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atac-romadi Nicola Tranfaglia - 7 novembre 2013
Non passa giorno che le cronache giudiziarie della penisola registrino una o più inchieste che riguardano l'attività e gli affari delle associazioni mafiose italiane. Cosa Nostra in Sicilia, la 'Ndrangheta in Calabria, la camorra Campana con la punta di diamante del clan dei casalesi nel Casertano, la Sacra Corona Unita in Puglia. Proprio oggi è emersa la notizia sulla diffusione a Caserta di un'altra truffa compiuta dal clan dei Casalesi nella zona della provincia già distrutta dai veleni sepolti, come ha rivelato il pentito Carmine Schiavone, nei terreni delle campagne. Ma la notizia che occupa oggi la scena dei grandi quotidiani e forse emergerà tra qualche ora anche nelle prime pagine dei canali televisivi è la storia del sistema romano dei trasporti, dell'azienda romana ATAC che si sta rivelando come la produttrice dal 2000 dei biglietti clonati e dei fondi neri che hanno finanziato la politica della capitale e che pongono sotto accusa il sindaco della destra Gianni Alemanno, l'ex amministratore delegato di Eur spia Riccardo Mancini, il direttore generale dell'Atac dal 2005 al 2009 GIoacchino Gabutti e il nuovo amministratore delegato dell'azienda a partire dal 20013 con la nuova amministrazione di centro-sinistra di Ignazio Marino.

La procura della repubblica di Roma e la Guardia di Finanza della capitale hanno appena notificato tre avvisi di garanzia per una vicenda definita come quella dei biglietti clonati, titoli di viaggio falsi, stampati da Atac e girati ai rivenditori ufficiali che avrebbero consentito al Comune e alla sua amministrazione protempore di accantonare fuori bilancio circa 70 milioni di euro all'anno. E' da notare che di fronte a un miliardo di passeggeri annui i ricavi da biglietti si fermano a 249 milioni di euro nell'anno 2012 e che nelle nomine dei vertici fatti nei primi tredici anni del secolo attuale tutto avviene con l'accordo dei due partiti avversari nella lotta per la scelta del sindaco.
La frode, secondo quanto sta emergendo dalle indagini della Guardia di Finanza e della Procura della Repubblica,va avanti da tredici anni. La fonte interna all'azienda che ha rivelato i fatti ai finanzieri e ai magistrati dice che "dal 2000 in avanti gli uomini che gestiscono il servizio biglietti sono gli stessi da sempre. Sono una ventina: l'intelligenza del sistema di bigliettazione. Lavorano in via Sondrio, dove ci sono uffici Atac. In un'area blindata dove si accede solo se abilitati. In azienda quel posto è conosciuto come "tre scalini". Quindi la chiosa: "E' un sistema che dura da anni, un tram che ha arricchito tanti. Manager prima di tutto e poi la politica. Istituzioni locali ma anche alcuni parlamentari. Il salto ci fu nel 2006 quando al tavolo si capì che avrebbero dovuto sedersi tutti, centrosinistra e centrodestra. Il modo migliore per assicurarsi che nessuno lo avrebbe ribaltato.
Eppure all'interno dell'azienda sanno che cosa è successo. E una relazione tecnico-investigativa sui titoli di viaggio dell'Atac consegnata l'anno scorso alla procura di Roma rivela le forti complicità interne all'azienda che hanno reso possibile quello che è accaduto. Ora l'inchiesta è partita e c'è da sperare che porti presto a ricostruire la verità dei metodi mafiosi che hanno preso il sopravvento in una delle più grandi aziende di trasporti d'Italia ma anche dell'intero continente europeo.

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