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di AMDuemila
Alla polizia venne lasciata carta bianca… sciolti i freni inibitori

E’ passato quasi un ventennio da quella notte di sangue che segnò per sempre la storia di Genova e d’Italia. Oggi, la Corte dei Conti ha condannato i 27 poliziotti, responsabili delle violenze perpetrate presso l’istituto scolastico Diaz, a risarcire lo Stato per i soldi spesi in avvocati e risarcimenti alle vittime dei pestaggi, soldi anticipati dal Ministero degli Interni e della Giustizia. Un danno erariale che i giudici hanno stabilito pari a due milioni e 800 mila euro per danni materiali. La sentenza della Corte dei Conti è rivolta sia ai poliziotti che redassero e firmarono il falso verbale in cui si certificava che nella scuola Diaz c’erano molotov in realtà introdotte dagli agenti, sia agli autori del pestaggio. La lista di coloro che dovranno risarcire le spese legali dei tre gradi di processo penale è lunga e include anche alti funzionari, dirigenti delle forze dell’ordine con ruoli nei servizi segreti e ancora in servizio come Francesco Gratteri, Giovanni Luperi e Vincenzo Canterini. Qualcuno di questi agenti ha ricevuto nel tempo promozioni di grado nonostante gli avvisi di garanzia e le prime condanne a loro carico. Come Gilberto Caldarozzi, uno dei condannati, nominato nel 2017 dall’ex Ministro degli Interni Marco Minniti, Vice direttore tecnico operativo della Direzione Investigativa Antimafia. Insieme a lui spicca anche il nome di Pietro Troiani, il vicequestore passato alla storia come l’uomo delle false molotov, il quale il 21 dicembre 2017 è stato nominato dirigente del Coa, il Centro operativo autostrade di Roma e del Lazio: il più grande d’Italia. Nel rimarcare le varie responsabilità, la magistratura contabile ha descritto l’intervento della polizia come "un raid militare", dettato "dal sonno della ragione". I giudici hanno anche spiegato che i protagonisti hanno a lungo avuto "coscienza dell’impunità per le coperture dei vertici". Per quella "spedizione punitiva" avvenuta nel luglio del 2001, in occasione del G8, l’Italia era stata condannata in passato dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. Ma le polemiche sugli agenti responsabili, direttamente e indirettamente, di quello che Amnesty International ha definito come “macelleria messicana”, sono continuate fino ad oggi.
Esemplare ad esempio, come ha ricordato La Repubblica, è stato il rifiuto di massa (se si eccettuata il vicequestore Massimiliano Fournier) di deporre nelle aule dei processi o Il rifiuto di manifestare un minimo pentimento che valse ad alcuni dei condannati la negazione dell’affidamento ai servizi sociali. Un atteggiamento ostruzionistico proseguito anche nel giudizio davanti alla Corte dei Conti con situazioni a dir poco imbarazzanti. Infine, si apprende che un’ulteriore condanna da cinque milioni di euro per il danno d’immagine dovrà essere valutata in data 22 maggio dalla Corte Costituzionale poiché un controverso codicillo del 2009 consente di contestare il danno erariale solo per reati contro la pubblica amministrazione e non per imputazioni come il falso o le lesioni gravi.

In foto: una scena del film "Diaz - Don't Clean Up This Blood" del 2012

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