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ambrosoli-umberto-web1di Rinaldo Gianola - 15 ottobre 2012
Milano. Umberto Ambrosoli è convinto che «questa nuova Tangentopoli offre ai cittadini l'occasione di una riscossa civile e ai partiti la possibilità di cambiare in profondità, se lo vogliono». La crisi politica e morale che investe la Regione Lombardia, a partire dal presidente della giunta Roberto Formigoni, non sorprende Ambrosoli che pochi mesi fa, dopo aver invitato la giunta di centrodestra a dimettersi perché travolta dagli scandali, venne addirittura cancellato da un convegno al Pirellone organizzato per ricordare suo padre Giorgio, il commissario liquidatore della Banca Privata, assassinato a Milano da un sicario mafioso di Michele Sindona nel luglio 1979.

Oggi Umberto Ambrosoli fa l'avvocato, è consigliere di amministrazione indipendente di Rcs Mediagroup che edita il Corriere della Sera, partecipa al Comitato contro le infiltrazioni mafiose del Comune di Milano.

Avvocato Ambrosoli, perché parla di nuova Tangentopoli?
«Le inchieste giudiziarie che da diversi mesi hanno investito le giunte regionali, gli assessori, i consiglieri, esponenti di partito non sono semplici episodi di corruzione o altro. Non si tratta solo di quantificare le somme della corruzione, della distrazione di denaro pubblico. Siamo di fronte a qualche cosa di più grave e di più ampio, a una crisi del sistema politico e a amministrativo nel suo complesso. Sono d'accordo col ministro della Giustizia, Severino che ieri ha parlato di “Tangentopoli due”. La corruzione si combina con la disgregazione della politica, con la caduta verticale di credibilità del sistema dei partiti».

Dopo vent'anni dalla prima Tangentopoli siamo ancora qui a parlare di corruzione, di politica infiltrata dalla 'ndrangheta, dunque non è cambiato niente?
«Dobbiamo riflettere e reagire. Oggi vedo una grande occasione di riscossa civile, c'è la possibilità per i cittadini di farsi sentire e contare. Anche nei confronti dei partiti che adesso, se lo vogliono, possono fare pulizia e presentare dei candidati al di sopra di ogni sospetto per le prossime elezioni. La politica deve allontanare le infiltrazioni criminali, deve eliminare i corrotti, deve darsi gli strumenti per combattere questi scandali che distruggono le fondamenta della nostra democrazia».

A quali strumenti pensa?
«Partiti e istituzioni hanno la possibilità di dotarsi di regole per prevenire illegalità e infiltrazioni, di adottare un rigidissimo sistema di controlli e di sanzioni. Se si vuole, i controlli funzionano. I partiti devono selezionare i propri candidati con verifiche profonde delle attività professionali, della formazione dei patrimoni personali, delle relazioni d'affari e politiche. In più possono stabilire preventivamente che se un proprio consigliere, assessore, amministratore viene rinviato a giudizio per reati contro il patrimonio, per danni alla pubblica amministrazione, deve essere immediatamente allontanato. Non si tratta di penalizzare un politico perché responsabile di un danno casualmente arrecato su una pista di sci, qui si parla di corruzione, di malagestione del denaro pubblico, di interessi personali in attività pubbliche».

La sorprende la crisi politica e morale che ha travolto una regione importante come la Lombardia?
«No. La situazione era diventata insostenibile ormai da diversi mesi. Mi sorprende piuttosto che solo oggi i partiti di maggioranza abbiano compreso che non si poteva più andare avanti con tutti questi arresti e inchieste».

La caduta di Formigoni è anche la fine di una stagione politica, quella di Berlusconi, della Lega, della Moratti?
«Mi pare che siamo di fronte alla disgregazione di un sistema politico, ma il problema riguarda tutti i partiti. Tra sei mesi andremo a votare e nessuno sa esattamente quali saranno gli schieramenti politici e come si presenteranno. Il percorso del cambiamento può essere insidioso, pericoloso. Ma c'è l'opportunità per i partiti, anche per il centrodestra, di rinnovarsi, di aprirsi ai cittadini, di restituire dignità alla rappresentanza politica. I disastri recenti, le macerie morali, istituzionali, amministrative che vediamo davanti a noi dovrebbero convincere la politica a cercare un salto di qualità».

Come pensa che la politica possa riavvicinare i cittadini, ritrovare la fiducia degli elettori?
«Il percorso di Giuliano Pisapia è stato significativo. Si è presentato alle primarie senza avere l'appoggio del maggior partito della coalizione di centrosinistra, ha vinto, ha raccolto e sintetizzato il consenso dei cittadini e di tutti i partiti, è diventato sindaco di Milano. Ci possono essere esperienze, proposte che nascono fuori dai partiti ma che per la loro forza e credibilità diventano patrimonio di tutti».

Ma questi partiti sono in grado di cambiare?
«Spero di sì. I partiti sono fondamentali per la nostra democrazia, devono trovare la forza di reinventarsi, di definire un nuovo rapporto con i cittadini».
Avvocato Ambrosoli, lei sarebbe disposto a dare una mano per cambiare il governo della Regione Lombardia?
«Il mio nome, in questa prospettiva oggi sta girando a vanvera».

Tratto da: l'Unità

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