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Si tratta di Monica Laera che l’anno scorso aggredì l’inviata della Rai Maria Grazia Mazzola

Monica Laera, moglie del capo clan degli Strisciuglio del rione Libertà di Bari, Lorenzo Caldarola, in carcere per associazione mafiosa, ha fatto da “madrina” alla prima comunione del figlio di soli nove anni di un boss detenuto a cui è stato negato il permesso di partecipare. Il festeggiato è stato portato alla cerimonia con una Ferrari rossa e poi con tanto di fuochi d’artificio finali, come si è visto a Roma il 21 agosto 2015 con i funerali del boss Vittorio Casamonica provvisti di carrozza, elicottero e musica del film “Il Padrino”. È successo domenica nel quartiere popolare Libertà di Bari. Per il viceparroco del Redentore di Bari, don Roberto Tifi, Monica Laera poteva benissimo firmare la “dichiarazione di idoneità” al ruolo “di esempio e di guida” per il bambino. Uniche condizioni: “Appartenere alla Chiesa cattolica e accettare le verità di Fede in essa insegnate; non essere convivente, né divorziata risposata, né sposata solo civilmente”. Invece non erano uno ostacolo l’appartenenza a una famiglia di mafia e inoltre avere una condanna definitiva per mafia. Il parroco don Antonio D’Angelo ha subito preso le distanze: “Mai viste cose simili che detesto e non approvo affatto. Non hanno nulla a che vedere con i sacramenti”.
La moglie del boss del quartiere Libertà, non è la prima volta che viene alla ribalta delle cronache nazionali: era il febbraio 2018 quando aggredì la giornalista del Tg1 Maria Grazia Mazzola, colpita con un pugno e minacciata di morte per le sue domande su uno dei due figli dei coniuigi Caldarola, il diciannovenne Ivan, che aveva precedenti per rapina e a gennaio è stato arrestato per estorsione. “Le chiesi se era a conoscenza dello stupro di una bambina di dodici anni per cui suo figlio è a processo” ha ricordato la giornalista aggredita, davanti casa Caldarola, da Monica Laera che rispose con un pugno sferrato sul volto della Mazzola. L’ospedale diede alla giornalista della Rai dieci giorni di prognosi che poi “in realtà non sono riuscita a stare in piedi per almeno quaranta giorni”. Papa Francesco nel 2014 disse che i mafiosi sono scomunicati. E proprio don Francesco Preite, direttore del centro giovanile di quella stessa parrocchia, da anni è impegnato in un lavoro importantissimo con i ragazzi del quartiere Libertà” ha ricordato Maria Grazia Mazzola, che poi in un post su Facebook ha scritto: “Una mafiosa condannata in Cassazione Monica Laera modello educativo benedetto in chiesa come madrina di un bambino di otto anni - ha concluso - Scandalo! Laera sarà a rinvio di giudizio il 16 maggio per avermi aggredita con metodo mafioso minacciata di morte provocandomi lesioni”.

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