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La Corte rinuncia a sentire Amato. Verranno acquisiti gli atti della Commissione Antimafia
di AMDuemila – 31 marzo 2011
Giovanni Brusca e i fratelli Graviano a maggio saranno ascoltati in Corte d'assise a Firenze per il processo sulle stragi mafiose del 1993. Lo ha deciso la Corte accogliendo le richieste di difesa e parte civile. Brusca verrà quindi interrogato nella prossima udienza, il 3 maggio, mentre i fratelli Giuseppe e Filippo Graviano il 5 maggio.

Salta invece la deposizione di Nicolò Amato. L'ex direttore del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Dap) non si è presentato questa mattina nell'aula bunker di Firenze davanti alla Corte d'Assise adducendo motivi di salute. Amato avrebbe dovuto deporre già nell'udienza del 15 febbraio, ma in quell'occasione inviò un certificato medico adducendo un'influenza. Oggi, in apertura di udienza, il presidente della Corte, Nicola Pisano, ha comunicato che l'ex direttore del Dap ha presentato un nuovo certificato per un secondo impedimento, adducendo un delicato intervento di cardiochirurgia. Al termine dell'udienza di questa mattina la corte si è riunita ed ha deciso di non convocare nuovamente Amato come teste in quanto affetto da «una seria patologia» che avrebbe quindi prolungato oltre misura i tempi del processo. La corte ha pertanto ritenuto «ampiamente surrogabile» l'acquisizione agli atti della deposizione resa recentemente da Amato davanti alla commissione Antimafia.
Al termine dell'udienza sono stati resi noti anche alcuni provvedimenti adottati dalla corte: tra di essi figurano le richieste al ministero della Giustizia dell'elenco di tutti i detenuti di Cosa nostra per i quali non furono prorogati i decreti del 41 bis tra il maggio e il novembre del 1993; e l'acquisizione presso il ministero dell'Interno del verbale della riunione del Comitato nazionale per l'ordine pubblico e la sicurezza svoltasi nel 12 febbraio 1993 al Viminale. La Corte d'Assise chiederà anche alla commissione Antimafia l'acquisizione di copia dei verbali delle deposizioni degli ex ministri Nicola Mancino e Giovanni Conso nonchè di una nota dello Sco del 1993 relativa agli attentati mafiosi di Roma, Firenze e Milano.
Al processo è stato poi interrogato da difensori l'imputato, Francesco Tagliavia. “Se facevo parte di Cosa Nostra? C'è una sentenza che mi condanna, nel 1996 – ha detto - Ma all'epoca non c'erano processi giusti, erano successe cose spiacevoli, secondo me non c'era obiettività, è una sentenza ingiusta, per me”. L'avvocato gli ha poi chiesto se, come emerso dalle indagini, fosse boss della famiglia di Corso dei Mille: "L'ho sentito adesso - ha risposto Tagliavia, collegato in videoconferenza - Io avevo una pescheria e là lavoravo 24 ore su 24, non avevo tempo da perdere con loro", ha aggiunto riferendosi ai collaboratori di giustizia che fanno il suo nome. In particolare poi si è rivolto contro il pentito Gaspare Spatuzza: "Spatuzza è un bugiardo, falso, patentato" è "un bugiardone" e "non so perchè mi accusa". Secondo Spatuzza, durante un'udienza del 12 gennaio 1994, Tagliavia avrebbe detto a Cosimo Lo Nigro, "fate sapere a 'madre natura' di fermare il bingo", riferendosi a Giuseppe Graviano (madre natura) e alle stragi (il bingo). "L'udienza non era pubblica - ha spiegato Tagliavia - ed ero scortato, ero al 41 bis. Fate gli accertamenti su questo per sbugiardare questo Spatuzza. Venivo dall'Asinara e andando a Termini Imerese ci filtravano anche l'aria. Il Bingo? Ma quale bingo e bingo, ma fatela finita". Poi parlando di Spauzza: "Io questo signore non lo conosco". E sui Graviano ha detto: "Li ho conosciuti nelle gabbie durante le udienze, come gli altri detenuti". A difesa di Spatuzza è intervenuta con una nota nel pomeriggio Giovanna Maggiani Chelli, presidente dell'Associazione dei Familiari di via dei Georgofili: "Su sollecitazione di alcune parti civili nel processo per le stragi del 1993, peraltro con nostro rammarico da tempo non vicine all'attività della nostra associazione, l'imputato Francesco Tagliavia si è cimentato in un attacco frontale al collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza. L'Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili ritiene l'opera dei collaboratori di giustizia determinante per l'accertamento della verità rispetto alle stragi del 1993". "A Francesco Tagliava - ha aggiunto - eventualmente noi avremmo chiesto perchè ha brindato quando è morto il giudice Borsellino, evitando così il suo tentativo di screditare il collaboratore Spatuzza. A Tagliavia non vogliamo chiedere nulla, saranno le prove oggettive a parlare".