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di AMDuemila
Per i pm avrebbe intascato una mazzetta d 30mila euro da Arata, legato al "re dell'eolico" Nicastri

L'inchiesta sulla mazzetta da 30mila euro che sarebbe stata "data o promessa" al sottosegretario Armando Siri, a sua volta indagato per corruzione, non è solo una vicenda giudiziaria ma un caso politico a tutti gli effetti. Negli ultimi giorni il Movimento Cinque Stelle chiede le dimissioni del sottosegretario anche perché l'accusa di aver asservito le pubblica funzioni di membro del governo e del Parlamento per far approvare, in cambio del denaro, una norma legata alla costruzione di impianti eolici è ancor più grave se si considera che, secondo la procura di Roma, a corrompere Siri sarebbe stato il professore e imprenditore genovese Paolo Arata, un ex deputato di Forza Italia ora molto vicino alla Lega, con interessi nel settore dell’energia eolica e dei rifiuti, ritenuto a sua volta socio occulto del "re dell'eolico" Vito Nicastri, un soggetto legato al superlatitante di Castelvetrano, Matteo Messina Denaro.
Nei giornali sono stati riportati i contenuti delle intercettazioni in cui Arata parlerebbe in maniera esplicita di "30mila euro" proprio in relazione alla norma sugli incentivi. In una di queste, registrata nell'estate 2018, Arata avrebbe detto al figlio che "questo affare mi è costato 30mila euro"; in un'altra, anche se contesto sarebbe meno chiaro, Arata direbbe invece che "mi ci sono voluti 30 mila euro". In realtà la Procura di Roma non ha ancora depoistato la conversazione intercettata in cui Arata parla dei soldi. Ma questo non significa che l'intercettazione non esiste. Plausibile che il contenuto sia stato riferito ai colleghi, anche se in maniera approssimativa. Resta la certezza del capo di imputazione formulato contro Siri dai magistrati romani: "Siri, proponendo emendamenti contenenti disposizioni in materia di incentivi per il cosiddetto mini eolico, riceveva indebitamente la promessa e/o la dazione di 30mila euro da parte di Arata”.
Per quanto riguarda il filone siciliano delle indagini Arata ed il figlio sono indagati per corruzione e intestazione fittizia aggravata dall'avere agevolato la mafia. E gli inquirenti hanno registrato il metodo con cui Nicastri, nonostante fosse ai domiciliari, entrava in contatto con loro, infilando la carte dei progetti che gli interessavano in un paniere, uno di quei contenitori con cui si passa la spesa, che calava dal balcone.
Non solo. Dava anche disposizioni dalla finestra o attraverso il figlio.
Nicastri ora è tornato in cella. I pm di Palermo che coordinano l'inchiesta sono risaliti a tutte la partecipazione societarie di Arata nel business dell'imprenditore in odore di mafia.
I due erano soci nella 'Solcara' srl e nella 'Etnea srl', titolari di 16 impianti per la produzione di energia da fonte eolica nella provincia di Trapani, e in 'Solgesta srl', una società partecipata interamente dalla Solcara che sta sviluppando in provincia di Trapani e Siracusa due progetti per la realizzazione di impianti di energia elettrica e bio gas utilizzando rifiuti organici. Arata, dicono i pm, era a conoscenza dell'indagine a carico di Nicastri e nonostante quest'ultimo fosse ai domiciliari, continuava a parlarci.
Contemporaneamente, intercettando il faccendiere, avrebbero scoperto che questi avrebbe consegnato la tangente di 30mila euro al sottosegretario alle Infrastrutture leghista Siri per caldeggiare un emendamento al Def che avrebbe favorito Nicastri. Emendamento poi non ammesso. Per competenza, però, questo filone d'indagine è stato trasmesso a Roma. Nel troncone siciliano dell'inchiesta sono coinvolti anche alcuni dirigenti regionali e uno comunale che sarebbero stati corrotti per agevolare le autorizzazioni al duo Nicastri-Arata per i progetti relativi al bio-metano e all'eolico.

Dopo Pasqua gli interrogatori
I magistrati della Procura di Roma hanno già ascoltato come testimoni il sottosegretario allo Sviluppo economico del M5s, Davide Crippa, il capo di gabinetto del Mise, Vito Cozzoli, e la sua vice, Elena Lorenzini, i quali avrebbero confermato ai pm le pressioni di Siri sugli uffici del ministero dello Sviluppo Economico affinché fosse inserito un emendamento sull'eolico.
Dopo Pasqua potrebbe essere la volta di Siri ed Arata che avranno l'occasione di difendersi davanti ai magistrati, come entrambi hanno richiesto.
Intanto l'avvocato Gaetano Scalise, difensore di Arata, ha presentato istanza al tribunale del Riesame.
I pm vogliono ricostruire i rapporti che Paolo Arata ha avuto con la politica anche perché l'ipotesi di contatti tra l'imprenditore e altri pezzi delle istituzioni è indicata nello stesso decreto di perquisizione che nei giorni scorsi sono state eseguite nelle abitazioni dell'imprenditore e nelle sedi delle società a lui riconducibili.
Sotto sequestro sono finiti conti correnti, documenti, le chat sui programmi di messaggistica, i computer e i server delle mail. Secondo il procuratore aggiunto Paolo Ielo ed il sostituto Mario Palazzi, tra Arata e Siri vi è uno "stabile accordo" dove il sottosegretario sarebbe "costantemente impegnato, attraverso la sua azione diretta nella qualità di alto rappresentante del governo ed ascoltato membro della maggioranza parlamentare, nel promuovere provvedimenti regolamentari o legislativi che contengano norme ad hoc tese a favorire gli interessi economici dell'Arata, ampliando a suo favore gli incentivi per l'energia elettrica da fonte rinnovabile a cui non ha diritto".

Foto © Imagoeconomica

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