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travaglio-marco-c-sfdi Giuseppe Pipitone - 5 dicembre 2014
“L’intervento esplicito del Colle è una vergogna”. Il condirettore del Fatto Quotidiano intervistato sull’imminente nomina del nuovo capo dei pm palermitani: “La lettera di Marra al Csm è una cosa mai successa: un principio ad procuram”
Guido Lo Forte? “Sarebbe il migliore, e per questo non sarà mai procuratore capo di Palermo”. Franco Lo Voi? “Nominare lui sarebbe uno scandalo”. Il Csm? “E’ ormai una sorta di ministero, altro che autogoverno dei magistrati”. I rapporti Quirinale-magistratura? “Una vergogna senza pari”. Parola di Marco Travaglio, condirettore del Fatto Quotidiano, attento osservatore delle dinamiche giudiziarie siciliane. Prima di Natale, infatti, il Csm dovrebbe scegliere chi tra Franco Lo Voi, Guido Lo Forte e Sergio Lari, sarà il nuovo procuratore capo di Palermo, poltrona vuota dal primo agosto. “C’è stato un’intervento esplicito del Quirinale per indirizzare i lavori del Csm su quella nomina” dice Travaglio.

Intendi la lettera arrivata dal Quirinale alla fine di luglio?
Esattamente. Una lettera firmata dal segretario generale Donato Marra, che aveva appena finito di testimoniare al processo Trattativa, dove aveva parlato delle lettere inviate per inseguire il famoso coordinamento delle  procure tanto gradito a Nicola Mancino.

La lettera di Marra indicava al Csm di seguire un criterio cronologico nella varie nomine: prima bisognava riempire i posti vacanti da più tempo.
Una cosa mai successa, totalmente inventata, un principio ad procuram potremmo dire, dato che l’effetto è stato quello di lasciare uno degli uffici giudiziari più esposti del Paese senza guida per mesi. Con l’unico obiettivo di bloccare la nomina di Lo Forte: che infatti col vecchio plenum del Csm sarebbe stato eletto quasi certamente; ora è fuori gioco.

Cosa avrebbe dovuto fare Palazzo dei Marescialli?
Il Csm avrebbe dovuto drizzare la schiena nominando subito il procuratore meno gradito al Quirinale. Avrebbe dovuto riaffermare la propria indipendenza, invece ha riaffermato il proprio servilismo. Altro che organo di autocontrollo, di indipendenza della magistratura dagli altri poteri dello Stato: il Csm è ormai una specie di sottosegretariato per la gestione dei magistrati. D’altra parte il nuovo vice presidente del Csm è Giovanni Legnini, un ex sottosegretario di Renzi.

Perché il Quirinale non dovrebbe volere Lo Forte come procuratore capo di Palermo?
Perché ha fatto il processo Andreotti, perché ha partecipato all’inchiesta sui sistemi criminali, perché è il magistrato più attrezzato a capire la criminalità attuale, che è composta da pezzi di politica, di eversione, di imprenditoria, come ha dimostrato anche l’ultima inchiesta sulla mafia romana. Sono gli stessi ingredienti che compongono la struttura di chi ha ideato le stragi degli anni ’90, e non dimentichiamo che a Palermo si sta celebrando il processo sulla Trattativa. Lo Forte sarebbe il migliore procuratore capo di Palermo: per questo motivo non lo sarà mai. Darebbe fastidio ai poteri criminali, colpendoli.

Rimangono in campo il procuratore di Caltanissetta Lari e il magistrato di Eurojust Lo Voi. Entrambi hanno preso due voti in commissione incarichi direttivi: il nuovo procuratore di Palermo sarà uno dei due.
Lari non lo conosco, mi sembra una brava persona. Certo, poi uno si ricorda che Mancino cercava di trasferire a Caltanissetta l’indagine sulla Trattativa, e non lo inserisce sicuramente tra i più meritevoli.

E Lo Voi? 
Se lo nominano è uno scandalo: è meno anziano degli altri due, non ha mai guidato una procura nemmeno come aggiunto, non fa il pm da diversi anni. In più è stato nominato in Eurojust dal governo Berlusconi: un magistrato che viene nominato da Berlusconi qualche domanda deve porsela. La verità è che il procuratore di Palermo doveva farlo Lo Forte, e il Quirinale è intervenuto proprio per questo: per telecomandare la nomina.

Napolitano è formalmente il presidente del Csm: come ha gestito questo ruolo, o più in generale i rapporti con la magistratura?
Io credo che negli ultimi 8 anni i rapporti tra il Quirinale e la magistratura siano uno scandalo a cielo aperto, una vergogna senza fine:  non ci sono più parole, ho finito gli aggettivi per qualificare il comportamento del Colle. Da quando questa cricca si è insediata al vertice dello Stato, è stata una continua violazione della divisione dei poteri. Basta andarsi a leggere le intercettazioni Mancino-D’Ambrosio, o immaginare quelle distrutte in cui parlava di Napolitano. Il Watergate in confronto fu una sciocchezza, eppure fece cadere un presidente degli Stati Uniti. Qui dopo lo scandalo scattò la santificazione del Presidente, mentre era ancora in vita.

Tratto da: loraquotidiano.it

Foto © S. F.

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