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ingroia-antonio-web23L’appello
di Antonio Ingroia - 7 settembre 2013
Quando abbiamo lanciato ai lettori del Fatto Quotidiano l'appello “Salviamo la Costituzione” era fine luglio. Il progetto piduista che vuole manomettere la Costituzione per fare del nostro Paese una repubblica presidenziale marciava a grandi passi e la maggioranza delle larghe intese lo spingeva avanti guidata da un altro piduista, già presidente del Consiglio, che teneva sotto ricatto il governo. Sembrava perciò che in pochi giorni sarebbe passata la modifica dell’art. 138, così facendo saltare il chiavistello della Costituzione, facendo largo alle scorribande della casta dei parlamentari nominati, che avrebbe così svaligiato la cassaforte costituzionale di tutti i più preziosi principi e valori su cui si fonda la nostra Carta dei diritti. E non eravamo affatto sicuri del successo dell’appello. Temevamo che gli italiani fossero troppo presi da una crisi economica sempre più dilaniante e troppo delusi dalla politica perché avessero voglia di lottare a difesa della Costituzione.

Le cose, invece, contro ogni aspettativa sono improvvisamente cambiate. Grazie all'opposizione parlamentare di Sel e all’ostruzionismo del M5S è saltata l’approvazione alla Camera. E soprattutto, l’appello ha avuto un successo straordinario: 100.000 firme in pochi giorni e ora andiamo fiduciosi verso le 500.000 firme, un traguardo da raggiungere, l’ultimo sforzo nel quale impegnarsi tutti. Un numero enorme. Una prova di resistenza costituzionale. Un popolo che sa da che parte stare. Un popolo di partigiani della Costituzione che si è schierato ed è pronto a scendere nelle piazze per fare sentire la propria voce contro chi preferisce il silenzio della non-democrazia. Un popolo che non può essere ignorato e perciò esige che ogni modifica costituzionale sia confermata da un referendum popolare. E per questo i 500.000 chiedono ai parlamentari di astenersi dal raggiungere la maggioranza dei 2/3 che impedirebbe il referendum. Un grande referendum grazie al quale gli italiani possano finalmente partecipare, riappropriandosi del diritto di cittadini-elettori, di cui sono stati espropriati da un Parlamento delegittimato, perché si regge su una legge elettorale incostituzionale fra le peggiori al mondo. Un Parlamento di nominati che si autoprotegge dai cittadini, che ha paura e nessun rispetto degli elettori. Come dimostra la nefasta esperienza del governo delle larghe intese. Ma per realizzare l’obiettivo fino in fondo la mobilitazione deve continuare soprattutto ora. Nel momento in cui riprende la discussione parlamentare che prevede di concludersi a tappe forzate entro lunedì prossimo con l’approvazione alla Camera della modifica dell’art. 138. Un fine settimana cruciale di mobilitazione costituzionale. Importante che in questi tre giorni si tenga la festa del Fatto Quotidiano che durante l’estate ha messo insieme il popolo della Costituzione con la raccolta delle firme e che si concluderà con una serie di dibattiti per la difesa e l’attuazione della Costituzione nei suoi aspetti promozionali, dal lavoro alla lotta contro ogni diseguaglianza. Ma questi saranno anche giorni di mobilitazione nelle piazze d’Italia. Ieri Azione Civile col suo gazebo a piazza Montecitorio, i suoi banchetti e i suoi flash mob per informare i cittadini dell'emergenza costituzionale, e per far sentire al Parlamento la voce di opposizione dei partigiani della Costituzione. Oggi, sabato, alla festa del Fatto Quotidiano, ma anche a Roma in Piazza S. Apostoli a partecipare insieme a tanti attivisti del M5S e di tante altre associazioni e comitati, e molti cittadini italiani, uniti per salvare la Costituzione. E ancora insieme domenica all'assemblea aperta convocata da Maurizio Landini e Stefano Rodotà. È il momento di mettere le ultime firme per arrivare al traguardo di 500.000 adesioni. È il momento di mettere insieme tutte le forze.

E tutto questo avviene nel silenzio più totale dell'informazione pubblica radiotelevisiva. È per questo che rinnoviamo l'appello al Presidente e al Direttore Generale della Rai perché si creino spazi televisivi di confronto fra chi vuole modificare la Costituzione per fare dell'Italia una repubblica presidenziale e chi vuole difenderla per attuarne i principi fondamentali.

Ma non basta. Il Parlamento da lunedì prossimo inizia a discutere della decadenza di Silvio Berlusconi dalla carica di senatore e il governo sembra in bilico perché sottoposto alle continue pressioni, ricatti e minacce di un pregiudicato piduista, che rendono estremamente incerti il quadro politico e l'esistenza stessa dalla maggioranza. Pensare di modificare in questo contesto l’art. 138, e cioè l’architrave che regge l'intero percorso di revisione della Costituzione è francamente incomprensibile, inaccettabile e costituisce uno schiaffo nei confronti dei quasi 500.000 cittadini che hanno sottoscritto l'appello contro ogni idea di stravolgimento della Costituzione. La smetta questo Parlamento di nominati di assecondare i voleri di Berlusconi,evengarinviataognidiscussionesullemodifiche costituzionali a quando sarà chiara la sorte della maggioranza che sostiene il governo Letta. La Costituzione, che è patrimonio di tutti, deve essere salvata dalle scorrerie dei pochi che vogliono stravolgerla attraverso trattative segrete e patti inconfessabili degni della peggiore politica. È una battaglia difficile, ma che può essere vinta se saremo in tanti, se saremo insieme, senza pregiudizi, senza steccati, senza divisioni. Un popolo solo contro la casta dei nominati.

Tratto da: Il Fatto Quotidiano

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