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chiesa-giulietto-web3Intervista a Giulietto Chiesa - enricoberlinguer.it. - 2 novembre 2011
Pubblichiamo, di seguito, l’intervista rilasciata da Giulietto Chiesa, giornalista e presidente di Alternativa, ai blogger di “Qualcosa di Sinistra”. Si tratta di un colloquio datato, precedente alla nota manifestazione del 15 ottobre contro la finanza mondiale, ma ve lo proponiamo per l’importanza e la straordinaria chiarezza dei suoi contenuti.

 

Giulietto Chiesa, giornalista di fama internazionale e Presidente di Alternativa;La Grecia sembra ormai destinata al default sovrano. Il suo debito va in direzione opposta alle previsioni della Troika, che preannunciava una riduzione del rapporto debito/pil al 150% nel 2013. Oggi siamo oltre il 160%. Questo dimostra che le politiche imposte dal FMI e dalla BCE sono servite solamente a peggiorare la situazione. Qual’è il suo punto di vista a riguardo?
Io penso sostanzialmente che la Grecia sarà salvata con una ristrutturazione del debito. Ormai è evidente. Cioè di fatto la Grecia andrà in default ma faranno finta di non registrare il suo fallimento e ristruttureranno il debito in qualche misura coinvolgendo le banche occidentali cioè suggerendo alle banche occidentali di rinviare il pagamento di una parte del debito ma fornendo garanzie di ferro a queste banche, agli investitori istituzionali. Sarà restituito tutto loro esattamente dall’intervento finanziario europeo.
In che forma questo avverrà secondo me non l’hanno ancora deciso ma è chiaro che in questo momento a Bruxelles temono il default dell’euro, sostanzialmente per la Grecia, e quindi bisogna che fermino l’emorragia per tenere in piedi l’euro perchè questo euro finchè sta in piedi, serve alle operazioni del FMI, del dollaro ecc… quindi gli interessa tenere l’euro e per tenere l’euro devono tenere ferma la Grecia e per tenere ferma la Grecia devono ristrutturare il suo debito in una forma che faccia sopravvivere la Grecia come ostaggio, perchè questa è la situazione reale. La Grecia è un ostaggio. E rimarrà un ostaggio nelle loro mani.
Nello stesso tempo daranno garanzie alle banche europee, che non perderanno niente. Non ci sarà nessuna modificazione dei meccanismi finanziari che hanno portato questo disastro ma invece una piena e totale garanzia alle banche che avranno il pagamento di tutti i debiti greci. Questo è il primo punto. Il secondo punto è quello che si sta decidendo adesso, cioè la ricapitalizzazione delle banche europee, che vuol dire semplicemente che verranno regalati, in un modo o nell’altro, alle banche europee qualcosa come 4000-5000 miliardi di euro. Il che segue l’operazione già fatta dalla FED ricapitalizzando, illegalmente e indebitamente, tutte le banche principali dell’occidente che erano fallite tra il 2007 e il 2010. Quindi l’Europa segue con un po di ritardo con una manovra un po più complicata di quella americana, che semplicemente si è trasformata in una erogazione di 16 trilioni di dollari a queste banche. Qui però bisognerà adottare un meccanismo diverso perchè la BCE non è abilitata a fare il prestatore in ultima istanza, però il salvatore in ultima istanza lo può fare, quindi si ricapitalizzeranno le banche, cioè si immetteranno di fatto sul mercato altri 5 o 6 trilioni di dollari che creeranno un’altra bolla debitoria che esploderà a breve scadenza. Ma siccome non hanno nessuna strategia, evidentemente la creeranno per forza. Per prendere tempo. Quello che sta avvenendo sotto i nostri occhi è un tentativo di prendere tempo senza modificare nessuna delle regole precendenti.

Pochi giorni fa è stata resa finalmente pubblica, dal 5 agosto scorso, la lettera che la BCE ha inviato al governo italiano. Una lettera che sembra essere per di più un diktat. Le richieste sono l’attuazione di quelle stesse politiche neo-liberiste che per 40 anni hanno ridotto i paesi alla fame e che da tempo vengono imposte anche alla Grecia con i risultati che abbiamo tutti sotto gli occhi…
La lettera è una cosa abnorme, inconsueta, che bisogna riflettere a fondo sul suo significato perchè magari gli stessi suoi autori non sono consapevoli della gravità di quello che hanno scritto. Però la lettera è gravissima per il significato che assume. Cioè la BCE da ordini a un governo sovrano dell’Europa. La BCE non ha nessun titolo per fare questa cosa, neanche giuridicamente. La lettera di Trichet e Draghi è una uscita dalla legalità. In questo senso è un vero e proprio tentativo di violazione delle norme europee, perchè se la guardiamo dal punto di vista strettamente istituzionale, la BCE è indipendente dai governi, è indipendente anche dalla Commissione Europea, è indipendente anche dal Consiglio Europeo. E’ un organismo, diciamo così, semi-istituzionale e semi-privato al quale viene garantito, dal dogma del neoliberismo, la indipendenza dai poteri politici. La BCE ha il suo statuto, deve difendere l’euro dall’inflazione e deve regolare la politica monetaria indipendentemente dai poteri politici. Ed improvvisamente questo istituto semi privato si mette a dare ordini a un governo europeo. Anzi in realtà li sta dando a tutti i governi europei che non sono la Francia e la Germania.
Questo è di per se un fatto anomalo che manifesta la gravità della crisi perchè se si arriva a cose di questo genere vuol dire che la crisi è diventata cosi grave che non può essere risolta con i meccanismi normali, come quello di consultazione. Stiamo uscendo proprio dal terreno delle norme democratiche istituzionali riconosciute, e si va per colpi di mano che rivelano chi è il vero potere. Perchè solo chi ha il potere può fare una cosa del genere.
Solo chi ha un potere superiore, non solo a quello dell’Italia ma a quello della stessa Europa, può fare una cosa del genere. Quindi la lettera di Draghi e Trichet dimostra esattamente chi è il vero governante. Altro che indipendenza della BCE dai poteri politici. Qui siamo arrivati esattamente al contrario. Siamo arrivati a dover rivendicare l’indipendenza dei poteri politici e dei governi dalla BCE. Si sono rovesciati letteralmente i rapporti di forza. Quindi, come tale, la prima cosa che si deve fare di fronte a una cosa del genere è dire, prima ancora del contenuto delle norme che vengono imposte, “voi non avete questo diritto!” e noi quindi non ve lo riconosciamo. A prescindere da quello che è scritto nelle lettera. Non è importante quello che vi è scritto.
E’ importante il suo significato, alla quale un qualunque governo dovrebbe rispondere: “Voi non avete questo diritto”. Questo è il primo punto che dovrebbe fare il governo, ma, come è noto, in Italia il governo non c’è. O meglio il governo è rappresentato dal Presidente della Repubblica e dal futuro Presidente della BCE, Draghi, che insieme suppliscono all’assoluta assenza del governo italiano. E siccome sono d’accordo questi due signori, uno dei quali è firmatario di una lettera illegale, è evidente che da loro non possiamo aspettarci assolutamente niente di nuovo e di positivo. Nuovo sì, ma non positivo.
Questo è il mio giudizio, dopodichè è quasi inutile entrare nel merito delle cose che ci vengono dettate. Dico semplicemente che una delle richieste, quella di mettere in Costituzione il pareggio di bilancio, è del tutto incompresibile dal punto di vista istituzionale. Perchè in Italia questa legge è già nella Costituzione in un’altra forma, nell’ultimo comma dell’art. 81 dove si dice “ogni altra legge che importi nuove o maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte”. Non c’è lontanamente bisogno di introdurre questa norma. Ci pensarono già i costituzionalisti italiani.
L’immoralità della classe politica l’ha dimenticata questa norma. Quei miliardi di debito che derivano dagli investitori istituzionali, sono la prova provata del fatto che le classi dirigenti italiane hanno fatto strame della Costituzione Italiana, perchè hanno speso più di quello che potevano spendere ma non per il benessere dei cittadini, bensì per attuare la pratica mafiosa e camorristica del voto di scambio. Io ti consento di corrompermi e di essere corrotto e per questo spendo più di quello che posso spendere cosi mi manterrai al potere. Questa è stata la logica delle classi dirigenti in Italia in tutti questi anni.
Se abbiamo questo gigantesco debito è esattamente per questa ragione, non perchè ci manca la norma costituzionale del pareggio di bilancio. Evidentemente Draghi ha dimenticato completamente la storia d’Italia, sempre che l’abbia conosciuta. Perchè sennò non avrebbe neanche pensato di scrivere una cosa del genere. Forse l’ha lasciata scrivere soltanto a Trichet che non è obbligato a conoscere la storia italiana.

Loretta Napoleoni, come Guido Viale su “il Manifesto” del 5 ottobre, ha posto la soluzione del default pilotato come uscita dalla crisi, citando l’esempio dell’Islanda. Per lei è plausibile un default italiano? E se fosse plausibile, cosa comporterebbe sia sul piano europeo che sul piano nazionale?
Ci sono diversi scenari, molto diversi gli uni dagli altri, quindi la questione tecnica non la voglio affrontare poichè non sono in grado di dire quale di questi scenari tecnici sarebbe più attendibile. Ma faccio un ragionamento politico: se l’Italia avesse la forza insieme ad altri paesi europei, come la Grecia, la Spagna, il Portogallo, l’Irlanda, di porre la questione nei termini giusti, cioè “noi ci troviamo in una situazione del tutto anomala. Vogliamo ridiscutere le regole” allora il discorso del default si porrebbe in modo diverso. Nel senso che cambierebbero i rapporti di forza. La Grecia, come ho detto prima, viene tenuta in ostaggio ma il problema è marginale perchè si tratta del 3% del PIL europeo. Se invece l’Italia decidesse di porre in discussione il meccanismo di funzionamento della BCE e dell’intera struttura del suo debito, questo aprirebbe un problema di stabilità per l’euro nel suo complesso immediatamente. Quindi l’Italia ha una grande forza negoziale e quindi deve usarla. Non si tratta di andare a chiedere il default, si tratta di dire che “o questo debito si ristruttura per tutti”, e cioè a dire che le grandi banche d’investimento devono rinunciare a questo debito, devono metterlo in cassaforte per un tempo indeterminato e si riavvia il processo di finanziamento delle attività economiche in Europa attraverso, per esempio, un doppio tasso di scambio, cioè un tasso per le grandi imprese e le istituzioni bancarie e un tasso uguale a zero per gli Stati. Perchè gli Stati non devono essere equiparati alle compagnie finanziarie internazionali. Quindi quando si pone il problema del default, a me non convince la tesi della Napoleoni perchè è un modo implicito per accettare il principio che l’Italia non è credibile sui mercati internazionali. Io rovescio il ragionamento: noi dovremmo porre la questione in questi termini, i mercati internazionali non sono più credibili, quindi non sono io che devo denunciare il default ma siete voi che dovete rinunciare alle regole che avete imposto. Non è un default questo. E’ una rinegoziazione complessiva dei rapporti all’interno dell’euro. Mi rendo conto che è una cosa estremamente difficile ma o tu assumi questo atteggiamento oppure sei costretto a difenderti individualmente e questo comporta una serie di difficoltà. Io penso che la cosa più importante da fare in questo contesto è dichiarare immediatamente la nazionalizzazione della Banca d’Italia, nazionalizzare le più importanti banche italiane, cancellando i loro crediti e nello stesso tempo ricapitalizzarle in lire. Bisogna uscire dall’euro semplicemente. Forse temporaneamente, ma uscire dall’euro è indispensabile. Ciò sarebbe a dire che cancellando questo debito e ricapitalizzando le banche con i soldi italiani, cioè con le emissioni della Banca d’Italia, nazionalizzata, io ristrutturerei autonomamente il mio debito. Naturalmente poi devo denunciare e negare la validità del debito estero degli investitori istituzionali esteri, cioè per circa 700 miliardi. In questo modo dimezzerei quasi il debito italiano e dimezzerei, quindi, anche il servizio del debito. Naturalmente non compreranno più i buoni del Tesoro in lire. Pazienza. Vorrà dire che il Governo Italiano curerà il suo proprio fabbisogno emettendo denaro come fa la Federal Reserve degli USA. Nessuna differenza da questo punto di vista. Ma ci autonomizzeremo. Non verranno più a comprarci i nostri Bond. Possiamo farne a meno e credo che dobbiamo farne a meno. Infine scapperanno i capitali all’estero. Si accomodino ma bisogna vedere dove vanno. Perchè la crisi della finanza mondiale è tale che uscirne in questo momento e autonomizzarci almeno in parte dalla sua dinamica, sarà un elemento di salvezza e non di pericolo. E’ più pericoloso in questo momento stare nel giro di questa roulette impazziata che tirarsene fuori. Questa è la mia ricetta. Sarà semplificata per qualcuno ma io credo che sia una ricetta forte.

Assistiamo da alcune settimane a delle proteste di migliaia di cittadini sotto Wall Street, e in altre grandi città dell’America, contro la finanza mondiale e le grandi banche. Il 15 ottobre ci sarà la grande manifestazione internazionale contro questo modello economico neo-liberista e contro la debitocrazia. Come vede queste mobilitazioni e cosa si aspetta dopo il 15 ottobre? Un “Movimento No Debito”, come è stato detto all’assemblea del 1 ottobre all’Ambra Jovinelli?
La prima cosa che si nota è che sta crescendo nel mondo la consapevolezza che le banche sono il vero problema che abbiamo di fronte. O meglio la finanza che è diventata dominante al di fuori di ogni controllo democratico. Questa è la prima cosa che colpisce; riguarda gli USA, riguarda l’Europa, riguarda tutto il mondo occidentale. E’ un cambio di attenzione rispetto ai palazzi del potere, che ora contano meno dei palazzi della finanza e che, come si è detto prima per la lettera di Trichet e Draghi, si è invertito il rapporto: prima era la politica che dettava le norme alla finanza, ora il contrario. Io credo che questo sia un cambio che non cesserà. Anzi aumenterà questo cambio di bersaglio. Questo è il primo punto. Il secondo punto è che è difficile immaginare che cosa questo movimento potrà produrre perchè noi stiamo andando incontro ad una grande recessione, la quale sarà inevitabile. Tutte le ricette, ovvero quel poco che è stato fatto fino ad ora, indicano che si va ad una accentuazione della depressione. Andremo incontro alla più grande depressione della storia del capitalismo secondo me. Sempre che si possa ancora chiamare capitalismo il sistema economico-sociale nel quale viviamo. Quindi è difficile sapere chi guiderà la protesta delle grandi masse popolari. Questo è il grande interrogativo che abbiamo di fronte ed è per molti aspetti angosciante, perchè in una situazione come questa dove pochi si rendono conto e possono capire, perchè non hanno l’informazione essenziale, cosa sta accadendo, l’ipotesi di una rivolta insensata, senza guida che finisce nel nulla e che apra la strada a regimi autoritari, è un ipotesi da tenere in considerazione.
Non è detto infatti che tutta la protesta sia creativa. Ci sono stati momenti nella storia in cui la protesta è stata utilizzata da demagoghi di vario genere, per esempio Hitler e Mussolini, che hanno fatto la catastrofe del XX secolo. Stiamo attenti quindi. Ma anche preoccupati perchè noi stiamo andando in una crisi in cui i poteri sono i poteri forti che hanno avuto in mano il potere fino ad ora, sono ben strutturati e sanno come difendersi avendo in mano gli strumenti repressivi. Il Movimento invece è privo, sia in Europa che negli Stati Uniti, di una guida politica. C’è una miriade di contrapposizioni che sono segno di una grande inquietudine, che non è sufficiente per guidare un movimento. Quindi non c’è un’opposizione che possa guidare questo movimento e non c’è un’alternativa. L’unica che poteva produrla sarebbe stata la Sinistra ma non è stata capace. Il resto è frantumato in mille rivoli, ciascuno dei quali agisce indipendentemente dagli altri, che possono confluire in una protesta generale anche molto possente. Ma senza una guida politica questa protesta verrà assorbita o repressa. Siamo in una situazione molto delicata e molto pericolosa.

Fonte: enricoberlinguer.it

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