Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

renzi-belusconi-parlamentodi Marco Travaglio - 27 dicembre 2014
L’altro giorno, fra le notizie in breve, i giornali hanno riferito dell’arresto a Podgorica (Montenegro) di Massimo Romagnoli, 43 anni, e di due suoi presunti complici romeni, per ordine del procuratore distrettuale di New York Preet Bhararaa, al termine di un’indagine della Dea, l’agenzia statunitense antidroga. Le accuse vanno dal terrorismo internazionale alla cospirazione al traffico d’armi per la vendita, fra l’altro, di lanciamissili e mitragliatori ai terroristi colombiani delle Farc (con tanto di certificati d’acquisto fasulli per far passare la merce alla dogana). L’aspetto avvincente dell’operazione è che Romagnoli è stato dal 2006 al 2008 un deputato italiano, ovviamente di Forza Italia, nonché responsabile del gruppo degli europarlamentari forzisti e sei anni fa, scaduto il mandato, l’allora ministro degli Esteri Franco Frattini lo inserì nel direttivo della Conferenza dei giovani italiani nel mondo; nell’aprile scorso infine Romagnoli fu promosso sul campo vicepresidente del Club Italiani nel Mondo e membro del Comitato di presidenza di Forza Italia in Sicilia, presentato da Silvio B. in persona. E in Sicilia si candidò alle elezioni Europee di fine maggio, mancando di un soffio l’elezione a Bruxelles. Nello stesso mese, nei ritagli di tempo della campagna elettorale, Romagnoli avviava – secondo le intercettazioni durate fino a ottobre – un fruttuoso traffico d’armi e veniva immortalato dalle telecamere della Dea mentre riceveva agenti sotto copertura travestiti da acquirenti delle Farc e mostrava loro i cataloghi aggiornati di mitra, pistole, lanciarazzi e bazooka da spalla ultimo modello. Ora è in mano all’Interpol e attende l’estradizione negli Usa: rischia da 15 anni all’ergastolo. Il Palmarès di Forza Italia si arricchisce così di nuovi reati finora inesplorati dai pur versatili leader e rappresentanti del partito. Come dice Daniele Luttazzi, “per Berlusconi & C. il codice penale è un catalogo di opzioni”. Infatti la collezione, già ricca di concorsi esterni in mafia, camorra e ‘ndrangheta, favoreggiamenti mafiosi e non, corruzioni giudiziarie e non, concussioni, finanziamenti illeciti, frodi fiscali, appropriazioni indebite, peculati, truffe, bancarotte fraudolente, falsi in bilancio (alla memoria), persino lenocini minorili, era finora sprovvista di traffici d’armi e reati eversivi. Romagnoli ha finalmente colmato la lacuna.

Ora, che si sappia, per completare l’album azzurro mancano solo la rapina a mano armata, lo scippo, il taccheggio e l’abigeato. La notizia, opportunamente ridotta in dimensioni lillipuziane e tenuta a debita distanza dalle cronache politiche, è apparsa sui giornali il 19 dicembre: insieme a quella del vertice fra il sottosegretario renziano Luca Lotti e l’ambasciatore berlusconiano Denis Verdini (titolare di quattro rinvii a giudizio, dunque molto titolato) per scegliere un presidente della Repubblica “condiviso”, dunque Nazareno. Anzi, Lazzarone. Renzi ha poi spiegato che B. “è stato decisivo nel votare convintamente nel 1999 Ciampi e nel 2013 Napolitano: non vedo alcun motivo per cui dovrebbe star fuori stavolta”. Gliene suggeriamo qualcuno noi, di motivo. Nel 1999 e nel 2013 B. era un parlamentare incensurato, ora invece è decaduto in quanto pregiudicato. Nel 1999 B. era il leader del primo partito di opposizione in un sistema bipolare e votò Ciampi “gratis”: il centrosinistra non aveva bisogno dei suoi voti. Oggi, in un sistema almeno tripolare, è il leader di mezza FI che nei sondaggi non supera il 15%, alla pari con la Lega e molto sotto i 5Stelle. Ma soprattutto oggi FI ha il suo capo ai servizi sociali, il suo ideatore Dell’Utri in galera per mafia, il suo boss campano Cosentino in carcere per camorra, una trentina fra condannati, imputati e inquisiti in Parlamento (per non parlare degli ex, tipo Previti e Romagnoli).
Siccome Renzi invoca “il Daspo per i politici che rubano”, cosa gli manca per escludere quest’associazione a delinquere dalla scelta del prossimo capo dello Stato? La rapina in banca, lo scippo, il taccheggio e l’abigeato tutti insieme, o gli basta uno dei quattro?

Tratto da: Il Fatto Quotidiano del 27 dicembre 2014

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos