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di AMDuemila
Da quando venne ritrovato un video amatoriale, girato in Super 8 da un turista tedesco la mattina del 2 agosto, in cui appare un fotogramma di un giovane con capelli folti e baffi, l'ex estremista nero Paolo Bellini si è ritrovato nuovamente indagato per la strage di Bologna che 40 anni fa fece 85 morti e oltre 200 feriti. Per lui la procura generale ha da poco chiesto il rinvio a giudizio in quanto ritenuto esecutore in concorso con i quattro estremisti neri già condannati: Giusva Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini e Gilberto Cavallini.
Secondo gli inquirenti vi era una "spiccata somiglianza" tra quel volto e l'aspetto che Bellini aveva al tempo, e che veniva rappresentato nelle foto segnaletiche dell'epoca.
Adesso, però, c'è un nuovo elemento che potrebbe fugare ogni dubbio. Perché a riconoscere l'ex Avanguardia Nazionale, accusato di concorso in strage, è l'ex moglie Maurizia Bonini.
Interrogata dai magistrati di Bologna il 12 novembre 2019, ha riconosciuto l'ex marito senza particolari indugi: "Purtroppo è lui. Ho visto in questo momento il video - ha aggiunto la donna - e posso dire che la persona ritratta nel fermo immagine immediatamente dopo la colonna è il mio ex marito”. A dare la notizia dell'avvenuto riconoscimento è l'agenzia ANSA. "Nei fotogrammi prima della colonna - ha fatto mettere a verbale Maurizia Bonini - non si riconosce bene perché il viso è alzato e girato da una parte". Nell'interrogatorio si parla anche di una catenina e di un crocifisso: "Paolo aveva una catenina che portava al collo con una medaglietta e un crocifisso, almeno così mi pare di ricordare". E nel riconoscere l'ex marito nel video, la donna ha osservato: "Attaccato alla catenina mi pare ci sia un crocifisso". Sempre nell'audizione si fa riferimento al sequestro di due crocifissi fatti in indagine: "Confermo che, a mio avviso, uno dei due crocifissi, poteva essere di Paolo in quanto non apparteneva alla mia famiglia. Quando Paolo se ne andò di casa, ovvero, credo, nel periodo in cui andò sotto protezione (perché collaboratore di giustizia, ndr) non portò con sé tutte le cose. Ricordo che si prese l'orologio e poco altro. Pertanto, quel crocifisso può essere appartenuto a lui". In ulteriori dichiarazioni Bonini aggiunge un ulteriore elemento, con riferimento alla latitanza di Bellini: "Quando Paolo rientrò dal Brasile con il nome falso di Da Silva Roberto, si era rifatto il naso, rendendolo più corto e si era tolto un neo sulla guancia sinistra. Se si confrontano le foto del prima e dopo Brasile si possono notare queste cose".
Bellini era già stato indagato e prosciolto per la strage di Bologna il 28 aprile del 1992 grazie ad un alibi che al tempo smentiva quanto avevano dichiarato due testimoni, rispetto alla sua presenza in città la mattina del 2 agosto 1980.
E sull'alibi è tornata l'ex moglie: "Se Paolo Bellini si trovava a Bologna devo dire che ci ha usati come alibi. Intendo me, e i miei familiari che sono stati interrogati".
Al tempo Bellini disse di essere partito quel giorno da Rimini di prima mattina per il Passo del Tonale con la famiglia. "Per quello che mi hanno riferito mia madre tornò a Torre Pedrera (frazione di Rimini, ndr) in ritardo rispetto all'ora di pranzo", ha raccontato la donna, riferendosi probabilmente al fatto che la madre l'aveva accompagnata all'appuntamento col marito. Sempre l'ex moglie ha spiegato di aver saputo che il marito era a Bologna dalle indagini svolte all'epoca. E poi racconta: "Ho saputo della strage in macchina, quando Paolo ha acceso la radio mentre ci stavamo recando al Tonale. Lui ha acceso la radio per sentire un po' di musica; questa fu l'intenzione che dichiarò quando accese l'apparecchio".

Il telegramma a Cossiga
La donna ha poi fornito un altro dettaglio ai magistrati bolognesi. L'ex esponente di Avanguardia Nazionale avrebbe inviato un telegramma a Francesco Cossiga, quando questi concluse il mandato da capo dello Stato. Un episodio che l'aveva "particolarmente colpita". Secondo la donna Bellini scrisse: "'Sarai sempre il mio Presidente'". Un altro fatto raccontato da Bonini riguarda invece un incontro casuale avvenuto a Reggio Emilia, città d'origine di Bellini, con l'ex procuratore Elio Bevilacqua: "Paolo gli andò incontro e i due si abbracciarono. La cosa mi stupì e perciò chiesi, in seguito, a Paolo il perché di tanta confidenza. Paolo mi rispose che il dottor Bevilacqua aveva aperto un ufficio di consulenza come avvocato e mi precisò che era un massone". Alla domanda se anche Bellini fosse un massone l'ex moglie ha risposto di non saperlo.

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