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di Silvia Cordella - 8 maggio 2011
È stato interrogato nel carcere Pagliarelli per quasi quattro ore e alla fine Massimo Ciancimino, dalla sua cella d’isolamento nella quale si trova dopo essere stato indagato per calunnia aggravata nei confronti dell’ex capo della Polizia Gianni De Gennaro, ha rivelato il luogo nel quale è sempre stato custodito l’archivio di suo padre.

I numerosi documenti di don Vito sarebbero stati conservati in cinque scatoloni riposti nello sgabuzzino del suo appartamento di via Torrearsa 5 a Palermo. Non quindi in qualche cassetta di sicurezza del Liechtenstein , come aveva pure smentito la Landesbank, l’istituto di credito da cui Massimo inizialmente aveva detto di aver estratto del materiale, e nemmeno in un improbabile nascondiglio francese come ci si poteva aspettare. Il tesoro documentale dell’ex sindaco mafioso era più vicino di quanto si pensasse. Così, gli agenti della Dia si sono precipitati nello stabile vicino a piazza Politeama per la seconda volta in quindici giorni, dopo che lo stesso Ciancimino, in seguito al provvedimento di fermo, aveva fatto ritrovare agli investigatori 13 candelotti di dinamite e 21 detonatori nascosti nel giardino di casa, a suo dire, dopo un atto intimidatorio ancora tutto da appurare e a cui in molti non credono. Il contenuto delle dichiarazioni del figlio di Don Vito resta comunque secretato ed è forse questo il segnale che si è di fronte a nuove dichiarazioni importanti ma i magistrati Antonino Ingroia, Nino Di Matteo e Paolo Guido hanno voluto sapere il tragitto dei documenti prodotti dal testimone della trattativa fra Stato e Mafia del ’92. In particolare da dove Ciancimino jr avrebbe ricavato il materiale consegnato ai magistrati in questi mesi. Gli inquirenti hanno voluto sapere anche i particolari sul ritrovamento dell’esplosivo dentro la sua abitazione e i motivi che ruotano attorno al documento contraffatto che accosta il signor “Gross”, l’agente segreto legato a Cosa Nostra, il “Signor Franco”, all’alto dirigente Gianni De Gennaro. Spiegazioni che dovranno essere convincenti per ottenere la scarcerazione dell’indagato. Intanto Massimo Ciancimino martedì prossimo dovrà comparire come testimone d’accusa nell’ambito del procedimento al generale Mario Mori, sotto processo a Palermo per aver favorito la latitanza di Provenzano.