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di AMDuemila
Voluta dall'ex ministro Andrea Orlando partirà dal prossimo gennaio

Quelle appena trascorse sono state settimane molto accese a livello politico, soprattutto fra le due forze di governo (M5s e Pd). Il centro della discussione è stata la riforma della legge sulla prescrizione voluta dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede che dovrà entrare in vigore dal prossimo 1° gennaio. Ora però ci si appresta ad assistere ad un nuovo scontro tra le varie forze politiche su un altro tema delicato, sempre legato all'impianto giuridico italiano: la riforma sulle intercettazioni. Voluta dall'ex Guardasigilli Andrea Orlando, e approvata dal Consiglio dei ministri il 29 dicembre 2017, anche questa scatterà dal prossimo gennaio se non dovessero esserci novità.
La riforma delle intercettazioni era stata criticata da più parti: magistrati, avvocati, giornalisti che avevano chiesto congiuntamente la modifica in quanto ritenuta "bavaglio all’informazione”.
Dal canto suo Bonafede ha tentato più volte di bloccare questa riforma, fortemente voluta dal Pd, con due proroghe. La prima risalente al luglio 2018 la seconda ad aprile di quest'anno. Un terzo tentativo non ci sarà.
Evidentemente se lo facesse il dialogo riaperto con il Partito Democratico dopo l'ancora precaria intesa raggiunta sulla riforma della prescrizione rischierebbe di richiudersi nuovamente. Nel frattempo sulla questione stanno per intervenire i capi delle principali Procure italiane, al lavoro su una lettera da indirizzare al ministero della Giustizia. La missiva sta per essere ultimata e trova d’accordo i procuratori di Milano Francesco Greco, di Napoli Giovanni Melillo, di Firenze Giuseppe Creazzo, di Palermo Francesco Lo Voi e del facente funzioni di Roma Michele Prestipino. La missiva non è altro che un testo basato sulle necessità di capire quale norma applicare dal prossima anno, in assenza di modifiche o nuove proroghe al testo dell'ex ministro, per le intercettazioni già in corso e per quelle che verranno in indagini già partite. Il nervo più delicato è quello relativo al regime transitorio che regoli l’attività già in corso di pm e polizia giudiziaria di cui l'attuale decreto legge è sprovvisto. In sostanza i procuratori vogliono sapere su quali casi verrà applicata la norma: se a quelli connessi a indagini già avviate che, però, finora hanno seguito la normativa in vigore fino al 31 dicembre o a quelli che nasceranno dal 2020 in poi. E quindi, su questa linea (cioè in assenza di una norma transitoria), se è previsto un “regime misto” per casi a cavallo tra la vecchia legge e quella nuova o meno. Inoltre sono chiesti chiarimenti relativi alla formazione del personale e all’adeguamento delle misure organizzative da attivare nelle Procure per gli apparati elettronici e digitali.

Foto © Imagoeconomica

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