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di AMDuemila
Nella tranche romana dell'inchiesta è coinvolto il sottosegretario Siri

12 anni di carcere. E’ questa la condanna chiesta dalla procura antimafia di Palermo, dai pubblici ministeri Gianluca De Leo e Giacomo Brandini, per l’imprenditore Vito Nicastri, il “re dell’eolico”, coinvolto nell’inchiesta per corruzione che vede indagato anche il sottosegretario Armando Siri. L’imprenditore è accusato di concorso in associazione mafiosa e intestazione fittizia di beni. Il processo in cui è imputato è denominato “Pionica”, che prende il nome da una contrada di Santa Ninfa dove c’era un’azienda di 60 ettari appartenuta ai Salvo di Salemi comprata a un’asta giudiziaria e poi rivenduta a prezzo maggiorato.
L’imprenditore, secondo i pm, sarebbe vicino al boss Matteo Messina Denaro a cui avrebbe finanziato la latitanza. All'imprenditore vennero concessi i domiciliari, ma da casa "il re dell'eolico" avrebbe continuato a delinquere e avrebbe fatto affari violando i divieti di comunicazione imposti dal giudice. La circostanza è venuta alla luce nell’ambito dell’indagine sulle mazzette alla Regione, nello stesso momento aperta dalla Procura, che coinvolge anche Paolo Arata e alcuni dirigenti regionali. Questo ha spinto i magistrati a chiedere per l'imprenditore il ripristino della custodia cautelare in carcere. Mentre i pm continuavano a indagare sulle tangenti che sarebbero state pagate per sbloccare procedimenti amministrativi legati alle energie rinnovabili, proseguiva il processo in abbreviato per concorso in associazione mafiosa e intestazione fittizia in cui Nicastri è stato imputato dopo l'arresto dell'anno scorso.
Insieme all’imprenditore sono finiti davanti al gup il fratello Roberto, anche lui accusato di concorso in associazione mafiosa, per cui sono stati invocati 10 anni di reclusione. Imputati anche Melchiorre Leone e Girolamo Scannariato, per cui sono stati chiesti 12 anni e Giuseppe Bellitti, per cui è stata sollecitata la condanna a 10 anni. Sono tutti accusati di associazione mafiosa.

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