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Bologna, 16 dic. - "Chissa' se lo hanno interrogato. E poi comunque bisognerebbe vedere come lo hanno interrogato... Il problema pero'- dice Paolo Bolognesi, presidente dell'associazione dei parenti delle vittime della strage del 2 agosto - e' che se fai passare la cose, se fai passare 35 anni, muoiono tutti, anche noi mica solo Gelli, mentre se i magistrati avessero messo lo stesso impegno profuso per la 'pista palestinese' anche sui documenti che gli abbiamo mandato, forse avremmo gia' risolto" il rebus dei mandanti della strage alla stazione di Bologna. E forse la morte di Licio Gelli non si porterebbe dietro il timore di non scoprire molte cose che poteva sapere su quella bomba. Bolognesi commenta, non senza un pizzico di rabbia, la morte di Gelli: uno dei nomi che i parenti delle vittime della bomba che fece 85 morti e 200 feriti hanno segnalato e risegnalato in Procura perche' il suo ruolo non fosse derubricato a quello di depistatore, ma fosse sviscerato anche dal punto di vista dei mandanti. Una 'pista' che pero' non va archiviata solo per la morte del 'venerabile'. Innanzitutto, "io andrei a perquisire Villa Wanda, per vedere se c'e' qualcosa in giro...". Ma soprattutto, la morte del Gran maestro della Loggia massonica deve ridare sprone alle indagini sui mandanti. "Gelli non era solo. Ha detto che la P2 sapeva e faceva... E noi sappiamo che alla P2 erano iscritte 900 persone. E allora dico: i magistrati- li sprona Bolognesi- vadano a sentire tutti quelli che gli stavano vicino, tutti quelli che lavoravano con lui. Siano sentiti". Prima appunto che sia troppo tardi.

Agenzia DIRE

19luglio1992.com

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