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automobile c imagoeconomicadi AMDuemila
Zuccaro sulle città dell’hinterland catanese: “Queste città non sono ancora libera dal fenomeno”

Si è svolta ieri l’operazione “Città blindata” condotta dai carabinieri del comando provinciale di Catania e della Polizia di Stato che hanno eseguito sedici arresti - dieci erano già in carcere - nei confronti di un gruppo mafioso accusato di gestire un traffico di droga nel Paese. Con l’operazione, la procura avrebbe disarticolato la cosca storicamente denominata Tomasello-Mazzaglia-Toscano e oggi diretta da due 'famiglie', Amoroso e Monforte, e legata al clan Santapaola-Ercolano ai vertici di Cosa nostra. Tra gli arrestati spicca il nome dell’ex sindaco di Biancavilla, Marcello Merlo, di 59 anni, che è stato in carica, in quota area del centrosinistra, dal 1993 al maggio 1994. Contro di lui la procura procede per associazione mafiosa in quanto è ritenuto, insieme a suo fratello Massimo, 47 anni, ai vertici del gruppo ‘Merlo’ che, secondo le indagini, dal 2016 sarebbe confluito nella cosca Tomasello-Mazzaglia-Toscano. Massimo Merlo, fratello dell'ex sindaco, è stato arrestato il 2 dicembre del 2016, dalla Squadra Mobile e da agenti del commissariato di Adrano nell'ambito delle indagini sull'omicidio di Maurizio Maccarrone, 43 anni, assassinato il 4 novembre del 2014 davanti casa sua, ad Adrano. Secondo l'accusa sarebbe il mandante del delitto passionale: la vittima aveva avuto un relazione con l'ex fidanzata di Massimo Merlo.
I provvedimenti restrittivi sono l'esito di tre distinte attività investigative in seguito ad una escalation di violenza a Biancavilla, dove il clan voleva imporre il suo predominio territoriale.
Per sgominare il suddetto gruppo criminale, gli investigatori si sono avvalsi delle intercettazioni compiute a bordo dell’auto acquistata da uno degli indagati - da qui il nome dell'operazione, chiamata 'Città blindata' - e delle dichiarazioni di sei collaboratori di giustizia.
Le indagini, che hanno preso avvio dopo gli omicidi di Agatino Bivona, ucciso il 13 gennaio 2014, e di Nicola Gioco, freddato due giorni dopo, hanno fatto emergere i contatti tra Giuseppe Amoroso, che era stato posto agli arresti domiciliari, ed alcuni suoi fedelissimi per consolidare gli assetti della nuova formazione criminale e pianificare strategie per sancire il definitivo predominio del suo gruppo.
I militari hanno accertato anche che gli si era affiancato il fratello Giuseppe, dopo che era stato anch'egli posto ai domiciliari. Gli investigatori sono riusciti a fermare in tempo il 6 ottobre del 2014 un gruppo di fuoco di appartenenti alla famiglia Maglia che aveva deciso di uccidere Vito Amoroso.
Nel corso delle indagini, il 23 aprile 2015, sono stati sequestrati 100 grammi di cocaina, numerose munizioni di fucile calibro 12 e di pistola calibro 7.65. Dopo un tentativo di omicidio nei confronti del fratello Giuseppe, il 10 gennaio 2016, gli investigatori sono riusciti a sequestrare un vero e proprio arsenale che era stato nascosto nelle campagne del paese.
Inoltre, l’inchiesta ha fatto luce sull'attività estorsiva iniziata dagli indagati nel 2012. Giuseppe Amoroso e Gregorio Gangi furono arrestati il 19 settembre del 2016 per estorsione aggravata dal metodo mafioso ai danni del titolare del Bar "Le carillon".
"Si tratta di sforzi che servono a dare una percezione ai cittadini che vivono a Adrano, Paternò e Biancavilla. Il fatto che vi siano state delle attività in cui abbiamo potuto contare, anche se solo in parte, sulle denunce da parte di cittadini dimostra che vi e una crescente fiducia. Ma noi, che siamo abituati ad avere il polso della situazione, ci rendiamo conto che ancora le città non sono libere da questo fenomeno" ha detto il procuratore capo di Catania Carmelo Zuccaro, commentando l’operazione svolta dai carabinieri e polizia. "Queste città ne sono ancora fortemente condizionate - ha proseguito Zuccaro - ma questo ci stimola ad andare avanti perché ci rendiamo conto che il nostro lavoro, i risultati li consegue. Ovviamente non possiamo cantare vittoria perché ancora dobbiamo fare molto, ma questa e una consapevolezza che nella nostra procura e nelle forze di polizia è ben chiara". Il procuratore capo di Catania si è poi rivolto agli abitanti di Adrano, Paternò e Biancavilla: “Lo Stato non si dimentica di voi. Gli investigatori sono assolutamente attivi e pronti ad intervenire quando ovviamente vi è da parte loro la possibilità di fornirci delle prove che possono essere immediatamente spese”.

Fonte: Ansa

Foto © Imagoeconomica

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