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maggiani-chelli-c-pressphoto-2Intervista a Giovanna Maggiani Chelli
di Claudio Forleo - 27 maggio 2014
Per anni le 'bombe del 1993' sono state slegate dal resto della storia d'Italia. C'erano solo 'le stragi del 1992', come se gli ordigni esplosi a distanza di due mesi a Firenze, Roma e Milano non avessero alcun legame con gli eccidi di Capaci e via D'Amelio.
Nella notte tra il 26 e 27 maggio 1993, all'1.04, esplode un'autobomba in via dei Georgofili, a Firenze. Come per le bombe di via Palestro (Milano) e alle Basiliche di San Giorgio al Velabro e San Giovanni in Laterano (Roma), l'obiettivo è il patrimonio artistico. Crolla la Torre dei Pulci, viene danneggiata la Galleria degli Uffizi, ma soprattutto perdono la vita cinque persone.
La più giovane ha 50 giorni di vita e si chiama Caterina Nencioni. Con lei muoiono i genitori (Fabrizio Nencioni e Angela Fiume), la sorella Nadia (9 anni) e Dario Capolicchio, uno studente di 22 anni. Vengono ferite altre 48 persone, tra cui Francesca, la fidanzata di Dario.
Giovanna Maggiani Chelli, madre di Francesca, è la presidente dell'Associazione familiari vittime della strage di via dei Georgofili.
Per quell'eccidio sono stati condannati gli esecutori materiali e si conoscono i 'mandanti interni' a Cosa nostra. Ma la storia non è completa. I processi non hanno risposto a tutte le domande.

Cosa manca alla verità su via dei Georgofili?
Noi ci aspettiamo che le indagini ripartano da un momento all'altro. Stavolta sui concorrenti esterni nella strage, non i mafiosi. Da 21 anni aspettiamo che, dopo gli esecutori materiali e i mandati interni a Cosa nostra, si vada a perseguire gli 'esterni', che sono sicuramente persone legate alle istituzioni, alla politica, a mondi diversi dalla mafia.

Vale anche per Firenze la definizione di 'strage di Stato'?
Prima voglio vedere un processo. Io dico che lo Stato in quel momento ha fatto errori gravissimi: il ROS, in rappresentanza dello Stato, incontra chi poi andrà a parlare per suo conto a Riina. E il boss cosa pensa? Che "si sono fatti sotto": è un dato processuale.  La mafia capisce che può ottenere ciò che vuole e alza il tiro con altre stragi. E gli uomini dello Stato non rinnovano i decreti al 41bis. I processi cosa ci dicono? Che la mafia aveva condannato sette uomini dello Stato, ma non morirà nessuno a parte Salvo Lima. Moriranno i nostri figli.

Giovanni Fiandaca, candidato per il PD alle Elezioni Europee, non nega la trattativa stato-mafia ma la giustifica, sostenendo fosse uno "stato di necessità". Come associazione, come vivete queste affermazioni?
Siamo infuriati con il professor Fiandaca. Facciamo fatica a capire e giudichiamo più che sospetti i tempi scelti da questo professore, che scrive un libro sulla trattativa e viene candidato in Europa. Un libro congeniale ad un certo sistema, ad una presa di distanza della sinistra da quelle stragi. Sinistra che, forse per la prima volta nella storia di questo paese, è in qualche misura coinvolta. Non sono 'stragi di destra'. Detto questo, sfido chiunque a trovare un discorso ragionevole di questo professore. Con la mafia non si tratta. Sostiene che la trattativa ha fermato le stragi ed era a "fin di bene"? Non ha fermato un bel niente, ma ha innescato quelle del 1993! Se è stata a fin di bene lo chieda a Caterina Nencioni, che aveva 50 giorni di vita. Certo, per Calogero Mannino lo è stata... Quell'uomo ha detto delle bestialità.

Pochi politici rilasciano dichiarazioni sulla trattativa. E quei pochi spesso dimostrano scarsa conoscenza dell'argomento. Uno che non ha mai preso posizione è il Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Anche da sindaco di Firenze aveva lo stesso atteggiamento su via dei Georgofili?
Matteo Renzi, da sindaco di Firenze, è sempre stato presente alla commemorazione di via dei Georgofili. Per quanto riguarda i mandanti esterni Renzi ha una sua idea, che ha esternato quando era sindaco, presentando un libro a Palazzo Vecchio insieme all'allora Procuratore Vigna. Ricordo una frase importante: "parlano di tre, quattro, cinque mandanti, ma qui di mandante non ce n'è neanche uno". Questa è l'idea di Renzi su via dei Georgofili. Se la vede così è normale che prenda le distanze. Se poi diventi Presidenti del Consiglio, questa storia non te la fai riguardare... A lui non interessa,  poi sa com'è: sono i nostri figli ad essere morti e noi chiediamo un processo anche sui mandanti esterni.

In occasione di un altro anniversario, quello della strage di Capaci, Giorgio Napolitano si è commosso ricordano Giovanni Falcone e ha dichiarato: "anche lo Stato deve essere capace di rinnovare le sue strutture e la sua azione di lotta. Ce la stiamo mettendo tutta". Alla luce del 'caso intercettazioni', questa frase che sentimenti vi suscita?
(sospiro) Un grande fastidio. Il Presidente della Repubblica  rilascia una dichiarazione molto istituzionale e molto molto carica di retorica. Dalla strage di via dei Georgofili abbiamo conosciuto tre capi dello Stato. Abbiamo sempre ascoltato queste frasi e non abbiamo mai ottenuto nulla di diverso da quello che è sotto gli occhi di tutti. E' giusto che pronunci quelle parole, ma da qui a pretendere la verità, con quella stessa forza istituzionale, ce ne corre.

Le procure di Palermo, Caltanissetta e Firenze hanno dato il loro benestare alla revoca del 41bis a Bernardo Provenzano, a causa delle sue condizioni di salute. Perché siete contrari?
Al di là di uno spirito vendicativo che ci attribuiscono, ma è solo spirito di giustizia, noi ci chiediamo: è in un letto, alimentato con il sondino, il suo cervello non recepisce. In queste condizioni, cosa importa a Provenzano di essere al 41bis? Che venga annullato il provvedimento, interessa ai Graviano, ai mafiosi condannati per la strage del 1993, a chi difende la latitanza di Messina Denaro. Questa misura emergenziale che dà molto noia alla mafia, quella che è ancora fuori. Che diano a Provenzano tutta l'assistenza sanitaria di cui ha bisogno, ma che non venga ritirato il 41bis perché a lui non fa né caldo, né freddo. 

Credete che dietro le stragi ci sia un disegno eversivo e un coinvolgimento della massoneria, una delle piste battute, anche in passato, dagli inquirenti?
Le indagini vanno fatte. Ma massonerie, servizi segreti deviati, falange armata sono parole che non portano un nome, ma un'etichetta politica. Parole che da 40 anni in questo paese fuorviano dall'obiettivo primario: nomi, cognomi e indirizzi dei responsabili.

Figura complessa e controversa della trattativa è Massimo Ciancimino. Non tutto il fronte antimafia si fida di lui. Qual è il vostro atteggiamento?
Non abbiamo avuto la possibilità di ascoltarlo a Firenze come testimone, anche se il papello lo conoscevamo già, prima che lo tirasse fuori lui. Un atto di fede nei suoi confronti non lo faremo: è il figlio di don Vito, ha respirato quell'aria mafiosa e ha degli opportunismi non indifferenti rispetto alla difesa dei suoi capitali.

Avete chiesto una commissione parlamentare d'inchiesta? Può la politica essere 'sincera' nel giudicare se stessa e la genesi della Seconda Repubblica?
Noi in precedenza siamo sempre stati contrari. Le passate commissioni sulle stragi sono state tutte un fallimento, figuriamoci ora che la trattativa potrebbe coinvolgere l'intero arco delle larghe intese. Ma siamo arrivati a un punto in cui forse serve, ma solo se partecipassero anche i familiari delle vittime. Saremmo in grado di dire "guardate lì, indagate là", mentre in passato si è sempre guardato dove era congeniale a loro.

Tratto da: it.ibtimes.com

Foto © Pressphoto

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