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di Piero Innocenti
Il nostro paese, grazie alla sua posizione baricentrica nel mar Mediterraneo, è da decenni un importante crocevia del narcotraffico internazionale, in particolare per le rotte marittime.

Anche nel 2019, secondo la relazione annuale della DCSA presentata alla fine di giugno scorso, la frontiera marittima è stato l’ambito ove sono state intercettate le maggiori quantità di stupefacenti.

In particolare, per quanto riguarda la cocaina, il 95,67% del totale annuale dei sequestri (8.269,54kg), è avvenuto proprio in ambito frontaliero marittimo e quasi interamente nei porti italiani del versante occidentale interessando quello di Genova (sequestrati 3.124,73kg), di Gioia Tauro (2.202,55kg), di Livorno (1.113,46kg), di Vado Ligure (132,56kg). I quantitativi sequestrati nei porti di Genova e di Livorno, oltretutto, hanno rappresentato il picco degli ultimi dieci anni con la cocaina che viene occultata nei container trasportati da navi provenienti dalla Colombia, Brasile, Honduras, Ecuador e Guatemala.

Dai sequestri annuali effettuati dalle forze di polizia e dalle dogane, si può stimare il quantitativo, notevole, di trenta/quaranta tonnellate di cocaina immesse e consumate sul mercato nazionale (nel 2020, peraltro, alla data del 10 agosto, è stato già superato, con oltre 8,4 ton, il quantitativo totale di cocaina sequestrato nell’intero 2019).

Un commercio da cui derivano ingentissimi profitti per la criminalità organizzata italiana e straniera che continua ad essere l’impresa più florida oltre che un bancomat inesauribile per la corruzione di funzionari pubblici, politici e per altri affari illeciti. Un’impresa che non conosce licenziamenti né cassa integrazione ma, anzi, registra un coinvolgimento sempre maggiore di persone nello spaccio che, relativamente a quelle denunciate all’ autorità giudiziaria per la cocaina, sono passate da 8.100 del 2015 a 11.763 del 2019 (di cui 5.373 stranieri), in prevalenza (3.665) nel nord Italia. Meno eroina, invece, quella sequestrata in frontiera marittima nel 2019 (meno 99,10% rispetto al 2018), con i porti di Olbia e di Isola Bianca (SS) dove è avvenuto il sequestro più consistente di 3,20kg. (la frontiera aerea è stata quella più interessata con il sequestro complessivo di 154,83kg di eroina).

I cinquanta nigeriani denunciati in frontiera per l’eroina rappresentano il numero più alto degli ultimi anni e, comunque, va evidenziato che la componente straniera denunciata per traffico di eroina ha superato, nel 2019, con 1.834 persone, quella italiana (1.550). Anche per l’hashish i sequestri maggiori sono avvenuti in mare con 12.711,44kg (sul totale nazionale di 21.005,44kg) in gran parte (11.705,35kg) nelle acque internazionali e 613,07kg nel porto di Livorno. 3697,05 i chilogrammi di marijuana sequestrati in ambito marittimo (il 93,60% del totale frontaliero), di cui 1.069kg in acque internazionali, 2.281,45kg nelle acque antistanti i pori, e 346,60kg all’interno degli scali portuali.

Modestissimi, infine, i quantitativi di droghe sintetiche intercettati in frontiera marittima: solo due grammi in polvere sul totale nazionale di 102,04kg e otto compresse sul totale di 425 (i maggiori quantitativi di tali droghe sono stati scoperti negli aeroporti di Malpensa, Linate, Bologna e Ciampino). Anche per le droghe di sintesi la componente straniera delle persone denunciate (219) ha superato quella italiana (167), confermando la tendenza degli ultimi cinque anni.

La frontiera marittima della Spagna, rappresenta, poi, un punto di particolare interesse per i narcotrafficanti sud americani grazie alle forti connessioni politico culturali con l’America latina e alla presenza di importanti infrastrutture portuali. Anche l’Olanda, con il porto di Rotterdam, continua ad essere un punto strategico per il traffico di stupefacenti in tutta l’Unione Europea.

Tratto da: liberainformazione.org

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