Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

mori-mario-web3di Marco Travaglio - 2 luglio 2013
Dall'Unità a Libero, dal Corriere al Foglio, è un gigantesco fiorire di balle a sostegno del generale Mori, a processo per la mancata cattura di Provenzano. Il motivo? Questo processo ne influenzerà un altro, molto più importante.
Entro fine luglio, con la sentenza di primo grado a Palermo sulla mancata cattura di Provenzano nel 1995 da parte del Ros, sapremo se per il Tribunale il generale Mario Mori favorì il boss in seguito alla trattativa avviata nel '92 tramite Vito Ciancimino. Il pm Nino Di Matteo ha chiesto la sua condanna a nove anni. E la sentenza, sia pur circoscritta a quel singolo episodio, influenzerà il processo appena iniziato contro cinque esponenti dello Stato e cinque di Cosa Nostra accusati di aver ricattato i governi Amato, Ciampi e Berlusconi-1 perché spuntassero le armi dell'antimafia in cambio della fine delle stragi.

LA POSTA IN PALIO insomma è enorme. Come dimostra l'intensificarsi del bombardamento di bugie sui due processi. In perfetto clima di larghe intese, i siluri sono rigorosamente bipartisan. Sull'"Unità" li sganciano Giovanni Pellegrino e Pino Arlacchi. Sul "Foglio" si scatenano nell'ordine: Giuliano Ferrara, Claudio Cerasa, Massimo Bordin, il giurista progressista Giovanni Fiandaca (con un saggio dal titolo metagiuridico "La trattativa è una boiata pazzesca") e il neo-deputato renziano Alfredo Bazoli. Il quale sente il bisogno di assolvere in blocco gli imputati della trattativa con tre decisive prove della loro innocenza: lo dice Fiandaca, lo dice Macaluso e sappiamo com'è finito il processo Andreotti (lui però non lo sa: la Cassazione accertò che il senatore era colpevole di associazione a delinquere con la mafia "fino alla primavera 1980", reato "commesso" ma prescritto).

Un genio, questo Bazoli: farà strada. L'indomani, sempre sul "Foglio", il testimone passa a Emanuele Macaluso, che taglia e incolla la memoria difensiva del generale Mori. E, incurante del fatto che in Italia l'imputato ha il diritto di mentire, mentre il pm ha il dovere di cercare la verità, prende tutto per oro colato. Ricorda il "depistaggio, ai fini della cattura di Provenzano, compiuto dai sottufficiali Giuseppe Ciuro e Giorgio Riolo. Il primo distaccato presso l'ufficio del dott. Ingroia e l'altro... alla sezione palermitana del Ros, arrestati e condannati per concorso esterno... In una "Memoria" della procura di Palermo del 2004 si legge che il noto mafioso Aiello, Ciuro e Riolo "da molti anni" fornivano "notizie segrete e rivelazioni sulle indagini del Ros per la cattura di Provenzano e Messina Denaro... Quindi Di Matteo, ora principale accusatore di Mori e Obinu, sapeva e scriveva che Provenzano non veniva catturato perché uno stretto collaboratore di Ingroia lo informava di tutte le mosse di Ros e pm". Inoltre, nell'indagine "Grande Mandamento" del 2005 su alcuni favoreggiatori di Provenzano, Di Matteo "esalta le indagini della Squadra Mobile e dei Ros". E allora- domanda Macaluso, subito ripreso da "Libero" e "Corriere" - se il Ros cercava indefessamente Provenzano, salvato però dal maresciallo di Ingroia, perché prendersela col povero Mori? Se questi presunti esperti controllassero almeno le date, eviterebbero qualche figuraccia inutile. Il favoreggiamento a Provenzano contestato a Mori riguarda il biennio 1995-96: che c'entrano Ciuro e Riolo, arrestati nel 2003 per fatti del 2002-2003, quando Mori aveva lasciato il Ros da 4 anni? Ciuro poi, finanziere in servizio presso Ingroia, non fu condannato per concorso esterno, ma per favoreggiamento semplice al costruttore Aiello (che non era un "noto mafioso", ma un incensurato, poi condannato per concorso esterno): per fughe di notizie non sulle ricerche di Provenzano, ma sulle indagini su Aiello.

RIOLO INVECE FU condannato per concorso esterno e, lui sì, svelava notizie sulle indagini del Ros (di cui faceva parte) su Provenzano: ma quando al vertice del Ros non c'era più Mori. E' lo stesso Ros rinnovato e de-morizzato che nel 2005 Di Matteo elogia per l'indagine "Grande Mandamento". La miglior prova che la Procura di Palermo non guarda in faccia nessuno: incrimina e fa processare chiunque favorisca i mafiosi. E non perseguita nessuno: se il Ros lavora bene, lo elogia; se non cattura i latitanti, lo incrimina. Spiace per i pur generosi Macaluso & C., finiti un'altra volta come i pifferi di montagna: andarono per suonare e finirono suonati.

Tratto da: espresso.repubblica.it

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos