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di AMDuemila
“Nell’atteggiamento di Germania e Olanda c’è molta ipocrisia”

“Quando si tratta di intervenire per fronteggiare una crisi che sembra rievocare quella della Grande Depressione, come osserva il Fondo Monetario Internazionale, le mafie non possono diventare un alibi”. A dirlo, nell’edizione de Il Corriere della Sera di sabato scorso, sono stati il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri e lo scrittore italo-canadese Antonio Nicaso. Il magistrato e il docente universitario sono intervenuti dopo le polemiche sorte nei giorni scorsi con la pubblicazione di un articolo sulle pagine del quotidiano tedesco “Die Welt” nel quale si invitava l’Europa a frenare l’iniezione di liquidità verso l’Italia per evitare che i soldi finissero alla mafia. Secondo Gratteri e Nicaso l’Unione Europea deve agire prontamente per rispondere alla crisi economica e frenare in tal modo le opportunità delle organizzazioni criminali di approfittare delle difficoltà di imprese e imprenditori. E, pertanto, lo stallo decisionale a livello politico-amministrativo si rivelerebbe fatale. “Le mafie - scrivono - si ritaglieranno spazi solo se si continuerà a discutere, ritardando i tempi di intervento nell’affrontare disagi sociali e difficoltà economiche”. In questo senso “il passato ci insegna molte cose”, hanno aggiunto. “Dopo il terremoto del 1908 - si legge nell’articolo pubblicato su Il Corriere della Sera - le leggi sulla ricostruzione di Reggio Calabria e Messina hanno finito per incattivire gli scontri ‘intorno alla distribuzione e all’uso del denaro pubblico’ vivacizzati da una nuova presenza quella degli ’ndranghetisti che avevano fatto i soldi negli Stati Uniti e che, approfittando dei ritardi e delle incertezze dei provvedimenti governativi, si erano messi a prestare soldi a usura”. Nell’articolo Gratteri e Nicaso hanno inoltre dichiarato che “c’è molta ipocrisia nell’atteggiamento di Paesi come la Germania o l’Olanda” le quali “temono il saccheggio delle risorse comunitarie da parte delle mafie ma non hanno mai fatto abbastanza per frenarne gli investimenti nei loro territori. Dalla caduta del muro di Berlino in poi - hanno affermato - le mafie in molti Paesi d’Europa non sono state viste come minaccia, ma come opportunità. Oggi, più che mai, i soldi del narcotraffico sono diventati ossigeno dell’economia legale. Come è successo al tempo della crisi del subprime in cui molte banche sono riuscite a far fronte ai problemi di liquidità finanziaria grazie ai soldi del narcotraffico, come ha denunciato coraggiosamente l’allora direttore dell’ufficio delle Nazioni Unite per la lotta contro droga e crimine, Antonio Costa”. Inoltre il procuratore capo di Catanzaro e lo scrittore si sono detti sicuri che le mafie cercheranno “di mettere le mani sulle risorse comunitarie, come faranno d’altronde i faccendieri e i criminali di mezza Europa. Ci sarà anche chi cercherà di ‘condizionare’ gli elenchi dei cittadini bisognosi che i sindaci sono chiamati a compilare; cercheranno di sfruttare i ritardi della burocrazia che regola il settore bancario, ma anche quello della pubblica amministrazione”. Alla luce di ciò, a detta di Nicaso e Gratteri, non bisogna proseguire oltre con i discorsi e le polemiche. Questo è il “tempo di agire, fare sistema, mettendo assieme tutte quelle forze che hanno a cuore il benessere del Paese. Se continueremo a cedere il passo a quella lunga e pericolosa convivenza tra faccendieri e mafiosi, tra corrotti e corruttori - hanno concluso - faremo fatica a riprenderci”.

Foto © Paolo Bassani

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