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di AMDuemila
Quando l’emergenza sanitaria legata al Coronavirus sarà finita, se non si faranno gli sbagli del passato, "sarà più facile affrontare le mafie nell'immediato futuro. Bisogna, per esempio, partire dagli elenchi dei bisognosi. Bisogna utilizzare gli inquirenti che operano sul territorio per evitare che le risorse messe a disposizione dallo Stato finiscano nelle mani sbagliate". A dirlo è il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, intervistato da “Il Sole 24 Ore”. Secondo il magistrato bisogna “evitare gli errori e le valutazioni che hanno consentito alle mafie di rafforzarsi durante la crisi del 2007-2009, quando hanno avuto la possibilità di depositare i loro soldi, senza eccessivi controlli, nelle banche di mezzo mondo". Alcuni livelli di mafia "cercheranno di trasformare la crisi in opportunità investendo nell'economia della ricostruzione i soldi accumulati con il traffico di droga". Il procuratore ha spiegato che ci sono avvisaglie "sull'aumento di reati legati al cybercrime. Ci sono organizzazioni criminali, ma anche semplici avventurieri dei sistemi digitali. C'è un aumento di truffe online". Questo “è il periodo migliore per trasferire scorte di droga dai depositi dei narcos ai paesi di consumo". Sono diminuiti i reati, "ma questo non significa che sia anche diminuita la richiesta dei tanti tossicodipendenti". La pandemia legata al Coronavirus "potrebbe contribuire a creare nuovi scenari, in cui le droghe sintetiche avranno più mercato, dal momento che la loro produzione non dipende da principi attivi reperibili solo in determinate aree geografiche". Per individuare la presenza della ‘Ndrangheta "bisogna tenere conto dei paesi offshore, di quelli che alzano più gru per costruire palazzi, di quelli che offrono sponde al necessario riciclaggio del denaro".
In conclusione, Gratteri ha detto che la ‘Ndrangheta investe anche in settori che sembravano impensabili, "come le criptovalute" e "usano sempre meno la violenza e molto più la corruzione".

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