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di AMDuemila
Esentare i mafiosi ergastolani dal 41 bis "significherebbe mettere i peggiori mafiosi irriducibili in condizione di riprendere le armi, un rischio micidiale che occorre assolutamente evitare”. E’ così che si è espresso l’ex magistrato Gian Carlo Caselli in un intervento sul quotidiano il “Corriere della Sera”, riguardo la pronuncia da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo sull’"ergastolo ostativo”. Per l’ex capo della Procura di Palermo “sarebbe un colossale arretramento stabilire che il 41 bis non va applicato ai mafiosi ergastolani, che sono al 41 bis in quanto non pentiti e perciò ancora indissolubilmente legati (in perpetuo) alla 'casa madre’”. Secondo il presidente onorario di Libera “il problema si pone dopo che la Corte europea dei diritti dell'uomo ha accolto, il 13 giugno, un ricorso contro l'ergastolo ostativo per i mafiosi al 41 bis - ha spiegato - quelli più pericolosi, che non hanno scelto di pentirsi, cioè di collaborare con lo Stato riparando almeno in parte i tremendi guasti causati”. Dunque, l’eventuale decisione favorevole della Cedu all’ergastolo ostativo "comporterebbe per un numero consistente di criminali 'irriducibili' un recupero di spazi di libertà - permessi, lavoro esterno, misure alternative - che consentirebbe loro, senza troppa fatica, di darsi alla macchia e tornare a delinquere”. In conclusione Caselli ha detto che non si tratta di “cattivismo”, ma "bensì di ‘riflessioni basate sulla realtà”, ricordando anche che il 41 bis è una norma "intrisa del sangue di Falcone e Borsellino" e "ha isolato i mafiosi detenuti privandoli del sostegno del gruppo e ha spinto gran parte di loro a pentirsi".

Foto © Imagoeconomica

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