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di AMDuemila
Il capomafia aveva intenzione di aprire uno studio dentistico con l’aiuto della sua “rete” di amici

Ci sarebbe stato un patto tra il boss mafioso, Mariano Asaro, noto anche come il “dentista”, e l'ex deputato regionale Pd Paolo Ruggirello. E’ questo l’importante dato che emerge dall’operazione odierna dei Carabinieri di Trapani che hanno eseguito 4 misure cautelari e una interdittiva in esecuzione di un'ordinanza cautelare del Gip nei confronti di affiliati alle famiglie mafiose di Castellamare del Golfo e Paceco. Tra gli arrestati spicca proprio il nome del vecchio boss Mariano Asaro, che fu accusato anche per la strage di Pizzolungo del 2 aprile 1985, ma assolto perché riuscì a dimostrare che quel giorno visitò dei pazienti in uno studio dentale a Palazzo Adriano, che si sarebbe avvalso dell’aiuto della sua “rete” d’amici per l’apertura di uno studio odontoiatrico, convenzionato con l'Asp di Trapani. Asaro prima ancora di essere mafioso era iscritto a una loggia segreta con relazioni internazionali (e misteriosi rapporti con agenti dell'ex Sismi, il servizio segreto militare). “A Palermo abbiamo un onorevole di qua, che ci pensa lui, perche lui la… ha fatto, non so se hai sentito parlare, Paolo Ruggirello che era qua onorevole alla Regione, era al reparto sanità e cose e se la fotte lui come farmela firmare: mi hai capito? E vuole i voti li vuole, se vuoi i voti deve dare, altrimenti...”, spiegava a due medici palermitani, disponibili a intestarsi falsamente le quote del centro dentale.
Per l'ex politico Ruggirello, che si trova ai domiciliari, è stato emesso un avviso di garanzia. "Asaro poteva contare ancora su due figure molto importanti. Il capomafia di Paceco, Carmelo Salerno, anch'egli arrestato, e l'ex deputato regionale Paolo Ruggirello al quale i Carabinieri hanno notificato l'informazione di garanzia" ha detto gli inquirenti, che poi hanno sottolineato come “quest'ultimo veniva incaricato, in seguito ad incontri riservati che Asaro riusciva ad organizzare grazie proprio a Salerno, di attivarsi con i vertici dell'Asp affinché l'ambulatorio di odontoiatria fosse convenzionato con il servizio sanitario". "Insomma un sistema ben congegnato" che, come osserva il Gip nell'ordinanza di custodia cautelare, aveva permesso ad Asaro "di potere contare, in qualsiasi momento, sui suoi qualificati contatti, derivanti dall'appartenenza a Cosa nostra per avviare ogni attività fonte di guadagno, sì da penetrare massivamente e con straordinaria speditezza ed efficacia nel tessuto economico del contesto territoriale di riferimento". Secondo le indagini, coordinate dal procuratore Francesco Lo Voi, dall'aggiunto Paolo Guido e dal sostituto Gianluca De Leo, “in questo progetto imprenditoriale ciascuno aveva un ruolo preciso che portò avanti con piena consapevolezza e volontà - hanno detto ancora gli inquirenti - la cognata Occhipinti diede la propria disponibilità, in quanto soggetto incensurato, ad intestarsi fittiziamente la società, il dottore Lucido accettò di comparire quale direttore sanitario, svolgendo il contributo essenziale all'ottenimento delle autorizzazioni sanitarie ed al convenzionamento con la mutua, la Amato, moglie di Rocco Coppola, in quanto impiegata presso uno studio notarile, doveva provvedere a reperire e predisporre la documentazione necessaria e l'atto costitutivo della società, cosa che fece con solerzia - hanno proseguito - Salerno doveva provvedere ad aiutare l'indagato in ogni fase del progetto, dal reperimento dell'immobile a quello del medico, poi reperito invece da Coppola e ad ottenere il contributo del politico Paolo Ruggirello, per attivare l'iter burocratico all'ASP ed ottenere così le autorizzazioni necessarie e l'essenziale convenzionamento con la mutua, cosa che l'ex deputato regionale fece prospettando in un primo tempo che l'interessato allo studio era un suo 'cugino'".

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L'ex deputato, Paolo Ruggirello


Il rapporto con il sindaco di Paceco
Dall’inchiesta sono emersi anche rapporti con di sindaco Paceco, Giuseppe Scarcella, che chiamava Asaro “Don Mariano” quando lo riceveva in comune, che oggi si è visto notificare un avviso di garanzia, per concorso esterno in associazione mafiosa. Il sindaco è indagato perché a gennaio, prima dell’arresto di Ruggirello, era stato avvicinato per sbloccare “il rilascio di un certificato di agibilità e o abitabilità in favore del suocero” di Asaro. Poi però il boss e il primo cittadino finirono per parlare della clinica dentale. “Noi altri praticamente stiamo aprendo lo studio qui a Paceco”, diceva, riferendo che un geometra se ne stava occupando, “a me interessa che mi danno la Scia subito per cominciare a tramezzare altrimenti mi perdo di casa”. “Tra l’altro il presidente è un castellammarese, Agugliaro (Giuseppe, dirigente del Suap di Paceco), si ma ormai - continuava Asaro, abbassando la voce - io parlando con lei già gli ho fatto parlare… già ci fici parlare da Castellammare, ho un amico che sono come fratelli”. “Va bene, va bene” e poi ancora “comunque da parte nostra quando arriva... Agugliaro è uno molto sveglio… dico, e appena arriva noialtri, Nuccio giustamente che è solo potrebbe... va bene, ci teniamo informati”, rispondeva il primo cittadino di Paceco. “Non c’è problema al Comune! Non ci sono problemi… il sindaco è Dattularo, arrivo lì e gli dico al sindaco ‘com’è no? E allora facci la variante’, io non ho problemi con lui” diceva Asaro a suo nipote.

Dopo la scarcerazione
Secondo gli investigatori il boss Asaro “in molti degli incontri riservati” è “stato sorpreso ad esternare tutto il suo astio nei confronti del vertice della famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo, Francesco Domingo, nonché dei collaboratori di giustizia e in particolare nei confronti di quelli che lo avevano accusato dell'omicidio del pubblico ministero di Trapani, Giangiacomo Ciaccio Montalto, fatta eccezione per il collaboratore Francesco Giuseppe Milazzo, il quale per stessa ammissione di Asaro, lo aveva 'salvato' dichiarando la sua estraneità a quell'omicidio". Per gli inquirenti il capomafia "sin dai giorni successivi alla sua scarcerazione, aveva cominciato a lavorare ad un progetto imprenditoriale illecito - hanno detto gli investigatori - Era sua intenzione, che poi effettivamente mise in atto, costituire una società, da intestare fittiziamente alla cognata Maria Vincenza Occhipinti, raggiunta dalla misura cautelare dell'obbligo di dimora, per la gestione di un ambulatorio di odontoiatria da aprire a Paceco". "In questo progetto Asaro era coadiuvato fattivamente anche da un'altra indagata, Maria Amato, anch'ella raggiunta da misura cautelare dell'obbligo di dimora, moglie del pregiudicato mafioso Rocco Antonino Coppola, già condannato in via definitiva per associazione di tipo mafioso dalla Corte d'Appello di Palermo per aver predisposto quanto necessario per l'organizzazione di incontri con vari latitanti tra cui Matteo Messina Denaro e Vincenzo Sinacori". Amato, "in qualità di collaboratrice di uno studio notarile, predisponeva la documentazione e gli atti per la costituzione della società di capitali voluta da Asaro". "Mentre Coppola presentava ad Asaro il medico compiacente, Vito Lucido, raggiunto da misura interdittiva di sospensione dall'esercizio dell'attività di medico per un anno". "La storia dell'appartenenza a Cosa nostra di Asaro inizia già prima degli anni 80, è affiliato alla famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo, all'interno della quale rivestiva una posizione apicale e in passato era autorizzato dai vertici di Cosa Nostra, in particolare da Vincenzo Virga, ad avere rapporti con personaggi mediorientali fornitori di esplosivi. Fu anche a lungo latitante ed inserito nella lista dei trenta latitanti più pericolosi fino all'arresto nel 1997", raccontano gli inquirenti. "Il suo nome, insieme a quello di altri esponenti di Cosa nostra, fra i quali Mariano Agate e Natale L'Ala, fa parte dell'elenco degli iscritti alla loggia massonica coperta "Iside 2" scoperta nel 1986 all'interno del circolo Scontrino - hanno sepigato gli inquirenti -. Accusato, ma poi prosciolto, dei fatti di sangue tra i più gravi della storia mafiosa della provincia di Trapani, veniva poi condannato più volte in via definitiva per associazione mafiosa, detenzione di armi ed estorsione".

Foto © Imagoeconomica

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