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travaglio-marco-web30di Marco Travaglio - 9 agosto 2014
La “riforma” imposta da Renzi & Berlusconi a Palazzo Madama per modificare il Senato e il Titolo V sulle autonomie locali riscrive 47 articoli della Costituzione (su 139, che poi sono 134 perchè 5 sono stati abrogati: cioè più di un terzo). Ma, a ben vedere, ne stravolge e travolge molti altri senza toccarli. L'art. 1 per esempio recita: “La sovranità appartiene al popolo”. Ma solo sulla carta, anzi sulla Carta. In realtà, appartiene ai partiti.

Che sovranità potranno esercitare gli italiani se – con l'Italicum - sulla scheda della Camera si ritroveranno le liste bloccate dei deputati già nominati dai partiti, esattamente come con il Porcellum? E se – con la riforma del Senato – non riceveranno neppure più la scheda per eleggere i senatori, che saranno nominati dai consigli regionali, cioè dai partiti stessi? E se le due riforme portano la firma di un premier finora eletto soltanto caposcout, presidente della Provincia e sindaco di Firenze? Art. 54: “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore”.

Sorge qualche dubbio, visto che la Grande Riforma è una coproduzione fra Renzi e il pregiudicato Berlusconi, attualmente detenuto in affidamento ai servizi sociali. Art. 56: “La Camera dei deputati è eletta a suffragio universale e diretto”. Diciamo nominata da un pugno di capipartito. Art. 58: “I senatori sono eletti a suffragio universale e diretto...”. Sì, buonanotte. Art. 67: “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”. Ma come può rappresentare la Nazione senza vincolo di mandato un senatore non più eletto dal popolo, ma paracadutato dal Consiglio della sua regione? Art. 71: “Il popolo esercita l’iniziativa delle leggi, mediante la proposta, da parte di almeno 50 mila elettori, di un progetto”. Sì, ma solo per finta: non si ricordano leggi di iniziativa popolare votate e approvate dal Parlamento. Ora comunque, per scongiurare ogni rischio residuo, il minimo di firme necessarie viene quintuplicato a 250 mila. Art. 72: “La procedura normale di esame e di approvazione diretta da parte della Camera è sempre adottata per i disegni di legge in materia costituzionale”. Spiegatelo a Piero Grasso, che ha contingentato i tempi alle opposizioni sterminando migliaia di loro emendamenti con tagliole, canguri e spacchettamenti rendendo l'approvazione della riforma costituzionale la meno normale e la più eccezionale possibile. Art. 75. “E' indetto referendum popolare per deliberare l’abrogazione, totale o parziale, di una legge... quando lo richiedono 500 mila elettori”. Anche qui niente paura: le 500 mila firme diventano 800 mila. Art. 77: “Il Governo non può, senza delegazione delle Camere, emanare decreti che abbiano valore di legge ordinaria. Quando, in casi straordinari di necessità e d’urgenza, il Governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge, deve il giorno stesso presentarli per la conversione alle Camere”.Da anni ormai i decreti non sono più leggi straordinarie per necessità e urgenza:ma l'unico,normale strumento legislativo che il Parlamento conosca, quasi mai necessario e urgente, per giunta con la conversione in legge imposta alle Camere dal governo con voto di fiducia. Art. 81. “Ogni legge che importi nuovi o maggiori oneri provvede ai mezzi per farvi fronte”. Il commissario alla spending review Carlo Cottarelli ha appena denunciato che la maggioranza continua a stanziare risorse non ancora coperte da tagli di spesa, cioè a spendere soldi che non esistono. Art. 85: “Il Presidente della Repubblica è eletto per 7 anni”. Tranne l'attuale che è lì da 8 anni e fa sapere che se ne va quando gli pare. Art.91:“Il Presidente della Repubblica ... presta giuramento di fedeltà alla Repubblica e di osservanza della Costituzione”. L'attuale ha giurato due volte sulla Costituzione e chiede continuamente di cambiarla. Art. 139: “La forma repubblicana non può esser oggetto di revisione costituzionale”. Buona questa: perchè, l'Italia è ancora una Repubblica?

Tratto da: L'Espresso

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