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di Ignazio Cutrò
“La invitiamo a effettuare il pagamento entro 5 giorni dalla notifica di questo avviso. Trascorso inutilmente questo termine, procederemo, come previsto dalla Legge, a esecuzione forzata”.
Così scrive riscossione Sicilia, società che gestisce la riscossione dei tributi e di cui è socio di maggioranza la Regione Sicilia, nelle avviso di pagamento di cinque cartelle esattoriali, per un importo complessivo di 11.652,20 euro, notificata in mattinata all’ex testimone di giustizia Ignazio Cutrò.
Non è la prima volta che lo Stato presenta il conto per i debiti accumulati dall’impresa Cutrò che, per le difficoltà economiche sorte in seguito alle denunce contro i suoi estorsori, dovette chiudere i battenti nel 2004.
Nel marzo scorso, un’altra cartella esattoriale da 39 mila euro era stata recapitata, ma venne temporaneamente congelata, forse grazie al clamore mediatico che la stessa richiesta di pagamento aveva suscitato.
A poco meno di un anno però, l’ennesimo colpo per l’onesta famiglia di Bivona.
“Non ho questa diponibilità economica - dichiara Ignazio Cutrò - per me e la mia famiglia questa è stata l’ennesima umiliazione di uno Stato che anziché proteggerci, ci ha abbandonato e ferito, se questo è il trattamento che viene riservato a chi denuncia la mafia, noi rinunciamo volentieri ad essere cittadini di questo Stato”.
In passato, rassicurazioni erano giunte in casa Cutrò sul blocco delle cartelle esattoriali evase, ma ad oggi, gli impegni assunti da Regione e ministero dell’Interno non sono stati ancora mantenuti ed entro mercoledì prossimo, 22 gennaio, Ignazio Cutrò dovrebbe pagare l’importo richiesto.
“Alla scadenza dei 5 giorni - dice l’ex testimone di giustizia - se chi dovrebbe tutelarmi continuerà ad agire nel silenzio, un corpo carbonizzato verrà recapitato dinanzi a uno dei palazzi di Roma o di Palermo e quel corpo sarà il mio! Sono stanco - aggiunge Ignazio Cutrò - di continuare a lottare anche contro uno Stato assente e che io stesso ho difeso, mandando in galera i mafiosi. 20 anni del mio calvario, si trasformano in 5 giorni di tempo per pagare i debiti di una ditta costretta a chiudere per aver denunciato il racket. Se questo è il segnale di legalità che vuole trasmettere lo Stato - dice ancora Cutrò - allora lo stesso non ha veramente capito niente”.
L’ex testimone di giustizia, si appella anche alla sensibilità del governatore della Regione, Nello Musumeci che da ex presidente della commissione regionale antimafia, aveva più volte espresso vicinanza e sostegno all’imprenditore bivonese.
“Presidente - dice Cutrò - la Regione può bloccare quelle cartelle e lei, fino a prova contraria, ne è il presidente”.

Foto © Imagoeconomica

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