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cavalli-giulio-web1di Giulio Cavalli - 3 agosto 2013
Adesso mi piacerebbe vedere la faccia che faranno tutti quelli che si sono riempiti la bocca in tutti questi ultimi mesi. Mi piacerebbe anche ascoltare i soloni che hanno potuto piantare la bandiera sul mio “cambiamento” che li ha confortati nella loro opera di demolizione, mi piacerebbe guardare tutti quelli che hanno giudicato le mie vicende personali, la mia separazione, i miei amori e le mie paure senza nemmeno avere un secondo per cogliere le parole “giuste”, sempre impegnati come sono con il pennarello rosso a dimostrare che “hai visto, è vero, alla fine era tutto un bluff”.

Adesso mi piacerebbe anche guardare diritto negli occhi chi  ha sorriso dando di gomito parlando di me e “della velina”, negli aperitivi dove gli affetti degli altri sono più golosi delle pizzette e pesano meno delle briciole di una patatina. Mi piacerebbe anche sapere come ci si può sentire con il brivido di potere dimostrare e raccontare che tutte le malevolenze stavano realizzandosi senza nemmeno fare fatica, ché sembrava così bello che facessi tutto io.

Mi piacerebbe sapere anche cosa ne pensano i giornalisti, quelli che fanno antimafia come se fosse gossip, che stanno in provincia perché hanno le vertigini appena ci si alza un po’ e esibiscono l’amicizia con il maresciallo del paese come se fosse un riscatto sociale.

Mi piacerebbe sapere anche cosa ne pensano tutti quelli che mi hanno raccontato immerso nella “mondanità” tutta romana o televisiva mentre cercavo di fare quadrare le responsabilità, quelle perse e quelle trovate, quelle che ho costruito per anni mentre mi venivano affettate in pochi minuti.

Mi piacerebbe, oggi, telefonare a quelli che dicono che Giulio si è perso, che non scrive più come una volta, che si è bruciato, che è un bluff, che è un padre snaturato, un marito irresponsabile, un prodotto solo editoriale, uno incapace di fare gruppo, un minacciato per finta o uno che in questi ultimi mesi ha preferito divertirsi.

Ecco, mi piacerebbe sapere, come dovrei essere, secondo i vostri canoni idioti e superficiali come mosche, cosa dovrei scrivere in questi giorni in cui un pentito sta descrivendo punto per punto, nome per nome, incontro per incontro, il progetto che avrebbe dovuto ammazzarmi. E che si è svolto per un bel pezzo più con l’aiuto degli altri, che dei mafiosi stessi, con quelle convergenze degli utili cretini che sanno sempre cosa sarebbe giusto fare senza farsi domande.

Ditemi voi, che mi avete giudicato tutti questi ultimi mesi, cosa devo scrivere dopo avere letto la sceneggiatura della mia morte ammazzata.

Adesso ci prendiamo del tempo. Ancora. E se vi spiace io non ho tempo e voglia di dispiacermene.

Tratto da: giuliocavalli.net

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