Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

falconedi Pippo Giordano - 19 febbraio 2013
Non sono corista, non mi è mai piaciuto cantare e quindi non entro nel coro. Negli ultimi giorni abbiamo letto le dichiarazioni di Gianni De Gennaro: “Io avrei perquisito subito la casa di Riina”. Poi, la notizia della mancata assegnazione di quei dispositivi di sicurezza che avrebbero dovuto salvare la vita a Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e ai miei colleghi.

L'affermazione di De Gennaro è condivisibile, giacché, afferma una cosa sacrosanta. Io, noi, della Dia avremmo immediatamente perquisito l'abitazione di Totò Riina. Invece, come noto, la perquisizione immediata non fu eseguita, consentendo così ai familiari di Riina, e agli uomini d'onore, di svuotare la cassaforte contenente sicuramente documenti importantissimi di Cosa Nostra: un pentito ha dichiarato di aver fatto la spola col suo “Terrano” per “ammucciare”, nascondere altrove documenti importanti. Ma un altro aspetto che spesso viene taciuto, anche se notorio, è la forte gelosia che c'era e c'è tra le strutture investigative nei diversi Corpi di Polizia. Questo odioso problema è sempre esistito e mai nessuno l'ha voluto affrontare seriamente, talchè gli “orticelli” di settore non dovevano e non saranno mai estirpati. Ne consegue che la lotta alla mafia è stata altamente penalizzata con grave danno per la giustizia e la verità. Basta immaginare quale utilità avrebbe dato la lettura dei documenti fatti sparire dal covo di Riina. Eppoi, oltre alle gelosie tra i vari Reparti, aggiungiamo l'inerzia dolosa di uno Stato che a mo di grancassa annunciava la lotta alla mafia, quando poi di gran segreto trattava con Cosa nostra. Se questa non è responsabilità oggettiva ascrivibile allo Stato, qualcuno per favore mi spieghi cos'è? E lo Stato,  invece di recidere i tentacoli della Piovra, ha profuso linfa aumentando oltre misura la potenza stragista di Cosa nostra, che cos'è,se non un dato di fatto? La mancata perquisizione della villa di Riina, parte già con un peccato originale. Se gli uomini dell'Arma avessero dato corso alla richiesta di Balduccio Di Maggio, che espresse il desisderio di parlare per la cattura di Riina, con un maresciallo già comandante della Stazione dei carabinieri di San Giuseppe Jato, la “storia” sarebbe stata scritta diversamente. Ma, quel desiderio di Balduccio svanì appena si venne a conoscenza che il maresciallo nel frattempo era stato trasferito alla Dia. Non credo che ci sia altro da aggiungere.

Ed ora il il dispositivo “jammer” per salvare la vita a Falcone. L'ho detto prima e lo ripeto: non mi piacciono i cori, soprattutto quando sono vetusti, ossia quando le cantate sanno di stantio. Ora, non sono un esperto di questi dispositivi, anche se conoscevo da tempo l'esistenza. Tuttavia, conoscendo un tantino Cosa nostra, ritengo che un dispositivo del genere non avrebbe impedito agli  uomini d'onore di portare a termine la loro missione di morte. Io, essendo abituato a relazionarmi coi dati di fatto, affermo che Rocco Chinnici, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, non avrebbero potuto avere salva la vita solo dai suddetti dispositivi. E, se vogliamo essere più realisti del Re, dico che Chinnici poteva essere salvato, se la famosa telefonata giunta alla Questura di Palermo, che annunciava l'imminente esplosione di autobomba, fosse stata valutata nella giusta considerazione. Giovanni Falcone, si sarebbe potuto salvare se lo Stato avesse avuto il predominio del territorio palermitano. Infatti, lo Stato si sarebbe accorto che Cosa nostra aveva fatto le prove generali dell'attentato di Capaci, facendo esplodere un pezzo di strada imbottendola di esplosivo. Infine, se in via D'Amelio, le autorità preposte alla sicurezza avessero installato dei segnali per inibire la sosta, Paolo Borsellino sarebbe ancora tra noi. Quindi, se non ci fossero state dolose responsabilità, di certo avremmo scritto una pagina diversa da quella che è stata scritta col sangue degli innocenti. Altro che dispositivi jammer!

Tratto da:
19luglio1992.com

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos