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jannuzzi-linodi Lorenzo Baldo - 15 dicembre 2011
“Ritenuto che Ciancimino Massimo in occasione delle sue dichiarazioni del 20.11.2009, rese alla Procura della Repubblica di Caltanissetta e a quella di Palermo, ha riferito in merito ai rapporti tra il padre Vito e Jannuzzi Raffaele anche nel periodo della redazione del c.d. 'papello'; nonchè di un suo incontro con Jannuzzi a Parigi, pochi giorni prima della consegna all’A.G. del documento denominato 'papello' (...) Dispone la perquisizione degli immobili di proprietà e relative pertinenze di Jannuzzi Raffaele (...) anche al di fuori dai limiti temporali di cui all’art. 251 c.p.p., sussistendo l’urgenza di non disperdere elementi essenziali alle indagini e di impedire l’anonimato di soggetti coinvolti in delitti di strage e concernenti la criminalità organizzata”.

Il decreto di perquisizione firmato dal procuratore capo di Caltanissetta, Sergio Lari, insieme ai suoi colleghi Amedeo Bertone, Domenico Gozzo, Nicolò Marino, Gabriele Paci e Stefano Luciani riguarda le proprietà del noto giornalista Lino Jannuzzi, penna al vetriolo per alcuni quotidiani, settimanali e agenzie di stampa, famoso per i suoi violenti attacchi ai magistrati antimafia e ai collaboratori di giustizia. La decisione di perquisire la casa romana di Jannuzzi così come la sua abitazione a San Giovanni a Piro (SA) rientra nelle attività di indagine dell'inchiesta sulla “trattativa” Stato-mafia condotta dalla procura nissena. Nel documento i magistrati spiegano che a fronte delle preliminari investigazioni svolte sinora “è stato evidenziato che, diverso tempo prima del 19 luglio 1992, ha avuto inizio una  'trattativa' anche tra soggetti appartenenti ai Servizi di informazione (e/o ad altre Istituzioni dello Stato), per il tramite di Ciancimino Vito, con esponenti di vertice di Cosa Nostra i quali ultimi, al fine di ottenere i benefici richiesti per porre fine al 'programma stragista', deliberarono di anticipare la programmata eliminazione di Paolo Borsellino”. I magistrati evidenziano che “deve essere accertato se vi siano state responsabilità di soggetti esterni a Cosa Nostra nella c.d. strage di via D’Amelio e, conseguentemente, individuarli”. Per poi aggiungere quanto sia “doveroso” in ragione dei “gravissimi delitti per cui si procede” ricercare “i documenti afferenti al c.d. 'papello', ovunque occultati, in locali nella disponibilità diretta o indiretta di Ciancimino Massimo e dei soggetti che a qualsiasi titolo sono riconducibili a lui, e ciò, in specie, in considerazione dei collegamenti relazionali di Ciancimino, quali emergono dalle investigazioni, e della concreta prospettiva che alcuni di questi documenti siano celati presso terze persone”. La ricerca del “papello” di Totò Riina, l’elenco delle richieste di Cosa Nostra allo Stato per far cessare le bombe, torna quindi sotto la luce dei riflettori. L’ipotesi che il foglio originale vergato a mano da un misterioso estensore per conto del capo di Cosa Nostra sia stato custodito all’interno di uno degli immobili perquisiti oggi dalla Dia di Caltanissetta è ancora da verificare. Il legame di Lino Jannuzzi con il generale Mori, il colonnello De Donno e il senatore Dell’Utri, così come la forte avversità del fondatore del Velino nei confronti di Gianni De Gennaro sono elementi di alto interesse investigativo. Che dovranno essere necessariamente approfonditi. Al pari dei contatti tra Lino Jannuzzi e Massimo Ciancimino nei mesi delle sue deposizioni davanti ai magistrati e in prossimità della consegna della copia del “papello” all’autorità giudiziaria. Quale ruolo può avere giocato l’ex direttore del Giornale di Napoli all’interno di una partita delicatissima come questa? Quanto possono aver influito le “amicizie” di Jannuzzi con gli apparati dei Servizi nell’eventuale tentativo di deviazione delle indagini in un senso o nell’altro? La speranza di una possibile risposta esaustiva ricade nelle agende e nei tanti documenti sequestrati oggi.