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di AMDuemila
Antonio Bastone invia una lettera aperta al garante dei detenuti e al quotidiano Roma. La procura antimafia di Napoli indaga

Nei primi giorni di marzo, mentre in diverse carceri italiane regnava il caos per le rivolte a causa delle misure straordinarie adottate dal governo per gli istituti di detenzione a fronte dell’emergenza sanitaria, nel carcere di Avellino, incredibilmente, si evidenziava una “spaccatura” tra chi aderiva alle proteste e chi voleva la quiete. In uno dei padiglioni, quello in cui si trova detenuto Antonio Bastone, presunto boss degli scissionisti di Secondigliano, non è stato registrato alcun disordine. Il motivo si è capito in un secondo momento. Infatti sarebbe stato lo stesso boss, rimasto nella sua cella, ad “invitare” gli altri detenuti del suo padiglione ad imitarlo e, sopratttuto, a non partecipare agli scontri.
Il dato si è appreso tramite una missiva che lo stesso Bastone ha scritto per ringraziare gli agenti della polizia penitenziaria. Una lettera inviata al garante dei detenuti Pietro Ioia e spedita al quotidiano Roma.
La notizia è stata riportata nei giorni scorsi dal quotidiano “Il Mattino” di Napoli.
In questi giorni, sia sulle rivolte all’interno del carcere di Poggioreale che sulla missiva, è stata avviata un’indagine da parte della Dda partenopea.
Secondo gli inquirenti l’invio della lettera da parte del presunto killer della faida del 2012 è un fatto da non sottovalutare in quanto si potrebbe benissimo inserire in dinamiche in cui entrano in ballo anche tutti gli altri episodi di rivolta nelle carceri napoletane e italiane.
Gli investigatori, cercando di far chiarezza anche sui disordini all’interno del carcere di Napoli, hanno evidenziato come la rivolta mirasse all’accaparramento del metadone.
Tornando alla missiva, secondo i pm Maurizio De Marco e Vincenza Marra, Bastone avrebbe potuto sfruttare le rivolte nelle carceri per far passare un messaggio: dove ci sono io non c’è rivolta e bisogna aver rispetto degli agenti penitenziari.
Secondo il sostituto procuratore generale Catello Maresca, intervenuto sempre sulle pagine de “Il Mattino”, dietro la lettera di Bastone si potrebbe nascondere un messaggio mafioso.
Quel che è certo è che l’episodio si inserisce in un quadro ancora più ampio che riguarda l’equilibrio all’interno delle carceri napoletane. Per quale motivo, però, ad Avellino Bastone voleva il silenzio mentre nelle altre carceri d’Italia montava la protesta? Una domanda a cui gli inquirenti, durante l’emergenza, stanno cercando di trovare una risposta.

Foto © Imagoeconomica

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