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di AMDuemila
Il gip di Roma si è riservato di decidere in merito alla richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Roma dell'indagine relativa all'omicidio della giornalista Ilaria Alpi e dell'operatore Miran Hrovatin, avvenuto il 20 marzo del 1994 a Mogadiscio, in Somalia. Si tratta della seconda richiesta di archiviazione avanzata dal pm Elisabetta Ceniccola dopo che nel giugno del 2018 il Gip, accogliendo l'istanza dei legali della famiglia Alpi, aveva disposto ulteriori accertamenti sul caso da compiere entro 180 giorni.
Accertamenti dai quali, a detta del pm, non sono emersi elementi tali a proseguire le indagini. "Abbiamo avuto modo di esporre le nostre solide argomentazioni per cui chiediamo con forza di continuare le indagini per individuare gli esecutori e i mandanti dell'omicidio di Ilaria e Miran e la responsabilità di chi ha depistato le indagini. Ai giudici abbiamo consegnato l'accorata istanza di giustizia e verità dell'intera comunità dei giornalisti italiani", ha affermato Giulio Vasaturo, legale della Fnsi, Ordine dei giornalisti ed Usigrai, costituiti parte civile nel procedimento. Ieri pomeriggio, in un lungo post su Facebook, Carlo Palermo, legale della famiglia Alpi, aveva scritto ricordando proprio l'assenza di verità sul caso.
"Non solo giudici e uomini delle istituzioni sono rimasti vittime del terrorismo, della mafia, dell’affarismo internazionale che ha trattato di tutto, dalla droga alle armi, ai rifiuti tossici e nucleari - ha scritto l'ex magistrato, sopravvissuto all'attentato di Pizzolungo - Ilaria Alpi, nacque a Roma il 24 maggio 1961. Venne uccisa a Mogadiscio il 20 marzo del 1994, all’età di nemmeno 33 anni, colpevole di essere stata una giornalista e fotoreporter italiana del TG3, e di essersi trovata a lavorare a Mogadiscio insieme al suo cineoperatore Miran Hrovatin semplicemente per raccontare le verità che stava da anni cercando di ricostruire. Vennero entrambi massacrati e fino ad oggi l’unica verità che risulta accertata - come in altri processi di terrorismo, di eversione, di mafia - è che l’unico responsabile che venne indagato, accusato e condannato su iniziativa e propulsione della Procura della Repubblica di Roma, era innocente e che ciò fu il risultato di un grosso e quasi assurdo depistaggio funzionale ad addossare su un innocente responsabilità di altri ancora non accertate". E poi ancora ha aggiunto: "Su questa incontrovertibile verità - che è andata ad aggiungersi ai misteri delle uccisioni - sta per calare il sipario dopo l’ultima richiesta di archiviazione, che attonite parti offese cercano di contrastare, senza parità nei mezzi di accertamento disponibili dalla Autorità Giudiziaria (dalle cui investigazioni provenne quel depistaggio accertato solo recentemente dalla magistratura di Perugia)". "L’ultima opposizione alla richiesta di archiviazione verrà discussa domani, 20 settembre - ha concluso il legale - in assenza questa volta anche del caloroso ricordo della madre di Ilaria, Luciana, dolorosamente scomparsa dopo la discussione della precedente fase processuale. Può essere la storia ricordata attraverso la citazione delle iniziative poste in essere da una Procura di Roma per imputare innocenti? Per chiedere archiviazioni? Per eccepire prescrizioni di reati cagionate dai propri errori? Parrebbe di si. Mentre la verità sembra quasi più non interessi ad alcuno, pochi cercano di opporsi a quello che appare l’ineluttabile destino anche su questo episodio".