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di AMDuemila
Audizione del procuratore aggiunto d’Agrigento alle commissioni riunite Affari costituzionali e Giustizia della Camera

I porti libici sono da considerarsi “non sicuri, in tal senso l'attività della mia Procura sta raccogliendo e ha raccolto indicazioni da parte dell'Unhcr e di altri organismi nazionali e internazionali. La zona della Sar non appare efficacemente presidiata dalla Guardia costiera libica e il mio ufficio sta svolgendo indagini, allo stato coperte da segreto investigativo, perché sembrerebbe che la zona Sar libica funziona soltanto in relazione agli accordi bilaterali Italia-Libia e all'apporto che l'Italia dà a questa zona". Sono queste le parole del procuratore aggiunto di Agrigento, Luigi Patronaggio, in audizione nella commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera dei deputati, parlando della sicurezza dei porti libici. Patronaggio ha spiegato che il "pericolo maggiore" per la sicurezza dell'Italia non sono "i gommoni che arrivano dalla Libia" ma "gli sbarchi fantasma", vale a dire quelle imbarcazioni che riescono a raggiungere le coste italiane senza essere intercettate in mare. Quindi la pericolosità è data "sia dalla composizione etnica" di chi segue questa strada per raggiungere l'Europa sia perché a bordo spesso ci sono "soggetti che hanno problemi giudiziari e che, astrattamente, potrebbero essere collegati" a gruppi terroristici o all'Isis. "Chi va sui gommoni fantasma, che generalmente arrivano dalla Tunisia - ha detto ancora Patronaggio - è evidente che vuole sottrarsi ai controlli, anche perché va tenuto conto che tra la Sicilia e Tunisi c'è un traghetto due volte a settimana".

Sbarchi calati
Il procuratore d'Agrigento proseguendo il suo intervento ha parlato della situazione che la procura si è trovata a fronteggiare in questi anni. “Il mio in questi anni è stato un vero e proprio ufficio di frontiera, un bastione per l'affermazione della legalità in terra di confine, soprattutto con riferimento a Lampedusa che rappresenta nel bene o nel male la porta dell'Europa, la nostra carta d'identità culturale”. E poi ha illustrato i numeri della Questura d’Agrigento e dell’Ufficio statistico della Procura: "Per quanto riguarda il distretto di Agrigento noi abbiamo avuto nel 2017 231 sbarchi con 11.159 immigrati, nel 2018 il dato è calato con 218 sbarchi e 3.900 immigrati mentre nel primo semestre 2019 abbiamo soltanto 49 sbarchi e 1084 immigrati". "Di tali sbarchi quelli riferibili alle azioni di salvataggio delle Ong - ha continuato Patronaggio - sono una porzione assolutamente minore e per quanto riguarda l'anno 2019 addirittura statisticamente insignificanti. Si pensi solo che mentre si agitava il caso Sea Watch 3 con 53 persone salvate a largo delle coste libiche negli stessi giorni arrivavano in silenzio senza particolare risalto oltre 200 immigrati con vari mezzi, barchini su Lampedusa e sulla costa agrigentina, salvataggi congiunti effettuati dalla Guardia di Finanza o dalla Guardia Costiera".

Il decreto sicurezza bis
Parlando del decreto sicurezza bis, il magistrato ha detto che “ci sono delle criticità nell'introduzione dell'illecito amministrativo dell'articolo 2 del dl Sicurezza, appare chiaro che è stato introdotto per fronteggiare le attività di soccorso delle ong. Prima dell'introduzione di questa norma le attività delle ong e il recupero degli immigrati erano del tutto lecite, in linea con le convenzione internazionali e il diritto del mare". Per Patronaggio “le finalità del dl sicurezza bis sono assolutamente condivisibili per quanto riguarda il contrasto al traffico di esseri umani, come nel caso delle intercettazioni preventive e il potenziamento delle operazioni sotto copertura”, ma non vi erano "le condizioni di straordinaria necessità e urgenza”. Le attività delle ong “secondo la giurisprudenza di merito formatasi davanti ai tribunali di Trapani, Catania, Agrigento e Siracusa, - ha detto il pm - ha messo in risalto ai fini penali che l'attività delle ong può considerarsi illecita ove si provi, e ciò per quanto mi riguarda non è stato fino al momento provato, che vi sia un preventivo accordo tra i trafficanti di esseri umani e le ong”. "Tale accordo preventivo - ha aggiunto - non deve per altro essere limitato ad un semplice contatto. Per banalizzare, una telefonata del tipo 'vi è una imbarcazione in pericolo, intervenite'. Ma deve essere un contatto rafforzato, che abbia un contenuto particolare del tipo 'li stiamo facendo partire avvicinatevi e prelevateli'. Si pensi poi che un barcone che porta in mare un numero esorbitante di passeggeri senza dotazioni minime di sicurezza, senza acqua e cibo sufficiente, è stato sempre costantemente considerato evento Sar dalla Guardia costiera".

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