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cassaforte effdi Emiliano Caruso
“Ridatemi le chiavi di casa” questa la richiesta che Salvatore Buzzi, il Rosso del Mondo di mezzo, ha fatto ai pm nel corso dell’udienza del maxiprocesso a Mafia Capitale, tenutasi ieri nell’aula bunker di Rebibbia davanti alla decima sezione penale presieduta da Rosanna Ianniello. Richiesta subito rifiutata in seguito a un intervento della Procura rappresentata da Giuseppe Cascini, che si dichiara incompetente a pronunciarsi pur promettendo le dovute verifiche, dal momento che le chiavi sono state sequestrate in un procedimento separato.

Ma le chiavi dell’appartamento non sono le uniche di cui parla il ras delle cooperative: “Le chiavi della mia casa, della cassaforte che è già stata ispezionata e le chiavi della casa di mia madre di 96 anni” ha infatti dichiarato Buzzi in videoconferenza dal carcere di Tolmezzo “Ho fatto istanza il primo dicembre, ma subito dopo le chiavi sono state sequestrate ed è stato aperto un nuovo fascicolo”.

La storia, in verità, iniziò una settimana fa, quando dal carcere di Tolmezzo il Rosso provò a inviare alla sua compagna Alessandra Garrone, anch’essa imputata coinvolta nel meccanismo di Mafia Capitale, una raccomandata contenente le chiavi che Buzzi aveva tra gli effetti personali al momento dell’arresto. Chiavi che rimasero depositate invece nei depositi dell’amministrazione penitenziaria del carcere, dove vengono custoditi gli effetti personali dei detenuti. Ipotizzando che le chiavi potessero aprire altri segreti del Mondo di mezzo, la direzione del carcere avvisò la Procura, che su questa storia aprì un fascicolo.

Tre sono quindi le chiavi di cui parla Buzzi: quella della sua casa, quella dell’appartamento della madre e quella di una cassaforte che potrebbe contenere documenti importanti, di quelli compromettenti, senza contare le informazioni che potrebbero essere contenute nel fascicolo della Procura. Si parla di un’ipotesi di favoreggiamento verso ignoti, quindi, dal momento che non sappiamo chi Buzzi intendesse veramente favorire con l’invio di quelle chiavi. A breve dovrebbe essere chiarito se quelle chiavi, oltre ai due appartamenti, aprissero una cassaforte già ispezionata, come continua a sottolineare Piergerardo Santoro, uno degli avvocati di Buzzi, o se siano invece collegate a una cassaforte ancora sconosciuta. In tal caso si potrebbero veramente avere nuovi sviluppi nelle indagini su Mafia Capitale.

In parallelo con il botta e risposta tra Salvatore Buzzi e Giuseppe Cascini, il tribunale ha anche affidato al perito Gianluigi D’Ambrosio l’incarico per la trascrizione di quasi 5mila intercettazioni, raccolte in due anni di indagini. Intercettazioni che si trovano nella città giudiziaria di piazzale Clodio a Roma, e possono essere ascoltate dagli avvocati in una sala apposita. Nel caso in cui i legali trovino materiale interessante per il maxiprocesso, possono portarlo in aula solo dopo l’ammissione del giudice, che decide di volta in volta quali materiali siano effettivamente utili per le indagini e quali invece rimangono vincolati dalla legge sulla privacy.

Già solo il ras delle cooperative, lo ricordiamo, è stato intercettato in questi due anni per otto ore al giorno. Parliamo di 4.474 intercettazioni da trascrivere, 145 chieste dalla difesa e le rimanenti dalla Procura, divise in 564 ambientali (quelle effettuate con il classico microfono nascosto anche durante le chiacchierate al bar di piazza Vigna Stelluti tra Massimo Carminati, Buzzi e Panzironi), 2.573 telefoniche, oltre a 1.172 sms e una singola mail. Le rimanenti intercettazioni sono ancora da definire.

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