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saguto silvana c imagoeconomicaLa prossima settimana il contro esame
di AMDuemila
E' una vera e propria udienza fiume quella che ieri si è tenuta all'aula bunker di Caltanissetta per il processo che vede tra gli imputati Silvana Saguto (in foto), l'ex Presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo. A salire sul pretorio per quasi cinque ore è stata proprio la Saguto, accusata di essere la regista di un sistema che aveva gestito in maniera oscura i beni confiscati alla mafia. Un esame, il suo, che era stato chiesto proprio dalla sua difesa. E l'ex giudice ha giocato all'attacco presentandosi con un'agendina blu. "L'altra sera ho ritrovato - ha detto rispondendo alle domande dal suo avvocato, Ninni Reina - l'agenda in cui mettevo i biglietti che ricevevo ogni giorno. Mi venivano segnalati gli amministratori giudiziari da nominare. Anche da parte di colleghi magistrati e da avvocati. Intendiamoci, è giusto che facessero segnalazioni perché mi fidavo di quelle persone, e io cercavo validi amministratori giudiziari a cui affidare la gestione dei beni. Io chiedevo solo che fossero persone qualificate, di fiducia, soprattutto persone che provenivano dal Dems, il corso voluto dai professori universitari Fiandaca e Visconti. In quasi tutti i biglietti ho scritto chi mi ha fatto la segnalazione. Consegnerò l'agenda al Tribunale".
Un vero e proprio colpo di scena che potrebbe scatenare un nuovo terremoto.
Ovviamente Silvana Saguto ha respinto tutte le accuse a lei rivolte ed anzi ha sostenuto di essere "vittima di un processo mediatico".
Alla Corte ha raccontato la propria storia in magistratura, partendo da lontano e citando quelli che ha definito come "i suoi maestri": "La mia carriera in magistratura nasce nel 1981. Ho avuto maestri come Rocco Chinnici, Paolo Borsellino e Giovanni Falcone. Sono stata destinata a Trapani e mi sono occupata fin da subito di misure di prevenzione. Eravamo in piena guerra di mafia ed era il momento in cui si era capito che l'aggressione ai patrimoni era un'arma nella lotta alla mafia".
Quindi ha spiegato anche di essersi occupata del Maxiprocesso quater e del processo sull’omicidio di Piersanti Mattarella. "Dopo la strage di Capaci - ha sostenuto - la mia vita è cambiata: mi hanno dato la scorta, la mafia voleva farmi saltare in aria". E "per ridurre i rischi e non farmi uccidere" sempre la scorta avrebbe svolto nel tempo anche incarichi non previsti come andare in lavanderia o in farmacia.
La Saguto ha rivendicato il suo contrasto alla mafia ("Ho bloccato la riorganizzazione della commissione provinciale di Cosa nostra con l’ordinanza Perseo, che nel 1998 fermò 98 capimafia") e la sua nomina alla sezione Misure di prevenzione di Palermo che "fu votata all'unanimità dal Csm", senza "appoggi politici o di corrente".
"Anche l'allora Commissione nazionale antimafia - ha aggiunto - ha riconosciuto il mio lavoro. Da quando sono tornata alla sezione Misure di prevenzione al Tribunale di Palermo c'è stato un aumento del 400 per cento delle misure. Non lo dico io, ma il ministero: noi amministravamo il 45 per cento delle misure di prevenzione di tutta Italia".
Per quanto concerne gli incarichi ricevuti dal marito ha sostenuto di non "sapere nulla" in quanto "lavorava in altri Tribunali, era nominato da altri giudici". Al massimo può avere sollecitato dei pagamenti che erano in ritardo. E poi ha segnalato che nel settore dei beni sequestrati "lavoravano anche familiari di miei colleghi", come "il marito di un giudice" che "ha più incarichi".
Poi ha detto di non aver "mai avuto soldi dall'avvocato Gaetano Cappello Seminare, scelto perché, al di là delle sue doti, nel suo studio aveva figure professionali come ingegneri, contabili, architetti e agronomi". Ricordando quanto avvenne il 30 giugno 2015 ha detto che "intorno alle 22, è salito a casa mia, ma soltanto per farmi firmare delle carte perché c'era un'urgenza legata al nostro lavoro. E' stato rimarcato il fatto che era venuto con un trolley, ma francamente per 20mila euro non serve un trolley...". Anche Seminara è tra gli imputati al processo. L'ex giudice ha ricordato come fosse in grado di "gestire diversi tipi di situazioni, come nel caso di un'impresa che impiegava 430 portuali, comprese persone che avevano familiari vicini a famiglie mafiose. Cappellano certamente non si azzuffava con i portuali, ma nemmeno li faceva comandare. Era anche bravo a trovare le commesse - ha aggiunto - perché se le navi non attraccavano a Palermo questi non lavoravano. C'erano anche i sindacalisti con cui parlare, che arrivavano sempre dopo che i mafiosi uscivano dalle aziende, mai prima". "Posso dire - ha proseguito Silvana Saguto - che con Cappellano Seminara non sono mai andata a cena. Siamo anche diventati amici e mi sfogavo con lui, ma sempre in ufficio. Non era solito farmi dei regali, come ad esempio il cancelliere che per la festa della donna ci faceva trovare i fiori. Una volta sono andata a una festa per il suo compleanno e un regalo l'ho fatto io, ma lui non è mai venuto a mie feste di compleanno perché lo festeggiavo il 24 luglio, quindi fuori dai periodi lavorativi. L'unico che ho festeggiato seriamente - ha ricordato - era quello dei 60 anni e non c'era Cappellano".
Ugualmente, a suo dire, non avrebbe avuto rapporti col titolare dei supermercati Sgroi dove pagava la spesa non giornalmente, ma poi a saldo al quale, quando era Gip, "avevo fatto sequestrare 400mila euro". "La verità - ha concluso - è che io ho dato la vita per la magistratura, sapendo di rischiare, e non avendo la minima paura di perderla. L'ho messo in conto". E sul punto cita alcune intercettazioni di Massimo Ciancimino al processo Barancato. In quel processo, ha ricordato "Sono stati condannati, qui sono stata denunciata io. Non pensavo di dovermi difendere davanti a un collegio, ma non ho voluto parlare con altri se non di fronte a un Tribunale". Poi ha attaccato anche il direttore di Telejato, Pino Maniaci, che il "sistema Saguto" ha denunciato da sempre. Lei conosceva addirittura in anteprima l'esistenza di indagini contro lo stesso Maniaci. Ma non ha parlato di questo nel corso dell'udienza. "Maniaci? E' una persona di cui non avevo considerazione - ha detto rispondendo a domande del suo difensore, l'avvocato Ninni Reina - era uno che andava alla ricerca di piccoli scandali, ma forse fu sottovalutato il potere mediatico che hanno questi soggetti. Sono andati appresso alle sue farneticazioni".
Il contro esame dei pm Maurizio Bonaccorso e Claudia Pasciuti è iniziato rileggendo alcune intercettazioni. E così la sicurezza ostentata in precedenza si è tramutata in diversi "non so" e "non ricordo". Il proseguo del contro esame dei pm ci sarà il prossimo 27 febbraio.

Foto © Imagoeconomica

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