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cucchi stefano anniversariodi AMDuemila
“Le annotazioni sulle condizioni di salute di Cucchi furono modificate. Il 30 ottobre 2009 il maggiore Soligo mi contattò dicendo che le annotazioni redatte dai carabinieri Colicchio e Di Sano (autori delle annotazioni) non andavano bene perché il contenuto era ridondante, erano estremamente particolareggiate e, nelle stesse, si esprimevano valutazioni medico-legali che non competevano loro”. Sono queste le parole di Massimiliano Colombo Labriola, comandante della stazione di Tor Sapienza, sentito ieri al processo bis sui falsi verbali e sui depistaggi del caso Cucchi che vede imputati cinque carabinieri, tre dei quali per omicidio preterintenzionale per la morte del geometra romano, arrestato per droga nell'ottobre 2009 e poi deceduto una settimana dopo in ospedale. Sul banco dei testimoni sono saliti i primi rappresentanti dell'Arma che sono parte dell'attività integrativa d'indagine per depistaggio, poi confluita in quella che è stata definita 'inchiesta Cucchi ter'.
Il luogotenente Massimiliano Colombo Labriola, uno dei nuovi indagati, ha ricostruito tutto cronologicamente. "Non ho mai visto Cucchi - ha detto rispondendo alle domande del pm Musarò - Solo la mattina del 16 ottobre ho appreso che nella notte era stato portato nelle nostre camere di sicurezza un detenuto, e che non si era sentito bene, tanto che era stato chiamato il 118". Poi il silenzio, fino a dieci giorni dopo, quando seppe che Cucchi era morto, che era stata aperta un'inchiesta e che i militari in servizio quella notte avrebbero dovuto fare un'annotazione di servizio per indicare il loro ruolo.
Ed è in questo contesto che si inserisce la "modifica" delle annotazioni. Durante la visita del comandante nella Compagnia "mi disse che le annotazioni redatte dai carabinieri Colicchio e Di Sano non andavano bene perché il contenuto era ridondante, erano estremamente particolareggiate e nelle stesse si esprimevano valutazioni medico-legali che non competevano a loro". Di lì, i nuovi file, poi ritornati indietro con il testo cambiato e la scritta "meglio così". Il carabiniere Gianluca Colicchio, sentito ieri per la seconda volta, ha confermato che delle due annotazioni di servizio "di una riconosco la firma, il contenuto della seconda non lo riconosco. In particolare disconosco il passaggio in cui c'è scritto che Cucchi 'dichiarava di soffrire di epilessia, manifestando uno stato di malessere verosimilmente attribuito al suo stato di tossicodipendenza e lamentandosi del freddo e della scomodità della branda di acciaio'. Disconosco anche il passaggio in cui c'è scritto che Cucchi rifiutava il ricovero 'riferendo di sentirsi bene e non averne bisogno'". Successivamente si è parlato di una riunione, con anche gli allora capi della provincia e del gruppo di Roma dell'Arma. "Come modalità - ha detto il luogotenente Colombo Labriola - sembrava una riunione degli 'alcolisti anonimi': ognuno a turno si alzava e spiegava il ruolo avuto; ma di quella riunione non c'è nulla di scritto".
Ultimo teste sentito in aula è stato il maresciallo Ciro Grimaldi, all'epoca in servizio alla Stazione Tor Sapienza. Lui di Cucchi non sa nulla; solo un episodio: "In occasione della visita del comandante in Stazione - ha detto - Colicchio era arrabbiatissimo e, andandosene, mi disse 'mi volevano fare cambiare l'annotazione, ma li ho mandati affan...'. Solo nei giorni successivi capii che l'annotazione in questione riguardava il servizio svolto nella notte in cui Cucchi era nella nostra camera di sicurezza". Il processo è stato poi rinviato al prossimo 14 dicembre.

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