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di AMDuemila
La deputata di Italia Viva, ex Leu, Giuseppina Occhionero è indagata per falso in concorso dalla Procura della Repubblica di Palermo. L'accusa è quella di aver fatto passare il Radicale Antonello Nicosia, poi arrestato per Mafia, per suo assistente, consentendogli di entrare nelle carceri.
Lo scorso 5 novembre Giuseppina Occhionero era stata sentita dai pm, a Palermo, come persona informata sui fatti. E ai magistrati - l'aggiunto Paolo Guido e i sostituti Francesca Dessì e Calogero Ferrara - aveva confessato di "avere sbagliato" ad essersi "fidata". Rivelando anche di avere stipulato un contratto da gennaio 2019 col compenso di 50 euro al mese in favore di Nicosia e poi risolto.
Dai riscontri investigativi, tuttavia, emerge - e da qui il reato contestato - che il 21 dicembre, dopo avuto con Nicosia solo contatti telefonici, Occhionero arrivò a Palermo e incontrò l'esponente radicale con cui andò immediatamente a fare una ispezione al carcere Pagliarelli. All'ingresso dichiarò che Nicosia era un suo collaboratore: circostanza, hanno accertato i pm anche attraverso indagini alla Camera, falsa. All'epoca, infatti nessun rapporto di lavoro era stato formalizzato. Il giorno successivo i due si recarono, con le stesse modalità, a fare delle visite nelle carceri di Agrigento e Sciacca. Alla deputata Occhionero è stato notificato l'avviso di garanzia e contestuale invito a comparire. La prossima settimana dovrà tornare dai pm di Palermo, questa volta da indagata.
L'indagine riguarda anche Antonello Nicosia, a cui viene contestato il concorso in falso aggravato. Il 4 novembre scorso il Ros dei carabinieri e il Gico della Guardia di Finanza avevano già arrestato Nicosia, su disposizione della Procura del capoluogo siciliano, assieme al boss di Sciacca, Accursio Dimino, accusati di associazione mafiosa, Luigi e Paolo Ciaccio e Massimiliano Mandracchia per favoreggiamento. Nicosia infatti - già direttore dell'Osservatorio internazionale dei diritti umani, ed eletto nel comitato nazionale del XVII congresso dei Radicali italiani - secondo i pubblici ministeri avrebbe veicolato all'esterno messaggi provenienti da mafiosi detenuti nei penitenziari sparsi nella Penisola. Accessi che sarebbero stati molto più agevoli, con meno controlli, se fatti assieme a un parlamentare della Repubblica che ha tra le prerogative anche quella di potere effettuare accessi nelle carceri senza alcun preavviso.

Foto © Imagoeconomica

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