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ingroia-antonio-big6di Giuseppe Pipitone - 14 gennaio 2015
Ieri in commissione Antimafia il capo della procura laziale Alberto Pazienti aveva escluso nettamente un collegamento tra la morte dell’urologo e l’operazione alla prostata di Provenzano. “Dimentica che il periodo di permanenza di Provenzano a Marsiglia è compatibile con quello in cui Attilio si assentò dall’ospedale Belcolle” dice l’avvocato della famiglia

“Il procuratore di Viterbo non sa di cosa parla”. È lapidario Antonio Ingroia, ex procuratore aggiunto di Palermo e oggi avvocato della famiglia di Attilio Manca, l’urologo di Barcellona Pozzo di Gotto, trovato morto nel suo appartamento di Viterbo l’11 febbraio del 2004. Ieri la Commissione parlamentare Antimafia ha ascoltato la deposizione di Alberto Pazienti, procuratore di Viterbo dal 2008, e cioè quattro anni dopo che Manca venne trovato cadavere nel suo appartamento.

Avvocato Ingroia, Pazienti ha detto che l’unica cosa certa in questa storia è rappresentata dal fatto Manca non può aver operato Bernardo Provenzano a Marsiglia. Neanche il minimo dubbio da parte del procuratore che è titolare delle indagini sul caso Manca: come mai?
Semplicemente non sa di cosa parla. L’unica cosa che mi viene da dire spontaneamente è che se il procuratore di Viterbo avesse avuto nelle indagini sul caso Manca, la stessa determinazione che usa per escludere i contatti tra l’urologo e Provenzano, oggi forse non parleremmo di un delitto irrisolto.

Pazienti però dice che dal punto di vista processuale i rapporti tra Manca e Provenzano sono del tutto inesistenti.
Il procuratore dimentica che, come appurato dalle indagini della procura di Palermo, il periodo di permanenza di Provenzano a Marsiglia fu più esteso dei giorni del ricovero. E che in alcuni di quei giorni è certificata l’assenza di Manca dall’ospedale di Viterbo.

Quindi le date in cui il boss era a Marsiglia sono compatibili con quelle in cui Manca si assentò dall’ospedale Belcolle di Viterbo?
Senza dubbio. In più bisogna ricordare la telefonata di Attilio alla madre nell’ottobre del 2003, quando spiegava di trovarsi in Francia per assistere ad un’operazione. Ma sono molteplici i punti oscuri della vicenda, tralasciati dalla procura di Viterbo: a cominciare dalle condizioni del cadavere, non certo compatibili con una semplice overdose.

Perché la procura di Viterbo non ha mai voluto indagare sulla pista mafiosa?
Questo non lo so ma è una vicenda anomala da ogni punto di vista. Dalla relazione della mobile, firmata dal dirigente Salvatore Gava, oggi condannato in via definitiva per falso, che nega l’assenza di Manca dall’ospedale nei giorni in cui Provenzano era a Marsiglia. Eppure i registri di presenza del Belcolle dicono esattamente il contrario. E’ anomalo anche che un pm, cioè Renzo Petroselli, chieda e ottenga l’esclusione della parte civile nel processo contro Monica Mileti, e poi indaghi per calunnia l’avvocato della famiglia.

Ieri al processo Borsellino Quater, il pentito Stefano Lo Verso ha rivelato di essere in possesso di una statuetta, raffigurante la Madonna, che gli era stata donata da Provenzano di ritorno dalla Francia. Il collaboratore ha detto che quella statuetta potrebbe aiutare i magistrati a riaprire il caso Manca: cosa succederà ora?
Dovrei capire meglio di che statuetta parla Lo Verso. Certo il collaboratore può essere sentito sia dalla procura di Viterbo, competente per l’omicidio, che da quella di Roma, che ha aperto un fascicolo sulla vicenda, seppur senza ancora ipotizzare reati. Anche la procura di Palermo potrebbe interrogare di nuovo Lo Verso, dato che è competente per le indagini sulla latitanza di Provenzano.

La madre di Attilio, Angela Manca, ha lanciato un appello a Pietro Grasso: “Potrebbe sapere la verità” ha detto. Si tratta del presidente del Senato, da oggi presidente della Repubblica supplente, tra i principali candidati alla successione di Napolitano. Come valuta le parole della signora Manca?
Non posso che associarmi alle sue parole, e sperare che l’appello a Grasso abbia più fortuna rispetto al passato, quando il destinatario del messaggio della famiglia Manca era Napolitano.

Il procuratore Pazienti però ha spiegato che, un mese dopo il suo insediamento al vertice della procura di Viterbo, fu chiamato dal Quirinale proprio per avere notizie sul caso Manca, dopo le sollecitazioni della famiglia.
E infatti non mi sembra che sia arrivata dalla procura laziale una qualche verità sull’omicidio di Attilio Manca.

Anche Grasso, però, da procuratore nazionale antimafia disse di non credere ad un collegamento tra Provenzano e Manca.
Lo so, infatti la mia era una battuta.

Tratto da: loraquotidiano.it

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