevolezza che è lì, coltivando la conoscenza ed il rispetto reciproci tra i più piccoli, che si può costruire un futuro di pace e solidarietà”.

ASSOCIAZIONE ALOE
“Il sangue non è indio, polinesiano o inglese. Nessuno ha mai visto sangue ebreo, sangue cristiano, sangue musulmano, sangue buddista . Il sangue non è ricco, povero o benestante. Il sangue è rosso. Disumano è chi lo versa. Non chi lo porta”. Partono da questa poesi del camerunense Ndjock Ngana i rappresentanti dell'associazione Aloe per ribadire concetti che, manifestazione dopo manifestazione, continuano a diffondere attraverso la loro attività, dentro e fuori il territorio fermano.

“Siamo fermamente convinti che solo attraverso l'istruzione, l'informazione, lo scambio, la conoscenza profonda dell'altro, si possono abbattere quelle barriere che ci impediscono di vedere il diverso come un nostro fratello. Barriere che creano mostri, mostri che generano violenza. Una violenza dalla quale prendiamo le più ampie distanze e che condanniamo con fermezza.

Le nostre più sentite condoglianze vanno alla signora Chimiary per la sua perdita. A lei ci sentiamo di dire che nel nostro piccolo continueremo a diffondere i valori della solidarietà e del rispetto reciproco attraverso le nostre iniziative, perché vogliamo credere fino alla fine in una società che sa amare e accogliere”.

LE LAVORATRICI ED I LAVORATORI DELLA PROVINCIA DI FERMO
“Le lavoratrici ed i lavoratori della Provincia di Fermo e degli uffici decentrati della Regione Marche - scrive Umberto Perosino - condannano nella maniera più ferma e convinta l’assassinio razzista di Emmanuel Chidi Namdi e si uniscono al dolore della compagna e della intera comunità di Capodarco.

Razzismo e fanatismo integralista sono due forme aberranti di quel tumore sociale che ha un’origine ben precisa che si chiama intolleranza e che prospera e cresce laddove l’ignoranza regna.

Ognuno di noi ha il dovere di contrastare con la Ragione, la Tolleranza ed il Rispetto per gli altri e soprattutto per la vita umana per evitare che queste forme tumorali sociali si propaghino fino a diventare irreversibili.

Rabbia, angoscia, disgusto non bastano più occorre una forte mobilitazione di tutte le coscienze”.

ASSOCIAZIONE ZEROGRADINIPERTUTTI
“Partecipare alle sofferenze di chi è stato prima umiliato e poi ucciso - scrivono il Presidente Saverio Verone e il Direttore Pasqualino Virgili - non solo è un atto civile ma, va oltre. Si associa ai nostri valori per cui lottano, cioè i diritti della disabilità. La società che noi manifestiamo di edificare è una sociètà inclusiva, cioè dove tutti gli uomini possono vivere in armonia e che i diritti civili e umani siano riconosciuti.

Emmanuel Chidi Namdi, 36 anni, era arrivato dalla Nigeria meno di un anno fa insieme a Chimiary, la moglie 24enne. Qui ha trovato insieme all’accoglienza anche la morte a cui era sfuggito nel suo Paese e durante il drammatico viaggio attraverso il deserto ed il mare.

Noi tutti rifiutiamo e condanniamo con forza il razzismo strisciante che si sta insinuando nel nostro territorio, che ritroviamo nei discorsi infarciti di luoghi comuni e di bugie propalate a reti unificate e nei social network da una certa politica e che si nasconde nel disagio di una situazione economica senz’altro difficile ma che non giustifica in alcun modo atti di violenza di tale ferocia e stupidità.

Chiediamo alle forze dell’ordine che facciano giustizia individuando e condannando ad una severa punizione chi si è reso protagonista di questo doloroso fatto.

Ci associamo inoltre a chi chiede siano messe in atto iniziative, non ultimo un consiglio comunale aperto alla cittadinanza, di sostegno e solidarietà alle associazioni di volontariato.

Auspichiamo infine un rinnovato impegno nelle scuole di ogni ordine e grado affinché le nuove generazioni crescano nel rifiuto del razzismo ed edifichino una sociètà inclusiva dove tutti gli uomini possono vivere in armonia dove i diritti civili e umani sono riconosciuti a tutti.

La nostra è sempre stata una terra accogliente e di pacifica convivenza e ci adopereremo perché resti tale”.

CSOA OFFICINA TRENINO
Riguardo ai presunti assassini, scrivono dal centro sociale sangiorgese, “uno dei due è legato a doppio filo con l’estrema destra, lo ricordiamo in prima fila al tentativo di comizio di Matteo Salvini a Porto San Giorgio, lo conosciamo anche come personaggio tollerato negli ambienti della curva fermana. Si sa come vanno le cose oggi, due braccia forti e una voce in più per un coro, fanno sempre comodo, non importa se sei nazista, questa non è più una pregiudiziale, almeno nell’ambiente fermano dello stadio di oggi. La narrazione lo vuole anche sotto il palco lo scorso anno, esultante per l’elezione dell’attuale giunta fermana: in quell'occasione esultarono un pò tutti, sia a destra, sia a sinistra, ma questa è un'altra storia”.

Poi un passaggio sull'ambiente neofascista fermano. “È relativamente giovane, ma perfettamente integrato nel tessuto sociale della città: c'è una sede studentesca a Fermo e forti legami con Ascoli, un manipolo di 'bravi' ragazzi utili all’ipocrisia di chi ora si sveglia di colpo e dice che 'qui', queste cose non devono accadere e anzi, non sono mai accadute. Ne siamo sicuri? Non serve un libro di storia per ricordare Kadar a cui fu spaccata la testa dopo essere stato apostrofato come 'sporco negro', sempre a Fermo e da un gruppo di ultrà; e come dimenticare Mustafà e Avdyl, che furono uccisi dal proprio datore di lavoro, imprenditore fermano, per aver preteso la paga che gli spettava. Senza contare le intimidazioni ai danni di studenti e militanti passate in sordina come ragazzate, mezze risse o come dice oggi il sindaco di Fermo: 'frizioni, tensioni e umori tra fazioni che nella nostra città non esistono'. L'omicidio del 5 Luglio, rappresenta il prodotto di questo atteggiamento di tolleranza verso la xenofobia, uno stomachevole perbenismo verso il razzismo, che ormai non è più il cuore pulsante solo delle zone periferiche metropolitane o dei grandi agglomerati urbani, ora tutto questo appartiene anche alla nostra tranquilla provincia, ora sono qui. Ma ci siamo anche noi, che lottiamo per restare umani”.

MOVIMENTO CINQUE STELLE FERMO
“Il gruppo di Fermo del movimento 5 stelle si stringe intorno alla famiglia del Sig.Emmanuel.

Condanniamo ogni forma di violenza in nome di qualsivoglia idea politica, religiosa, etnica o sessuale.

Chiediamo a tutte le forze politiche, civili e religiose di guardare alla gravità dell'accaduto prendendone spunto per unirci nel prevenire episodi del genere frutto di una erronea cultura dello straniero. Chi fugge dalle guerre, spesso allestite proprio per interessi dell'occidente, deve essere accolto e aiutato ad iniziare una nuova vita nel rispetto della vita stessa, della libertà di pensiero, di parola e dignità in quanto essere umano.

Ma l'integrazione non può essere intesa come disequilibrio di attenzioni tra cittadini italiani e migranti.

Fermo e i suoi cittadini sono da sempre stati fonte di ispirazione per altruismo, accoglienza e disponibilità e come tale vogliamo manifestarci ed essere rappresentati”.

JESSICA MARCOZZI, CONSIGLIERE REGIONALE DI FORZA ITALIA
“Quando accaduto nella nostra Fermo è sconvolgente e straziante: una vita spezzata a causa di una riprovevole violenza a sfondo razzista. La violenza, qualsiasi sia la sua forma e matrice, va condannata. A Chimiary, moglie di Chidi Namdi Emmanuel, le più sentite condoglianze. Ripongo nella magistratura e nelle forze dell’ordine massima fiducia affinché prevalgano giustizia e verità”.

PAOLO NICOLAI, SEGRETARIO PROVINCIALE DEL PARTITO DEMOCRATICO
”La storia del Fermano ci dice che esso è il luogo dell'accoglienza, qui hanno trovato rifugio profughi, ebrei e prigionieri di guerra, con la popolazione locale che ha offerto loro sempre un sostegno gratuito e incondizionato. Ciò che è accaduto oltre a rattristarci ci sembra quasi irreale perchè un episodio di razzismo e di violenta follia come questo non avremo mai potuto immaginare che si verificasse a Fermo. Quanto è avvenuto è sicuramente un campanello d'allarme. La reazione di quanti a livello nazionale, non da oggi, vogliono rispondere con il razzismo al complesso e doloroso fenomeno dell'immigrazione forse incomincia a produrre frutti pericolosi anche nella nostra città e nel Fermano. Senza entrare nella dinamica dei fatti, a quello penserà la magistratura, occorre elevare il livello culturale della solidarietà e dell'accoglienza; serve un impegno maggiore del mondo politico, delle istituzioni, degli Enti e dei rappresentanti dello Stato sul territorio, ma anche della società civile e le numerose associazioni culturali e umanitarie che da sempre animano il Fermano. Non può più accadere che un rifugiato politico, sfuggito nel suo paese alla violenza terroristica di Boko Haram, possa trovare la morte nella città che avrebbe dovuto proteggerlo e che aveva tutte le condizioni, la storia e le tradizioni per farlo. Proponiamo quindi una riflessione collettiva sia attraverso un Consiglio Comunale aperto, dove anche i cittadini possano dare un loro contributo per proporre percorsi che creino gli anticorpi ideali contro il razzismo, sia con manifestazioni che portino in piazza lo sdegno e la ferma condanna di tutto il territorio. E' un momento nel quale serve la sensibilità degli attori sociali, politici ed economici di tutto il territorio. Questo non solo per commemorare la vittima di questo triste episodio, ma per elevare il livello di civiltà e la qualità della vita della nostra comunità che lo merita profondamente e ha sempre dimostrato che i valori più importanti sono quelli che vengono da lontano e cioè il rispetto della persona, i diritti umani, la solidarietà e l'accoglienza. Alimentare questi valori significa creare i presupposti per un futuro migliore”.

GIUSY MONTANINI, SEGRETARIA GENERALE FIOM-CGIL FERMO
“La morte di Emmanuel ci addolora profondamente e ci interroga su quale trasformazione oggi è in atto, a Fermo come nel resto del paese. Il malessere, la crisi, la paura del futuro sempre più diviene terreno fertile per coltivare odio, razzismo, intolleranza nei confronti dell’altro.

Ma chi è l’altro? Alcune forze politiche impunemente alimentano questi sentimenti, troppo spesso le istituzioni preposte all’ordine pubblico e alla difesa della legalità, sottovalutano segnali inquietanti ed atti violenti, troppo poco contrastiamo atteggiamenti aggressivi e sproloqui sul fenomeno immigratorio, si tollera l’intollerabile.

Questo grave e drammatico episodio segue una serie di azioni violente contro quei parroci che accolgono i rifugiati, avviene dopo un altro terribile avvenimento sempre nella nostra città, l’uccisione di due lavoratori da parte del loro datore di lavoro. La prossima settimana ci sarà una grande manifestazione in piazza, promossa dalle forze politiche, sindacali, da decine e decine di associazioni, ma non basta.

Giorno per giorno nei luoghi di lavoro, nei locali pubblici, nei supermercati, in ogni dove, deve scattare l’indignazione al primo accenno di razzismo, si devono contestare le menzogne, i luoghi comuni, il sentito dire. Giorno per giorno deve crescere l’idea che l’ingiustizia non ha colore, non ha nazione e l’ingiustizia e le diseguaglianze si combattono con la solidarietà, con la fratellanza, con la condivisione. Non possiamo col silenzio e l’indifferenza diventare complici della violenza. Vogliono e alimentano la guerra tra poveri, tutti quelli che dall’ingiustizia sociale traggono vantaggi e profitti. Non cadiamo in questa trappola, fermiamoli”.

Tratto da: informazione.tv

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