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di AMDuemila
Accusato ingiustamente, restò in carcere 22 anni da innocente

Il caso di Giuseppe Gullotta, arrestato nel 1976 all'età di 18 anni, condannato all'ergastolo con l'accusa di aver ucciso due carabinieri nella caserma di Alcamo e infine assolto dopo 9 processi e 22 anni vissuti in carcere da innocente, è stato affrontato ieri dalla Commissione Parlamentare antimafia.
La sua confessione, come ha ripercorso lo stesso giornalista Nicola Biondo, sentito in Commissione insieme a lui, è stata estorta. L'uomo venne portato nella caserma di Alcamo dove risiedeva allora e insieme con altri ragazzi molto giovani, due suoi vicini di casa e compagni di giochi di 16 e 17 anni, furono oggetti di pressanti interrogatori, sevizie e torture fino ad una sorta di esecuzione simulata. Giuseppe a un certo punto sviene e dice: "Ditemi cosa debbo dire, basta che la finite'. Non c'era l'avvocato non c'era il pm". "Solo nel 2011 si è aperto un processo di revisione che si è concluso con l'assoluzione di Gulotta per non aver commesso il fatto. "E' stata consegnata una verità che non esisteva - ha detto Biondo con cui Gulotta ha scritto il libro "Alkamar" - ed esistono due famiglie, che sono state illuse, quelle dei carabinieri uccisi: a loro sono stati dati dei feticci, la verità è lontanissima".
Gulotta da parte sua ha chiesto "verità e giustizia per i carabinieri morti".
"Ho sempre avuto fiducia nelle istituzioni - ha detto - ho continuato ad averla nonostante aver subito tutto questo, ma ho sempre avuto la speranza di arrivare alla verità che per me c'è stata. Oggi non c'è ancora verità nei confronti dei carabinieri che sono morti. Io spero si arrivi a capire perché questi due ragazzi sono stati uccisi". "Io non ce l'ho con i carabinieri, la divisa per me è importante e anche io volevo indossare la divisa - ha spiegato facendo riferimento al fatto che, prima di essere coinvolto in tutta la vicenda, fece un concorso per entrare nella Guardia di finanza - Ma questa è una verità ancora a metà. Io la mia giustizia l'ho biondo nicola c imagoeconomica 983564ottenuta, speravo che la verità venisse fuori e alla fine è arrivata". Nella strage di Alcamo, nel 1976, furono uccisi due carabinieri. "Spero si possa fare luce e capire perché i due carabinieri sono stati uccisi - ha continuato - Chiedo giustizia anche per loro, sarei felice se questo caso si potesse riaprire per capire perché sono morti". "Le torture ci sono state, mi hanno fatto confessare duramente - ha proseguito - E in carcere ho passato i miei anni più belli. Io non ho ricevute le scuse da nessuna parte, ma le scuse dovrebbero esserci nei confronti dei familiari dei due carabinieri morti ai quali, per 36 anni, hanno dato dei falsi colpevoli". Ai commissari che gli chiedevano se si fosse fatto un'idea dei motivi della strage e sui presunti collegamenti con la mafia, Gulotta ha risposto: "Non mi sono fatto nessuna idea su collegamenti con la famiglia mafiosa di Alcamo. La mia vita era quella di un semplice ragazzo di 18 anni". "Penso che non si troveranno più i colpevoli", ha detto ancora Gulotta, fiducioso però si possa arrivare almeno alla verità sui motivi della morte dei due carabinieri: "Almeno si saprà perché sono stati uccisi". "Quella notte dormivo perché facevo il muratore e la mattina dopo alle 7 mi sarei dovuto alzare", ha raccontato riguardo alla notte della strage. Ai membri della Commissione Gulotta ha confermato anche che qualcuno gli propose di fargli avere un passaporto per scappare ma alla fine rinunciò a quella strada: "Io non volevo scappare dando la sensazione che fossi colpevole". Così arrivò il carcere ma alla fine, 22 anni dopo, ha ottenuto un minimo di giustizia.

In foto: Giuseppe Gulotta, in alto, e Nicola Biondo, a destra © Imagoeconomica