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borsellino-s-c-barbagallo2di Salvatore Borsellino - 1° febbraio 2014
29 Settembre 1992 - Giovanni Tinebra:
«E' stato fatto un passo in avanti per una delle due stragi di Palermo. Siamo riusciti con un lavoro meticoloso e di gruppo, con la partecipazione di magistrati, tecnici e investigatori, che hanno lavorato in sintonia, a conseguire un risultato importante quale l'arresto di uno degli esecutori della strage di via d'Amelio. Vincenzo Scarantino appartiene ad una famiglia di Palermo da tempo nota agli inquirenti per associazione mafiosa e traffico di droga».

30 Settembre 1992 - Vincenzo Scarantino:
“Si sono inventati tutto”.
Il fratello, Rosario Scarantino: “Il procuratore Tinebra deve cercare nelle sue tasche i colpevoli e non rovinare le povere famiglie”.

23 Gennaio 1995 - Salvatore Cancemi (a confronto con Scarantino):
«Tu sei un bugiardo chi è che ti ha detto questa lezione? Chi te l'ha fatta questa lezione? Dicci la verità, devi dire la verità, ma chi ti conosce, ma chi sei? Ma questa lezione chi te l'ha fatta?»
«Ma veramente date ascolto a questo individuo? Signori giudici, questo sta offendendo l'Italia, tutta l'Italia sta offendendo costui!»
«Attenzione, state attenti è falso, non credete nemmeno a una virgola di quello che vi sta dicendo […] queste parole gliele hanno messe in bocca, gli hanno fatto una lezione e ora la sta ripetendo».

23 Gennaio 1995 - Mario Santo Di Matteo:
«Per me tutto quello che stai a dire qua, per me è tutto falso. Io non sono stato in nessuna riunione con Giovanni Brusca né con Pietro Aglieri, né con Totò Riina, questa è la verità è inutile che ti dico. Io non so da dove hai preso tutte queste cose perché secondo me tu non sai quello che dici. Io non so come tu stai collaborando, stai dicendo un sacco di cazzate che neanche te lo immagini»
Giovanni Brusca:
«Ma chi è questo?»

31 gennaio 2014: Puntata di Servizio Pubblico - Vincenzo Scarantino:
“Mi portano a Pianosa… cazzotti, calci…mi davano da mangiare la pasta con i vermi… la notte non mi facevano dormire, prendevano l’acqua e me la buttavano dentro…”, “a Pianosa mi stavano facendo morire!”

In questo castello di menzogne costruite per mettere in atto un depistaggio che è è stato tenuto in piedi per venti anni, le uniche verità le hanno dette i mafiosi, smentendo che a quel balordo che veniva loro mostrato potesse essere stato affidato un compito di tale portata nella preparazione e nell’esecuzione della strage di via D’Amelio.
Che ruolo hanno avuto il procuratore Giovanni Tinebra e il PM Anna Palma in questo depistaggio?
Perchè Vincenzo Scarantino viene arrestato alla fine di una puntata di Servizio Pubblico in cui sono stati fatti questi nomi, per un mandato di cattura, relativo ad un episodio vecchio di mesi, che non è stato neppure esibito?
Perchè in questi mesi non sarebbe stato possibile, per irreperibilità dello stesso Scarantino, eseguire questo mandato di cattura quando la giornalista Dina Lauricella di Servizio Pubblico non ha avuto difficoltà a trovarlo ed intervistarlo?
Che cosa si prepara ora per Vincenzo Scarantino? Un altro periodo di detenzione in cui a forza di violenze fisiche e morali lo si convinca a rassegnarsi alla sua sorte e di tacere su qualsiasi elemento che possa aiutare i giudici ad individuare i veri autori del depistaggio?

Non gli esecutori, non Arnaldo La Barbera, ormai morto e i funzionari di polizia che si sono trincerati al processo di Caltanissetta dietro la facoltà di non rispondere, ma quegli altri pezzi di uno Stato deviato che il depistaggio hanno ordito ed avallato nelle aule di Giustizia in ben tre gradi di processo.

Agnese Borsellino, diceva in risposta ad una lettera inviata da Vincenzo Scarantino a noi familiari di Paolo per invocare il nostro perdono:
“Caro Vincenzo, ti fa onore che tu abbia sentito il bisogno di chiedermi perdono, è un sentimento che io accetto. Inizia una nuova vita rivelando tutto quello che sai a i magistrati di Caltanissetta, i tempi sono cambiati, solo così ti sentirai un uomo libero, racconta tutta la verità evidenziando prove valide ai fini processuali, un vero uomo deve possedere in tutti i momenti della sua vita il coraggio delle proprie azioni, siano esse cattive, siano esse buone, non ti arrendere dinanzi alle difficoltà, solo così guarirai definitivamente dalla depressione e onorerai la memoria di una santo uomo quale verosimilmente è stato mio marito Paolo”.

I tempi non sono cambiati Agnese, i depistatori occupano ancora i più alti gradi delle nostre Istituzioni, la congiura del silenzio sulla trattativa che ha portato alla strage di via D’Amelio comincia solo ora ad incrinarsi e gode ancora di garanzie difficilmente scalfibili. Vincenzo Scarantino è ancora dentro quell’ignobile ingranaggio che lo ha stritolato e che continua a macinare quello che resta di un uomo, sia pure colpevole di reati, ma non di strage, a cui però hanno distrutto la famiglia ed alienato ogni tipo di affetti diparte della moglie, dei figli e dei fratelli.
Un uomo però che ha chiesto perdono, quel perdono però che non chiederanno mai, e non potrebbero mai ottenere, i veri assassini di Paolo, i traditori dello Stato che dentro lo Stato sono ancora oscenamente annidati.

Tratto da: 19luglio1992.com

Foto © Giorgio Barbagallo