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di AMDuemila
Gli inquirenti parlano di una "spregiudicata consorteria criminale"

Associazione a delinquere, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, corruzione per atto contrario ai doveri d'ufficio, falsità materiale e ideologica in atto pubblico, rivelazione di segreto d'ufficio, soppressione e occultamento di atti pubblici. Questi i reati contestati, a vario titolo, ai 24 indagati in una inchiesta della Procura di Palermo su presunte truffe all'Unione europea per contributi in agricoltura percepiti indebitamente. I finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo hanno quindi eseguito 16 arresti, di cui 4 in carcere e 12 ai domiciliari. Per altri otto indagati è scattato l'obbligo di dimora nel comune di residenza e di firma. Contestualmente è stato disposto anche il sequestro preventivo di 14 imprese, 3 con sede in Ungheria, Austria e Romania, per un valore di circa 24 milioni di euro, e il sequestro, anche per equivalente, di disponibilità finanziarie, beni mobili e immobili per oltre 12,5 milioni di euro. Bloccata, inoltre, l'erogazione di contributi indebiti per 3,5 milioni di euro. L'operazione, scattata all'alba e denominata "Gulasch-Amici Miei", è coordinata dalla Procura di Palermo diretta da Francesco Lo Voi. Le indagini si sono concentrate sull'iter di concessione di finanziamenti pubblici in agricoltura nell'ambito dei Programmi di sviluppo rurale (Psr) Sicilia 2007-2013 e 2014-2020 che ruotano intorno all'Ipa (Ispettorato provinciale dell'agricoltura) della Regione Siciliana: si tratta dell'ente che valuta l'ammissibilità delle domande volte a ottenere i contributi europei e statali. Due i filoni d'indagine sviluppati: il primo relativo alla percezione indebita dei finanziamenti, il secondo, incentrato sull'operato dei funzionari pubblici addetti al controllo dei requisiti e all'attribuzione dei punteggi per l'ammissione delle domande al finanziamento.
Le attività investigative, svolte anche con l'ausilio di intercettazioni telefoniche e servizi di appostamento e pedinamento, nonché sfruttando i canali della cooperazione internazionale di polizia, e che all'alba di oggi hanno portato all'emissione di 24 misure cautelari, "hanno consentito di accertare l'esistenza di una spregiudicata consorteria criminale". Ne sono convinti gli inquirenti. Secondo la Procura di Palermo la consorteria sarebbe stata "ideata, promossa e diretta dai fratelli imprenditori Di Liberto, finalizzata all'ottenimento, in modo illecito, di rilevanti finanziamenti pubblici concessi dalla Regione Siciliana e alla perpetrazione di reati di falso, con la connivenza di professionisti" e "di Filippo Cangialosi, funzionario istruttore presso l'I.P.A. di Palermo". I fratelli Di Liberto "anche mediante fatture false, sono riusciti a incassare indebitamente non solo le erogazioni afferenti alle domande di finanziamento, ma, nel mese di dicembre 2019, anche la prima tranche di una terza domanda di finanziamento, presentata sempre a nome della Di Liberto S.r.l. a valere sulla misura 4.2 del PSR Sicilia 2014/2020, per un ammontare complessivo di circa 2,5 milioni di euro".
Le indagini "hanno ricostruito articolati artifici e raggiri consistiti nell'aver documentato costi superiori a quelli effettivamente sostenuti per la realizzazione dei programmi di investimento oggetto di pubblica contribuzione, attraverso false fatturazioni da parte di società italiane ed estere". E' quanto dicono gli inquirenti. Inoltre avrebbero "utilizzato documentazione mendace, sia di natura bancaria che amministrativo-contabile" e "falsificato certificati dell'ASP di Palermo".
Spiegano gli investigatori che "i riscontri effettuati dalle Fiamme Gialle hanno consentito di accertare l'esistenza di molteplici cointeressenze tra i soggetti privati proponenti le domande di finanziamento e i dirigenti/funzionari dell'Ipa di Palermo, finalizzate all'illecito ottenimento di rilevanti finanziamenti pubblici concessi dalla Regione Siciliana attraverso l'alterazione o addirittura la sostituzione dei documenti posti a supporto delle richieste".

Foto © Imagoeconomica

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