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di AMDuemila
Il Tribunale del Riesame ha rigettato la richiesta ai domiciliari presentata dai difensori dell’ex parlamentare

L’ex parlamentare e avvocato Giancarlo Pittelli resta in carcere. E’ questa la decisione del Tribunale del Riesame di Catanzaro, collegio presieduto da Michele Cappai, che ha rigettato la richiesta dei legali difensori, gli avvocati Salvatore Staiano e Giuseppe Contestabile, agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico presentata lo scorso 8 aprile. L’ex deputato si trova ora nel carcere di Nuoro, in Sardegna. Nei suoi confronti sono state avanzate un'istanza al gip e due al Riesame, tutte con esito negativo. Secondo i giudici non esiste alcun problema in termini di contagio da Coronavirus, visti anche i certificati medici, datati 25 marzo e 8 aprile, prodotti dal pm Annamaria Frustaci nei quali si attesta che il carcere di Nuoro è luogo sicuro, nel quale non si è verificato alcun caso di infezione da Covid-19.
L’avvocato è stato arrestato lo scorso 19 dicembre nell’ambito della maxi-operazione "Rinascita-Scott”, condotta dai carabinieri di Vibo Valentia e coordinata dalla Dda di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri, con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, rivelazione dei segreti di ufficio e abuso di ufficio. Secondo l’accusa Pittelli avrebbe avuto un ruolo centrale nella gestione di rapporti tra la potente cosca dei Mancuso, originaria di Limbadi ed egemone in tutta la Provincia di Vibo Valentia, e il mondo politico-imprenditoriale con segmenti di massoneria annessi. All’interno dell’ordinanza di arresto viene descritto come un "Giano bifronte", "accreditato nei circuiti della massoneria più potente, è stato in grado di far relazionare la 'Ndrangheta con i circuiti bancari, con le società straniere, con le università, con le istituzioni tutte, fungendo da passepartout del Mancuso, per il ruolo politico rivestito, per la sua fama professionale e di uomo stimato nelle relazioni sociali".
Un vero e proprio “uomo cerniera”, dunque, che “avrebbe messo sistematicamente a disposizione dei criminali il proprio rilevante patrimonio di conoscenze e di rapporti privilegiati con esponenti di primo piano a livello politico-istituzionale, del mondo imprenditoriale e delle professioni, anche per acquisire informazioni coperte dal segreto d’ufficio e per garantirne lo sviluppo nel settore imprenditoriale”.

Foto © Imagoeconomica

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